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“Boris Godunov” La Fura Dels Baus

Il 3 Febbraio 2009, abbiamo deciso di andare a teatro a vedere lo spettacolo “ Boris Godunov”, della mitica compagnia catalana La Fura dels Baus, presso il Palazzo dei Congressi di Lugano. Il 23 Ottobre 2002, molte altre persone come noi, scelsero di trascorrere una piacevole serata -anch’essi a teatro- per assistere  al musical Nord-Ost, a Mosca, presso il Teatro Dubrovka. Piccolo particolare. Nessun spettatore presente al Teatro Dubrovka riuscì a sapere come finì lo spettacolo. 200 di loro non fecero mai più ritorno a casa. Questa è la storia su cui si basa “Boris Godunov” della Fura, l’attacco terroristico avvenuto nel 2002 in Russia da parte di attivisti ceceni, per la liberazione del loro paese. La sera del 3 Febbraio, gli attori della compagnia, hanno riproposto teatralmente il sequestro. Un boato pervade la sala. Uno degli attori, che inscena la parte di uno degli ostaggi, in preda al panico, cerca di descrivere quale fosse lo stato d’animo di quei giorni infiniti, dove il tempo sembrava non passare mai. Sì, perchè i prigionieri vennero tenuti segregati nel teatro per ben tre giorni, senza acqua né cibo, fino a quando la polizia russa non decise di fare irruzione con dei gas velenosi, che furono mortali anche per qualche innocente.
Ha inizio la tragedia “Boris Godunov” di Pushkin, interpretata da attori che a loro volta, inconsapevolmente, finiranno ostaggi anch’essi. All’improvviso degli spari. Il caos. Urla. Disperazione. Dei terroristi coperti in volto da dei passamontagna, armati fino ai denti e con cinture di esplosivo e bombe, fanno irruzione nel teatro. Ci minacciano, ci dicono che nessuno potrà uscire dal teatro fino ad un loro comando. Assistiamo ad un atto di violenza nei nostri confronti davvero inaudito. Degne di nota le donne di questo spettacolo. Le due terroriste -una delle quali si chiama Maria nella finzione, che verrà uccisa alla fine dello spettacolo- e l’altra, la mediatrice (una sorta di Laura Morante del nostro bel paese), unica persona a poter entrare nel teatro per parlare con il capo dei terroristi riguardo la negoziazione con i politici. Nel frattempo, durante i tre giorni da incubo (che per noi saranno soltanto due ore), La Fura continua ad inscenare alcune parti dello spettacolo “Boris Godunov”, interrotto continuamente dalle azioni dei ceceni.   Sempre profondi e mai banali i dialoghi tra gli attori, riguardanti concetti filosofici, di vita e di morte, di giustizia e ingiustizia, di ideali e valori politici. Intenso il racconto di Maria, una delle terroriste, che narra la vera motivazione che l’ha spinta a compiere un gesto così estremo. Le conseguenze della guerra nel suo paese, che le hanno visto portare via marito e figlio, lasciandola sola e abbandonata a se stessa. La vendetta come sua unica nuova famiglia e ragione di vita. Colpo di scena finale durante il quale Maria -non contenta delle decisioni del capo del loro gruppo, pronto a liberare gli ostaggi in cambio di 30 prigionieri ceceni- corre verso la bomba, quella bomba che farebbe saltare tutti in aria -compresa se stessa- se solo premesse quel benedetto/maledetto bottone. Ma ecco entrare in scena l’altra ragazza. Ha una pistola in mano e spara con fermezza alla sua amica, alla sua compagna di avventura, per salvare i terroristi, se stessa, ma soprattutto per salvare degli innocenti. Nello stesso istante fa irruzione la polizia russa. Molti dei sequestratori verranno uccisi durante una lotta all’ultimo sangue. Siamo salvi. Noi. Lo spettacolo non è stato particolarmente interattivo, anche quei tre o quattro finti spettatori presi tra il pubblico erano degli attori. La Fura Dels Baus questa volta ha puntato sulla capacità dei presenti ad immedesimarsi nella parte, cercando di cogliere a livello empatico quello che i veri ostaggi possono anche soltanto avere minimamente provato quei giorni.
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Autore:  David Plana
Regia: Alex Ollè, David Plana
Artisti:
Pedro Gutiérrez
Sara Rosa Losilla
Pep Miras
Juan Olivares
Cesca Piñón
Albert Prat
Oscar Rabadan
Fina Rius
Compagnia: La Fura Dels Baus

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