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I luoghi della memoria

“Ma quando di un lontano passato non rimane più nulla, dopo la morte delle creature, dopo la distruzione delle cose, soli e più fragili ma più vivaci, più immateriali, più persistenti, più fedeli, l’odore e il sapore permangono ancora a lungo, come anime da ricordare, ad attendere, a sperare, sulla rovina di tutto, a sorreggere senza tremare – loro, goccioline quasi impalpabili – l’immenso edificio del ricordo.”

(Marcel Proust, 1913-1927, vol I, p.58)

Ecco come Marcel Proust ricorda, come sottolinea, dopo avere mangiato la famosa madeleine (un dolce tipico francese), quanto il nostro gusto e olfatto siano sensi sentimentali come nessun altro senso.

Proust, nella sua Recherche diede alla letteratura un significato profondo dello stretto legame tra i sensi e la memoria, materia su cui oggi la neurologia sta indagando scoprendo attraverso esperimenti puramente scientifici la relazione tra questi.  [1]

Una memoria individuale, di un tempo e un luogo, le cui immagini di paesaggi e persone – come noi tutti abbiamo sperimentato – affiorano improvvisamente, scaturite da un profumo, un odore particolare, un sapore inaspettato.

Una reazione in risposta (anche) ad un senso di ricerca identitaria, dove i valori comuni radicati nella storia rappresentano dei perni sicuri su cui fare leva per un senso di appartenenza stabile, fermo nel tempo. (“ i sapori di casa mia, il profumo della mia terra…”)

TEMPO vericale o tempo orizzontale?

Il pensatore-sociologo Zygmunt Bauman parla di una vita liquida [2], intesa come vita precaria, vissuta in condizioni di continua incertezza, dove lo sfrenato consumismo ci ha portato ad un’accelerazione in ascesa, e di conseguenza a privilegiare il tempo piuttosto che la durata di un qualche evento.

Queste due parole TEMPO e DURATA, rispecchiano esattamente, figurativamente, un concetto ORIZZONTALE in opposizione ad uno VERTICALE.

Orizzontale è un tempo che io vedo, vicino, lontano, lo intuisco, ne vedo il tramonto e l’alba, ma lo posso sempre immaginare e programmare.

Verticale è un tempo senza tempo, è una porzione di intervallo che noi, soggettivamente, attribuiamo a seconda di quanto abbiamo percepito in quella frazione di tempo.

Un esempio molto concreto che ci riporta a Proust, è immaginare di vivere 5 minuti immersi in un luogo pieno di immagini, suoni, odori, e sapori a noi completamente nuovi. IL RICORDO e la percezione di quei 5 minuti saranno fissati nella nostra memoria in modo verticale, radicato, in quanto l’evento è stato fissato nella nostra mente.

 

I così detti luoghi della memoria sono oggi più che mai strumenti preziosi per compensare un sempre crescente sradicamento storico della società e il suo conseguente stato d’angoscia circa il futuro; un passato da valorizzare, da riconsiderare attraverso tutti i sensi, per mezzo di una valorizzazione di un momento finito ma non dimenticato,  che forse oggi diventa necessario se non indispensabile. Un freno in risposta all’accelerazione, alla liquidità e fluidità di un tempo non colto.

 L’approccio ad un luogo, ora può fare la differenza. Un turismo culturale che, oltre alla storia di quella porzione di territorio, fa sentire – verticalmente – i suoi sapori, profumi, gusti e suoni attraverso quello che oggi viene denominata tradizione è un valore che soprattutto in Italia lo si trova a distanze molto ravvicinate. Si pensi solo al fortissimo regionalismo che caratterizza e rende molto diverse terre e luoghi ad un raggio di qualche chilometro. L’Italia è un paese giovane, ogni regione è molto fiera della propria storia che si riflette in usi e costumi, dialetti e tradizioni che vanno mantenuti saldi in questo contenitore della “memoria storica”. Sono luoghi unici, invidiati da tutto il resto del mondo, un insieme di diversità estese, belle, ognuna delle quali ti sorprende per la propria unicità.

Sicuramente la globalizzazione, attraverso i media, ha portato queste zone a conoscenza e all’accesso di molti; la differenza però la fa l’individuo, ovvero la sua modalità di vivere questi siti, custodi di una lontana memoria storica. Siamo noi a determinare quanto di questo luogo vogliamo sentire ed apprendere. La durata verticale (profumi, suoni, gusti..) in un tempo orizzontale.

La ricerca però dovrà partire da noi, dalla nostra volontà di fermarci, guardarci dentro e aprire qualche cassetto che possa contenere le sensazioni di uno spazio geografico.

Siamo ora arrivati ad un’epoca in cui i sensi, alcuni, sono sottoposti ad una triste omologazione.

I luoghi della memoria sono e saranno sempre ciò che ci distinguerà in quanto individui, oggi un poco à la recherche.

Elena Croci

Docente di Turismo Culturale presso la facoltà di Economia, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano

 

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[1] Vedi “Proust era un neuroscienziato”, Johnan Lehrer, Codice ed.

[2] Vedi “Vita liquida”, Zigmunt Bauman, Laterza ed.

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