Crisi del turismo culturale, Roma perde visitatori. La controtendenza del Vaticano
I MUSEI VATICANI NON CONOSCONO CRISI
Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani
Vendite online di biglietti. Apertura di nuovi percorsi museali. Rilevamento della customer satisfaction. Riduzione dei costi. Novità come i cantieri di restauro aperti ai visitatori. E’ la ricetta anti crisi dei Musei Vaticani. Lo scorso gennaio i visitatori sono aumentati e le aspettative sono buone anche per i prossimi mesi. Una controtendenza rispetto all’Italia e a Roma capitale che è diventata, nelle parole del vice sindaco Mario Cutrufo, “il fanalino di coda d’Europa”.
Se il mese di gennaio è cominciato a rilento per il turismo culturale, senza risparmiare la capitale, Firenze e Venezia, il “miracolo Vaticano” fa tirare un sospiro di sollievo. I meriti vanno sicuramente ai suoi tesori, dalla Cappella Sistina alle stanze di Raffaello, passando per la Pinacoteca, per il Museo Gregoriano Etrusco a quello Egizio. Ma non solo. La rivoluzione è arrivata grazie ad un uomo, il direttore dei Musei Antonio Paolucci (Rimini, 1939). Ex politico e storico dell’arte che ricopre la sua carica dal novembre 2007. Un toscano che ha intuito che la strada per risollevare e rilanciare la struttura doveva essere la riorganizzazione generale e il potenziamento del mezzo informatico. La vendita online dei biglietti si è dimostrata uno strumento efficace contro le file. Il sito, che conta migliaia di contatti ogni giorno, è strutturato in modo tale da offrire ai visitatori un’ ampia documentazione su collezioni d’arte che hanno ormai cinque secoli di vita e che sono meta ogni anno di oltre quattro milioni di visitatori. Visite virtuali, aggiornamenti, schede.
L’interfaccia internet dei Musei Vaticani (clicca qui per vederlo)
si è dimostrato un utile, se non fondamentale, strumento di conoscenza e di accesso che ha favorito un trend positivo di turismo culturale che non teme la crisi.
Il nome di Paolucci è anche legato all’apertura di nuovi percorsi museali, al rilevamento dei gusti e della soddisfazione del pubblico. Ad eventi culturali paralleli e ad una decisa riduzione dei costi grazie a un’attenta gestione delle risorse. Soprattutto del personale. Ma lo storico dell’arte è andato oltre al suo perfetto ruolo di manager. Per far capire ai visitatori che un museo non è una mera raccolta di ciò che fu ma una realtà viva, ha deciso di aprire i cantieri di restauro ai visitatori per renderli maggiormente partecipi di un percorso comune: il nostro patrimonio culturale. Consapevole che il futuro è in mano ai giovani e che la principale missione di una struttura museale è quella educativa, ha cercato di avvicinare i giovani. Come scrive Lorenza Salvia su Il Corriere della sera.it, le visite scolastiche sono aumentate in maniera considerevole, in concomitanza con la riduzione delle tariffe: l’ingresso ai musei vaticani, sempre gratuito per tutti le ultime domeniche di ogni mese, i ragazzi pagano solo 4 euro. La tariffa intera è di 14 euro. Anche il settore del merchandising, gestito da un’apposita direzione del Governatorato del Vaticano (UVPR) è in crescita. La UVPR sta infatti firmando una serie di accordi nazionali ed internazionali con altre realtà museali riuscendo così a garantire, allo stesso tempo, crescita economica e posti di lavoro a decine di addetti alla vendita che erano timorosi per il proprio futuro. “Prima di tutto solidarietà, sobrietà ed efficacia”, le parole pronunciate da Benedetto XVI a difesa dei lavoratori, a quanto pare, nei Musei Vaticani vengono rispettate.
Se si esce dalle famosa mura che cingono lo Stato del Vaticano la situazione non è delle più confortanti. L’allarme sul turismo culturale italiano, in particolare di Roma, è stato lanciato direttamente dal vicesindaco della città Mauro Cutrufo. Nonostante il brand della storia e della cultura romana sia “conosciuto in tutto il mondo, purtroppo negli ultimi anni è stato un po’ appannato” ha dichiarato nel corso della consegna del riconoscimento “Nasone d’Oro” al violinista Uto Ughi domenica 1 marzo. Oggi, con 20 milioni di presenze turistiche l’anno Roma, afferma Cutrufo, è il fanalino di coda d’Europa. I motivi? “Non si è mai investito in infrastrutture del turismo come invece hanno fatto le altre grandi capitali, come Londra e Parigi”. Per il vicesindaco capitolino, la ricetta è la stessa che Mario Resca ha individuato per “il museo Italia”. Rilanciare cioè il brand, nel suo caso specifico di Roma, nella sua formula “poliedrica, ludica e familiare”. Tra le altre iniziative, il rifacimento del lungomare di Ostia, un parco a tema sull’Impero romano e la riqualificazione della Fiera di Roma.
Complice la crisi, alla quale si sommano altri fattori, l’Italia non piace più come una volta. Nel 1970 eravamo il primo Paese al mondo per numero di turisti stranieri. Da molti anni siamo ormai scivolati al quinto posto, dietro Francia, Spagna, Stati Uniti e Cina. E nel 2020, secondo le previsioni dell’Organizzazione mondiale del turismo, perderemo altre due posizioni, finendo dietro anche a Gran Bretagna e Hong Kong. Un declino che sembra inarrestabile per un settore che da noi vale il 10 per cento del Pil, dà lavoro a due milioni di persone e muove ogni anno 90 miliardi di euro. Un serio problema economico che in tempo di recessione potrebbe avere conseguenze devastanti. La nostra industria turistica è poco competitiva. Nella speciale classifica del World Economic Forum, l’organizzazione che ogni anno cura il meeting di Davos, siamo solo al 28/mo posto. Gli ultimi nella vecchia Europa a 15, dietro a tutti i nostri potenziali rivali come Francia e Spagna che attirano ancora più stranieri di noi. Secondo il rapporto del World Economic Forum, le nostre infrastrutture non sono sempre all’altezza della situazione (alberghi ma non solo). Manca la presenza di un cervello che possa organizzare l’offerta nazionale e c’è ancora uno scarso utilizzo di Internet. Oggi l’agenzia di viaggio più utilizzata al mondo .