God in Idro
Se non fosse stato per il caldo asfissiante, molto probabilmente questo festival ce lo saremmo goduto di più. Saremmo andati a vedere i Faith No More anche a costo di rischiare la vita, questo è certo, ma soprattutto per poter dire un giorno: “Io c’ero”. Siamo arrivati al Rock in Idro -spostato al Palasharp per motivi (a quanto pare) politici, causa elezioni- alle 19,30, giusto in tempo per assistere al concerto dei nostrani Lacuna Coil. Pur non essendo dei fans sfegatati di questo gruppo italiano, che ha sfondato molto di più all’estero che nel nostro bel paese, bisogna ammettere obiettivamente che la cantante Cristina Scabbia ha una voce semplicemente incredibile e che anche il resto della band si è difesa molto bene. Non tutti i brani sono stati degni di nota, ma i pezzi metal e i singoli “Spellbound”, “Heavens A Lie”, “Closer”, “Swamped” e molti altri, ci hanno fatto fare seriamente headbanging per una buona mezz’ora. Ottima anche la famosissima cover di “Enjoy the silence” dei Depeche Mode, nonostante il sacrilegio compiuto nei confronti di Sir Ghan. Dopo un’ora di concerto ecco la prima pausa “recupera ossigeno” al di fuori del tendone, dove erano allestite bancarelle e baracchini per rifocillarsi, oltre al bus sponsorizzato Red Bull dove si sono esibiti Emoglobe e Sick Tamburo, due valide band del panorama indipendente italiano. Alle 21,00 in punto hanno iniziato a suonare addirittura i mitici Limp Bizkit, la band del “montato” Fred Dust, che ha davvero mandato in visibilio tutti i presenti. Brani come “Rollin”, la canzone della colonna sonora del film “Mission Impossible 2”, “Behind blue eyes” , eseguita durante il bis e “My way”, ci hanno fatto scatenare per un’altra ora, facendoci fare anche un tuffo nel passato a suon del migliore cross over targato anni ’90. Altra pausa, questa volta di un’ora, ed ecco salire sul palco -allestito come un teatro comprensivo di tendone rosso- i Faith No More, riuniti dopo più di dieci anni per presentare ai loro fedelissimi fans il loro Best of che dovrebbe uscire a breve. Vedere Mike Patton -che ad ogni modo non ha mai smesso di fare musica, basti pensare ai suoi progetti con i Fantomas, Mondo cane ecc.- è stato a dir poco emozionante. Prima canzone eseguita, non a caso, “Reunited”, un pezzo lento che ha dato inizio ad un concerto spettacolare. Patton è decisamente ancora in piena forma come la sua ineguagliabile voce e lo stesso vale per la band che come si suol dire, “ha davvero spaccato tutto”. Brani come “Epic”, Easy”, “King for a Day”, “Evidence” (anche se quest’ultima è stata cantata addirittura in italiano), “Stripsearch” (da pelle d’oca) e molte altre ancora, hanno confermato nuovamente il fatto che i Faith No More sono unici al mondo e che Mike è un vero genio. Non esistono più band come loro, è inutile, gruppi che hanno una ricerca musicale al di sopra della media. Ci si aspettava anche l’esecuzione del brano “Digging in the grave”, ma purtroppo la canzone non è stata inserita nella scaletta. Un po’ di fischi e delusione alle fine del live, soltanto perchè probabilmente ci si aspettava una durata un po’ più lunga del concerto, ma ad ogni modo abbiamo assistito ad un evento imperdibile. Il giorno precedente segnaliamo anche la partecipazione al festival di band come “Babyshambles”, “Gogol Bordello” e “The Pogues”.