Beh, ecco svelato l’arcano: passeggiando per le stanze di Palazzo Corsini si può ammirare la bella Cleopatra proprio in questi giorni, alla XXVI edizione della Biennale dell’Antiquariato, appesa alle pareti dello stand della Piacenti Art Gallery. Una realtà giovane (aperta da soli tre anni) che affonda però le sue radici in una famiglia di antiquari, attivi già dal 1875, quando le prime opere iniziarono a passare per le mani di nonno Vincenzo. li sguardi dei collezionisti, quasi tutti italiani quest’anno, sono tutti per il capolavoro del Reni. Il prezzo è giusto (si parla di una cifra che parte da 2,5 mln di euro). Ora non resta che venderla. Impresa che non è riuscita a Christie’s, per un quadro che si può anche immaginare sopra un divano, ma dal sapore certamente museale. Pare che tra gli interessati all’acquisto ci siano alcuni musei, con in cima alla lista gli Uffizi. In ogni caso, se volete darle un’occhiata, sapete dove andare…
La Cleopatra ritrovata
Chi si interessa d’arte questa se la ricorda di certo. Lo scorso 26 maggio, da Christie’s, è transitato un dipinto come ne passano pochi in asta, per lo meno qui nel bel paese. Era la “Cleopatra” del Guido Reni (Bologna 1575-1642), gioiello assoluto e in ottimo stato di conservazione, dal valore storico inestimabile ma stimato a richiesta per l’asta di dipinti antichi di Milano. La riserva non fu superata e il quadro ritornò al proprietario, con sommo stupore di pubblico e alta dirigenza di Christie’s. Il motivo può essere legato alla bega della notifica, ma anche al fatto che pochi mesi fa la crisi finanziaria era forse nel suo momento più acuto. Risultato? Anche con un’ancora disponibile liquidità finanziaria, il collezionismo di casa nostra ha preferito rimanere sul chi va là. Ad ogni modo, la domanda nell’ambiente dell’arte, i giorni seguenti l’asta, è stata: chi è il proprietario? che fine farà il quadro? Tornerà sul mercato o nel caveau di chi l’ha ceduto per otto mesi da Christie’s senza trarne l’auspicato profitto? Domande lecite anche solo per la straordinaria vicenda storica del dipinto, che già nell’ottocento era stato battuto due volte proprio dalla stessa Christie’s (negli anni ‘30 e a fine secolo) e che poi aveva riposato in una collezione fiorentina fino allo scorso anno, quando una famiglia dal grande stemma ne ha commissionato la vendita ad uno storico mercante toscano.
Giacomo Nicolella Maschietti