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Madonna

L’impero del nulla. Ore 21,30 circa. Un rombo scaturisce dal palco. Imponente, tanto da far tremare San Siro (per la gioia dei vicini). Inizia lo “Sticky & Sweet Tour”. Madonna compare sul palco, seduta sul suo trono da Regina. Stampato sul viso un sorriso beffardo, quasi arrogante, come a dire “Io ce l’ho fatta, guardate dove sono arrivata e chi sono diventata.” La donna che ci appare dinnanzi sembra dimostrare almeno 20 anni di meno. Fisico asciutto, troppo magro e fin troppo perfetto, mascolino, da vera ginnasta. Per tutte le persone presenti -più di 50.000- vedere Madonna è stato più o meno come assistere all’apparizione di Padre Pio per dei fedeli devoti. Il concerto inizia nel caos generale, tra urla e grida da parte di transessuali, gay, lesbiche, etero, vip, (tra cui Alba Parietti, Dolce & Gabbana, Donatella Versace, Armani e molti altri ancora). Noi rimaniamo attoniti. La scaletta del live è praticamente impossibile da stilare, dato che la Ciccone -nostra “connazionale” da parte di padre- ha re-mixato e reso ballabile ogni suo brano, così come anche “Frozen”. Quasi nessun lento, se non fosse stato per il brano “You must love me”, interpretato con dei veri gitani, a rendere il momento molto folcloristico originale e quasi toccante, dove Madonna ha anche saputo dimostrare di avere voce (che fosse in play back? Speriamo di no). La Signora Veronica è un genio, una persona furba più che intelligente, che ha sempre saputo anticipare e lanciare le mode. E’ un’icona di stile, sexy ma non troppo, provocante e provocatoria, trasgressiva ma fedele alla sua religione. Una madre un po’ pazza, come ha voluto lei stessa definirsi durante il concerto, approfittandone per salutare i suoi figli presenti a San Siro. Tra le varie canzoni interpretate dall’artista “La isla bonita”, “Vogue”, “Holiday” e le immancabili “4 Minutes” e “Give it 2 Me”, con la quale ha scelto di chiudere il live privo di bis, in un tripudio di luci laser, immagini veloci proiettate sugli schermi, fumo e ballerini impazziti. Ottima la presenza scenica della cantante. Non c’è che dire. Belli i balletti e bravissimi i ballerini, anche perchè si sa, se si vuole lavorare con Madonna bisogna essere come minimo impeccabili. Rischio? L’immediato licenziamento. Nessun abito sfarzoso o anche soltanto elegante. La ragazza che non è più vergine da una vita si muove e balla tutto il tempo, senza fermarsi un attimo. E’ d’obbligo quindi un abbigliamento comodo, sempre e comunque fashion e al massimo con degli stivali dal tacco alto. Quasi commovente il tributo a Michael Jackson, che però è risultato un po’ troppo breve e frettoloso, con musiche del Re e gigantografie sullo sfondo. Due ore esatte di musica dance, da ballare, per far divertire. Perché nella vita è importante anche saper staccare la spina ogni tanto. Ad ogni modo le due ore scorrono abbastanza in fretta e il concerto si chiude con la scritta “Game over” stampata sugli schermi e la bellissima canzone di Jacko “Don’t Stop ‘Til You Get Enough” sparata ai massimi volumi (si fa per dire, limite fermo sempre a 78 decibel, una vergogna). Per chi invece si sarebbe aspettato l’esecuzione di grandi classici come “Like a Virgin” oppure “Material girl”, la delusione resterà da copione, perchè la Ciccone non “omaggerà” (prezzo del biglietto in tribuna rossa 170,00 euro circa) il suo grande pubblico con i brani in questione, forse perchè ritenuti troppo inflazionati. Ore mezzanotte e mezza: “Scusa amore, cos’è che abbiamo fatto stasera? Ho un lapsus..” “Tesoro, siamo stati al concerto di Madonna!” “Ah sì scusa! Un live davvero (in)dimenticabile accidenti! Comunque, de gustibus…”

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