Speculazioni e truffe a catena. Il gallerista Lawrance Salander rischia 25 anni di carcere
UN OLD MASTER IN ROVINA
Arte come mera speculazione. Truffa. Aveva investito 2 milioni di dollari, la metà del valore di due quadri, “Pirate I e II” di Arshile Gorky, pittore americano di origini armene (1904-1948). Non aveva acquistato direttamente le opere ma partecipato al 50% della loro proprietà. Il denaro era stato consegnato in contanti al gallerista ed amico Lawrance Salander, che gli aveva garantito che gli avrebbe fatto ricavare almeno il doppio della cifra investita rivendendo i due lavori ad un altro compratore interessato. Sarebbe stato un grande affare per lui se quei quadri il gallerista li avesse posseduti e venduti realmente. Invece quegli stessi Gorky sono stati venduti nel 2004 ad un altro collezionista, Morton Bender, per altri 2.2 milioni di dollari, ed usati infine come garanzia per un prestito di 2 milioni di dollari concesso dalla Bank of America. L’ex campione di tennis John McEnroe, protagonista di questa vicenda, non ha più visto i suoi soldi: è stata una delle 26 vittime di colui che è stato già ribattezzato il mini- Madoff delle opere d’arte: Lawrence Salander, 59 anni, ora finito in manette. Lo sportivo era stato apprendista della galleria per un breve periodo nel 1993. Se tutte le accuse che vedono incriminato il gallerista saranno confermate dai giudici, Salander dovrà rimanere in carcere per almeno 25 anni. Per il momento si è dichiarato non colpevole davanti alla Corte suprema di New York e la sua cauzione è stata fissata a 1 milione di dollari.
“Intendiamo difenderci con forza da queste accuse in tribunale”, ha annunciato il suo legale, Charles Ross. Le autorità giudiziarie lo hanno arrestato giovedì nella sua casa di Millbrook, New York. Una villa di oltre 26 ettari dove passeggiava con i suoi sette figli. Sulla sua testa, ha spiegato il giudice del distretto di Manhattan, Robert Morgenthau, pendono oltre 100 capi d’accusa: furto, frode, falsificazioni e quant’altro. E’ riuscito a truffare 26 clienti (ma potrebbero essere di più) intascando denaro e convogliando fondi di investimento verso opportunità inesistenti per un giro d’affari complessivo di 88 milioni di dollari. Una mega truffa che il mercante americano, che ha negato ogni accusa, mandava avanti con tranquillità, vivendo in maniera stravagante. Lussuose feste private e voli su jets personali all’ordine del giorno. Le autorità hanno riferito che il tennista McEnroe si sarebbe accorto dell’inganno scoprendo meravigliato che un altro collezionista d’arte era il vero proprietario delle opere sulle quali aveva investito.
“Mi spiace per John, lui e Larry erano buoni amici” ha dichiarato il fratello del tennista all’agenzia Bloomberg. Secondo le indagini, il proprietario della Salander – O’ Reilly Galleries, attività portata avanti dal 1994 e chiusa nel novembre 2007 per bancarotta, avrebbe truffato con lo stesso metodo l’amico Robert De Niro, John Landau, manager di Bruce Springsteen e la Renaissance Art Investors, una compagnia specializzata nell’investimento in Old Master della pittura che ha perso qualcosa come 45 milioni di dollari. Erano tanti i suoi clienti prima della bancarotta: attori, critici, artisti, collezionisti. Gli investitori pagavano in contanti partecipazioni alla proprietà di opere d’arte di famosi artisti statunitensi. Il piano del gallerista dell’Upper East Side ha funzionato per ben 13 anni, dal 1994 al 2007: il suo sistema, comunemente definito “Ponzi Scheme”, è una truffa a catena che promette forti guadagni alle vittime a patto che queste reclutino nuovi “investitori”, a loro volta vittime della truffa. Salander riferiva di aver acquistato opere d’arte ad una cifra che poteva essere duplicata nella vendita. In cambio di un quarto della somma del fantomatico acquisto, il gallerista proponeva il cinquanta per cento del ricavo delle vendite: il doppio della cifra investita. L’uomo d’affari cercava così di coprire i suoi debiti. Nel 2005, a questo scopo, aveva aperto un secondo spazio, sempre a New York, che doveva dedicarsi solo a maestri rinascimentali europei, attirando così grandi investimenti.
Earl Davis, il figlio del pittore astratto Americano Stuart Davis, ha visto sfumare 6.7 milioni di dollari. Un po’ meno la Bank of America, truffata per due milioni di dollari. Ma la lista non finisce qui. Non sono stati risparmiati nemmeno colleghi e persone del mestiere. Come Hester Diamond, vedova del noto mercante d’arte newyorchese Harold Diamond e madre di Mike D. dei Beastie Boys: ha fatto un investimento di 6 milioni di dollari. La prima denuncia, da parte di Earl Davis, è partita nel 2006. A dicembre di 3 anni fa il mercante d’arte scrisse a Davis, cliente da più di vent’anni, che non avrebbe tollerato a lungo le sue insinuazioni e speculazioni. Davis aveva ripetutamente chiesto spiegazioni per 96 quadri di suo padre, che aveva consegnato alla galleria, andati misteriosamente perduti. Le opere rappresentavano gran parte dell’eredità paterna. Fu allora che “il figlio d’arte” chiese ai suoi avvocati di risolvere il contenzioso. Fu allora richiesto a Salander di spiegare mettendo per iscritto in una e mail tutto il necessario per difendere la sua galleria.
“Non ci sarà nulla di carino ma credimi Earl. Io non penso che tu capisca cosa stai pretendendo” aveva scritto il gallerista nella i mail letta all’indomani del suo arresto nella corte criminale di Manhattan dal giudice Robert Morgenthau. Un testo che mette in evidenza, ha spiegato il giudice, la sua “stupefacente arroganza”. Il suo avvocato per il procedimento, Charles A. Ross, ha definito Salander “una persona davvero distrutta”. Molte delle opera d’arte proposte come fittizi fondi d’investimento, valutate da un team di esperti, si trovano per il momento in custodia presso il tribunale speciale per le bancarotta di Poughkeepsie, a New York.