L’ARTE E L’IMPEGNO SOCIALE
DI ROBERT GLIGOROV
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Amnesty International, che ha lottato per salvare Delara portando la sua storia all’attenzione di un pubblico internazionale, il giorno del vernissage della mostra dell’artista macedone, il 5 giugno scorso, ha raccolto a Palazzo Papafava firme e fondi per sostenere la sua battaglia contro la pena capitale.
“Una sera, mentre cercavo un titolo alla mia mostra, ho letto navigando su internet la notizia dell’esecuzione di questa giovane pittrice e poeta iraniana” racconta ad Arslife Gligorov.
“Il suo nome, Delara, mi è da subito sembrato il titolo giusto. L’ho quindi scelto per ricordarla, come donna ed artista, perché era una mia collega. Dipingeva e scriveva poesie. La sua è una storia di diritti civili calpestati. E’ stata impiccata a 23 anni, per un omicidio che aveva confessato a soli 17 anni per coprire, come ha ammesso in un secondo momento, il ragazzo maggiorenne del quale era innamorata. Dopo il processo è stata frustata. Chi l’ha uccisa l’ha fatto perché crede che il sangue debba lavarsi col sangue. Per questo ho scelto di scrivere il suo nome in grande, sui manifesti della mostra delle mie opere, facendo un lavoro concettuale ma allo stesso tempo sociale. Vorrei che tutti si chiedessero come sia possibile accettare che si possa morire così, impiccati per un crimine probabilmente mai commesso, nel 2009. Nella mia mostra presento una serie di opere di denuncia nei confronti dei regimi, come quello fascista o comunista che si sono alternati nel XX. Come in Angel&Devil, due librerie nella quali le coste dei volumi sono disposte in modo tale da far apparire una croce o una svastica”.
Robert Gligorov, Angels and Devils, installazione 2008
Si può scegliere tra il bene e il male ma quest’ultimo ritorna. E’ nella nostra memoria, individuale e collettiva. Nel video-clip dal titolo “La bête” (La bestia), una suora longeva, di ben 105 anni, è ripresa dalla telecamera dell’artista sul letto di morte. Il suo sguardo si perde nel vuoto come se stesse ricordando gli episodi di una vita che lentamente si avvia verso la fine. Ha vissuto le tragedie, le persecuzioni e le guerre del secolo passato. Questo bagaglio di esperienze negative sono “la bestia” che è in lei e che scorre nella sua mente con i ritmi veloci della musica metal. La bestia assume le sembianze di un corpo, per metà donna e per metà capra, in opere come “Vale guarda il mare” (tassidermia e manichino, dimensioni reali). Il male scorre sotto i nostri occhi. Gligorov ci insegna a riconoscerlo.
Robert Gligorov – Vale guarda il mare – installazione, tassidermia e manichino, 2008
“Il suo lavoro presenta un nomadismo linguistico sorretto da una forte capacità dissacrante, polemica, che lo porta a prendere delle posizioni sulla società contemporanea e le sue prospettive. La sua filosofia – continua il curatore – è quella di operare nei guasti della società azzerando le ipocrisie e rivelando ciò che non è detto e non è esplicitato. Non vuole rappresentare un mondo migliore, non vuole rappresentare nulla se non la sua presenza costante di artista come sentinella della vita attuale”.
Critico nei confronti del sistema dell’arte, un vero e proprio “circuito d’èlite”, Gligorov esprime una nota di disappunto sulla Biennale veneziana. Nel corso della cerimonia di inaugurazione ufficiale, il 6 giugno, sono stati consegnati i Leoni d’oro, tra i quali quello a Bruce Nauman per il padiglione Usa come migliore partecipazione nazionale. La menzione speciale “Curare Mondi” è stata assegnata al duo Michael Elmgreen & Ingar Dragset per aver immaginato il padiglione nazionale della Danimarca e dei Paesi Nordici nella mostra The Collectors come universo collaborativo. Hanno partecipato al padiglione danese anche due artisti italiani: Maurizio Cattelan e Massimo Bertolini. Nella mostra allestita presso i Giardini di Castello, che è stata sponsorizzata dalla Fondazione Trussardi, un’opera rappresenta un uomo, un collezionista, annegato in una piscina che galleggia prono a filo d’acqua. Molto simile, concettualmente identica, ad un’installazione realizzata da Gligorov nel 1999 dal titolo Like a rolling stone (installazione, mixed media, manichino in una piscina, acqua, poliestere, scala 1:1 250x700x140). L’opera, esposta in una personale a Verona e presso una galleria di Bruxelles, è stata pubblicata nel catalogo State of Grace, 2000, a cura di Achille Bonito Oliva e Paul Ardenne, con testi in italiano ed inglese.
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Death of a collector – Padiglione Danese 2009 |
Robert Gligorov, Like a rolling stone, 1999 |
Robert Gligorov DELARA
cura di Valerio Dehò
Venezia, Palazzo Pesaro Papafava
dal 6 giugno al 5 agosto 2009
Ingresso libero
Orario: tutti i giorni dalla 11 alle 19
La mostra è organizzata da Galleria Pack – Milano in collaborazione con Galleria Michela Rizzo – Venezia