Qualche sera fa in preda alla noia ed al desiderio di “staccare” un po’ il cervello ho sintonizzatola TV, dopo rituale nevrotico zapping, sulla seconda rete Rai dove trasmettevano X Factor, programma incentrato sulla ricerca e valorizzazione di nuovi e sconosciuti talenti musicali ad opera di una qualificata ed esperta commissione, trasposizione italiana di un format made in Usa.
Guardando ed ascoltando la piacevole trasmissione mi è sorto spontaneo -come credo a molti- il paragone con il Festival di Sanremo. Ma che differenza! che vitalità, freschezza e novità rispetto a quella macchina trombona, costosa, noiosa ed estenuante che è il festival.
E’ a quel punto che la deformazione mentale ha preso il sopravvento suggerendomi il dissacrante interrogativo: e sela Biennalefosse come il festival, un noioso “mammozzo” inutilmente ingombrante ed incapace di intercettare “il nuovo” e la vita là fuori?
Esiste qualcosa di simile a X Factor nel serioso e autocentrato mondo dell’arte? La risposta è no: qui tutto è filtrato rigorosamente dai vari sacerdoti e potentati che fanno da tappo al “democratico” universo nato dall’ipercomunicazione dove tutti vogliono e pensano di partecipare a tutto.
Certo che se esistesse un simile marchingegno applicato al rutilante sistema arte non farebbe che accentuare quella deriva di massa già in atto, scavando un ulteriore piano sottostante a quello che già si credeva il fondo; ma, visto l’inarrestabile stato di diffusa putrefazione, potrebbe regalare un poco di vitalità ed energia all’esangue Golem dell’arte. Sicuramente sarebbe più divertente.
Mentre scrivo questi pensierini, vengo a sapere che un’idea analoga l’ha già espressa il guru Saatchi che pare voglia istituire un reality al fine di scoprire talenti. Mi compiaccio con il genio per avere avuto la mia stessa idea… ovviamente sto scherzando ma evidentemente l’etere sparge le spore che vanno ad inseminare la democratica massa di cui, ahimé, faccio parte anch’io.