Fedeli al credo che le fiere d’arte siano come delle sfilate di moda nelle quali si debba respirare air d’art, gli organizzatori del MiArt hanno affidato la curatela artistica ai blasonati Donatella Volonté e Giacinto Di Pietrantonio scelti dal direttore e Project Manager (sic!) Alessandro Cappello per realizzare l’evento dedicato alla qualità e all’investimento nel Bello dell’Arte e per la realizzazione di un sistema competitivo che valorizzi la città, perché “ Milano ha tutte le potenzialità per tornare ad essere capitale della cultura, ma lo può fare solo all’interno di un sistema a cui MiArt collabora insieme a tutte le istituzioni pubbliche e private, con l’obiettivo di favorire la crescita e la diffusione dell’arte contemporanea nella nostra città ”. Gulp! Andateci e verificate quello che resta nel bicchiere della “Milano da bere”. E’ sufficiente ricordarsi della valanga umana alla bolognese ArteFiera e paragonarla al vuoto siderale della versione international milanese per farsi un’idea. A parte i retorici comunicati stampa ed i provincialotti eventi extra-moenia -basti rammentare quelli organizzati per Il salone del mobile- l’edizione odierna propone oltre cinquanta gallerie in meno rispetto a quella precedente, assenze rivendute come scremature qualitative, in realtà vere e proprie defezioni compensate da “prestigiose” presenze, amici degli amici, a puro titolo gratuito.
Ma è tutto il concept, visto che siamo in un project, che fa acqua da tutte le parti e insiste su un modello culturale e organizzativo reso improvvisamente obsoleto dalle odierne contingenze economico-finanziarie e culturali che, come i più accreditati centri di ricerca e rilevamento internazionali registrano, prevede nuovi e più avveduti modelli di consumo.
Che la sbornia sia finita e che il nuovo a tutti i costi non paga più, l’autocentrato milieau non sembra voglia tenerne conto e tenta ancora di spacciare pezzi di carta svolazzante o inutili ferraglie come geniali invenzioni e promesse future, incurante della discrasia tra l’inconsistenza della proposta ed il desiderio e la necessità psicologica di ancoraggio cultural-economica di quel che resta della domanda.
in punta di pennino il Vostro LdR