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Intervista a Massimiliano Gioni

A Palazzo Dugnani la Fondazione Trussardi presenta Tacita Dean

IL TEMPO DILATATO. INTERVISTA A MASSIMILIANO GIONI 

Un universo fatto di piccole cose e pause interminabili. Lunghi momenti di tregua e orizzonti lontani ed inarrivabili. Palazzo Dugnani, antica dimora patrizia edificata in via Manin a Milano nel ‘600, è lo scenario in cui la Fondazione Trussardi presenta, per la sua prima mostra personale in Italia, le opere dell’inglese Tacita Dean (Canterbury, 1965). Quattordici pellicole tra cui due film in anteprima assoluta, commissionati e prodotti dalla Fondazione. Disponibili al pubblico fino al 21 giugno, con questa mostra una prestigiosa dimora aristocratica come Palazzo Dugnani torna a vivere e con essa i bellissimi affreschi realizzati nelle sue sale da Ferdinando Porta, da Giambattista Tiepolo e da artisti della Scuola Veneta del Settecento. Aperta tutti i giorni dalle 10 alle 20 a ingresso libero e organizzata in collaborazione con l’assessorato alla Cultura del Comune di Milano, “Still life – Nature morte” si aggiunge alla serie di esposizioni in palazzi e luoghi poco noti della città promossa dalla Fondazione Nicola Trussardi a partire dal 2003. Un aspetto sottolineato anche da Massimiliano Finazzer Flory, assessore comunale alla Cultura, intervenuto il 12 maggio alla presentazione dell’evento insieme a Beatrice Trussardi, all’artista e a Massimiliano Gioni, curatore dell’esposizione e direttore artistico della Fondazione. L’opera di Tacita Dean ci fa comprendere come l’arte contemporanea non sia solo una forma estetica, un gesto etico, una provocazione culturale o una critica a volte alternativa della società. Ma anche una visione del tempo e dello spazio. Ce ne parla Gioni, critico che tra i molti incarichi vanta quello di curatore del New Museum di New York. Nel settembre 2010 sarà il direttore artistico della Biennale di Gwangju, in Corea del Sud.  

Arslife Com’è avvenuto il tuo incontro con Tacita Dean?

Massimiliano Gioni Tacita è un’artista che mi affascina da moltissimo e con la quale avevo già lavorato alla IV Biennale di Berlino (2006) che ho curato insieme a Maurizio Cattelan ed Ali Subotnick e alla quale aveva partecipato come artista. La stimo particolarmente perché offre una visione del tempo completamente opposta alla frenesia del mondo di oggi e quindi ci offre un modello completamente diverso per immaginare come essere contemporanei. Contemporanei non significa necessariamente essere di fretta ma piuttosto inventare un proprio tempo e nel suo caso specifico di presentare un tempo dilatato. In secondo luogo si tratta di un’artista che sta scoprendo una sorta di ecologia dello sguardo. Invece di inquinare il mondo con tantissime immagini preferisce concentrare lo sguardo su poche e guardarle nel dettaglio, lentamente, piuttosto che di fretta.  

Arslife Le opere sono prodotte rigorosamente in pellicola. La scelta del mezzo che utilizza, l’analogico, è funzionale alla sua arte?

M.G. Certo, è un mezzo che sta lentamente scomparendo ed è quindi intimamente legato alla memoria. Tacita si è dedicata ad approfondire piuttosto che a correre in ogni direzione, l’abbiamo invitata proprio per questo aspetto. Non solo per esporre il suo lavoro ma anche per lavorare sul lavoro di un altro grande artista italiano che è Giorgio Morandi. 

Arslife Cosa unisce la video-arte di Tacita Dean alla pittura di Giorgio Morandi?

M.G. Sono due artisti molto vicini in quanto entrambi hanno chiuso il mondo fuori o comunque hanno esplorato un nuovo modo di essere al mondo che è fatto di concentrazione, di pacatezza, di calma e di attenzione maniacale ai dettagli piuttosto che alla frenesia. Da questo nasce il nostro interesse per il suo lavoro.  

Arslife Come nascono i suoi film su Morandi?

M.G. E’ stato un invito che la Fondazione ha fatto a Tacita che, morandiana appassionata,  si è gettata subito a capofitto su questo lavoro tanto che alla fine ha realizzato ben due film. 

Arslife Le due opere, Still Life (film in bianco e nero in 16mm, muto, 5 minuti e 30 secondi) e Day for Night (film a colori in 16mm, muto, 10 minuti), girati nello studio di via Fondezza a Bologna dove il pittore ha vissuto e lavorato per 50 anni, riescono a trasmettere molto bene sia la percezione del tempo dell’artista sia la poetica di Morandi. Quanto conta in questo la durata della pellicola?

M.G. La durata è fondamentale nell’opera di Tacita Dean. C’è però un altro aspetto che lei sottolinea molte volte del suo lavoro, e cioè che le sue opere si possono vivere sia nella narrazione e nel tempo dilato di una storia, sia come quadri, affreschi, arazzi. Uno dei motivi che ci ha portati ad installarli in questo luogo. 

Arslife Si tratta di opere site-specific o si possono adattare anche ad uno spazio museale o domestico?

M.G. Siamo stati noi a scegliere dove esporre i suoi lavori quindi non sono filmati site specific. Allo stesso tempo non è un’artista che realizza opere per un ambiente domestico perché la sua principale preoccupazione è quella di creare “quadri in movimento”. Lo spazio che a lei interessa è un altro, quello che possiamo cogliere dal titolo Nature morte (Still life), cioè lo spazio pittorico.  

Arslife Per la loro durata e lentezza, i filmati si riescono ad apprezzare e a guardare per intero da un pubblico “seduto” come al cinema..

M.G. Non a caso c’è una progressione nella mostra. Entrando si vede, nel primo filmato, Merce Cunningham (Merce Cunningham Performs STILLNESS, 2008, 6 film a colori in 16mm con suono ottico, 5 minuti ciascuno), grande coreografo d’avanguardia che danza 4’33’’, composizione radicale di John Cage che consiste di quattro minuti e trentatre secondi di silenzio. E’ una danza fatta di niente in cui il ballerino balla il silenzio dell’opera musicale con pose statiche. Poi, pian piano, nelle altre sale ci si ritrova a contemplare e quindi a sedersi come se lo spettatore stesso fosse invitato ad individuarsi con il personaggio. 

Arslife E un’impresa, però, tenere alta l’attenzione dello spettatore su un intero filmato….

M.G. Tutte le mostre della Fondazione Trussardi vogliono essere sfide. In questo caso la sfida è che l’artista impone un senso del tempo completamente diverso da quello televisivo a cui siamo abituati. La sfida è immaginare un modo di comunicare che rifiuta la spettacolarizzazione più banale. La nostra politica è di realizzare progetti impossibili come questo.  

Arslife Perché impossibile?

M.G. Questo era un progetto “impossibile” perché, con la collaborazione del comune di Milano, abbiamo fatto aprire un luogo bellissimo rimasto chiuso per troppo tempo che è Palazzo Dugnani. Un luogo che viene di nuovo presentato e preservato in un modo che registra anche il passare del tempo. Non è un restauro ma piuttosto un modo di raccontare il tempo che passa anche per questa splendida struttura.  

Arslife Come negli affreschi che narrano le gesta di Scipione l’Africano di Giambattista Tiepolo, che nel ‘700 riuscì a riassumere nella sua pittura secoli di pittura veneziana e che al tema del Tempo dedicò parte della sua ricerca pittorica..

M.G. Certo, come l’affresco in cui rappresenta il dialogo tra il sole e il cielo. Come tutte le mostre della nostra Fondazione, i progetti vengono realizzati ad hoc per spazi molto speciali e ricchi di storia.  

Arslife Come direttore artistico della Fondazione Trussardi, hai già qualche progetto futuro che puoi anticiparci?

M.G. Non ancora. La nostra è una ricerca incessante di artisti e un pensare continuo a progetti sempre nuovi…  

Arslife E’ notizia di queste settimane, invece, la tua nomina a direttore artistico della Biennale di Gwangju, in Corea del Sud. Qual è stata la tua reazione?

M.G. Ho reagito alla notizia con grande entusiasmo. Fondata nel 1995, è la prima biennale d’arte contemporanea in Asia. Nella prima edizione era stata visitata da 1 milione e 600 mila persone quindi è una mostra popolare nel senso più alto del termine, cioè molto sentita dalla popolazione. Questo aspetto mi ha convinto ad accettare l’invito perché la Fondazione Trussardi è sempre interessata a questo dialogo con il pubblico, per rendere l’arte pubblica. Non ho ancora pensato a come impostarla o che titolo darle. Si svolgerà a settembre dell’anno prossimo. C’è ancora tempo.

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