Print Friendly and PDF

Delara Darabi e i colori nell’Islam

Delara Darabi (due particolari) © 2007 Lily Mazahery

Delara Darabi avrebbe compiuto 23 anni il 29 settembre del 2009, ma una corda intorno al collo ha spezzato le lancette del suo tempo. Era stata condannata per aver ucciso una donna durante una rapina: si era accusata per salvare il fidanzato. Pensava che a 17 anni non sarebbe stata condannata a morte. 

Delara Darabi dipingeva. «Spero che i colori— scriveva —mi restituiscano alla vita». Ma un giorno le tolsero i colori, le sequestrarono pennelli e colori. Lei continuò a dipingere usando il carboncino e le dita. Cosa può esserci di così pericoloso nei colori? Quale pericolo possono rappresentare i colori? 

Nei suoi quadri, visibili su http://www.savedelara.com/, si affacciano figure di donne, di anime chiuse dietro le sbarre o fluttuanti per spazi vuoti e desolati, paesaggi astratti che si mischiano nelle tinte rosse, bianche e nere; raramente le forme fissate sulle tele si trovano immerse nel blu, nell’azzurro  o nel giallo. 

La luce e il colore occupano un posto di rilievo nell’immaginario e nell’arte islamica, per ragioni metafisiche e religiose. I colori danno la possibilità di conoscere la forma, i limiti dei corpi, il movimento, il riposo, la dimensione e le caratteristiche sostanziali e accidentali. Attraverso i colori si manifesta la bellezza occulta, come attraverso la scrittura la rivelazione. Con l’occhio si percepisce ciò che si desidera, dice Ibn Hazm, e la vista, in questo scintillare di colori, assume una funzione e un ruolo centrale, perché fra tutti i cinque sensi, che sono la porta per il cuore, la vista è la guida più penetrante, quella che si muove con maggior lucidità. La vista è la guida certa dell’anima, discerne gli attributi e riconosce il sensibile, tanto da poter dire che ciò che si racconta non è come lo si vede. Per i sufi, la luce è simbolo dell’unità d’esistenza e d’esperienza: Dio è luce in cielo e in terra. 

Quale segreto nascondono i colori di Delara Darabi?

L’azzurro è il colore in cui lo sguardo affonda senza incontrare ostacoli, e alleggerisce le forme in un movimento di apertura e di sfaldamento della materia, permettendo al reale di trasformarsi in immaginario, che è fuga dalla realtà sensibile. 

Il bianco è il colore che, insieme al nero, si colloca all’inizio e alla fine della scala cromatica, ovvero all’inizio e alla fine della vita diurna e del mondo manifesto. Per la tradizione islamica, Mosè è associato al segreto interiore dell’essere e il suo colore è il bianco: il bianco occulto dell’illuminazione interiore.  

Il Giallo-Oro, così raro nei quadri di Delara Darabi,è il più caldo ed espansivo dei colori, difficile da spegnere e che oltrepassa sempre i limiti che lo vorrebbero contenere.  

Il nero è il colore opposto al bianco. È il colore che indica l’assenza di speranza: Adamo ed Eva si vestirono con un mantello nero, dopo la cacciata dal Paradiso, segnando visivamente la loro condanna. Il nero è il colore della notte e nel buio della notte si possono mettere a frutto i buoni consigli e progredire con gli avvertimenti dei sogni, della Bibbia e del Corano. 

Il rosso ha due significati di senso opposto, quello notturno e femminile cui appartiene un senso centripeto e uno maschile centrifugo, turbinoso come il sole e che getta luce su tutte le cose con una potenza immensa ed irresistibile. Nel primo senso siamo dinanzi al segreto della vita, nascosto nelle viscere degli oceani come dei corpi. Il rosso diurno, invece, libera forze come la bellezza, l’ardore, la forza impulsiva e generosa. È il colore della vita e dell’immortalità. 

Il verde è il colore del regno vegetale che si rigenera, è il colore delle acque lustrali, fra cui le acque del primo battesimo: è il colore del risveglio ed è anche il colore dell’immortalità, rappresentata universalmente dai rami verdi. I nomadi venerano Khidr, l’Uomo verde, patrono dei viaggiatori che incarna la provvidenza divina. Nell’Islam il verde è il colore della conoscenza, il colore dei santi musulmani, che nei loro soggiorni paradisiaci sono vestiti di verde. 

Ecco il mondo di Delara Darabi. La narrazione forte e intensa della vita. Un racconto costruito con la lingua dei colori. Il diario dei pensieri scritto con più colori e poi d’improvviso in bianco e nero per la sottrazione dei colori e la violenza della morte. Inconcepibile la pena di morte, assurdo togliere colori e pennelli, l’unico modo rimasto per parlare e far sentire la sua voce. Le sue tele restano aperte, come pagine di un libro su cui leggere le parole spezzate e strozzate in gola, le parole di una giovane vita di 23 anni: Delara Darabi, pittrice di vita. 
 

Leggi l’articolo correlato di Mariangela Maritato:
http://www.arslife.com/dettaglio.omaggio-a-delara-darabi.htm

Commenta con Facebook

leave a reply

*

Altri articoli