Quattro secoli di capolavori dalla Fondazione Longhi a Padova
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Padova, Musei Civici agli Eremitani
19 novembre 2009 – 28 marzo 2010
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Se il 2010 sarà caratterizzato dalle celebrazioni del quarto centenario dalla morte di Caravaggio, già il 2009 ha anticipato i festeggiamenti con diverse iniziative. Milano e Roma hanno celebrato uno dei più grandi pittori del Seicento con mostre e esposizioni. Padova si appresta a farlo in maniera indiretta.
Per il bicentenario di Brera, Milano ha esposto nell’ambito dell’iniziativa “ Caravaggio ospita Caravaggio” ( Pinacoteca di Brera, 17 gennaio – 29 marzo 2009) quattro opere giovanili, Il ragazzo con canestro di frutta della Galleria Borghese di Roma, il Concerto del Metropolitan Museum di New York e la Cena in Emmaus nella versione della National Gallery di Londra, messa a confronto con la redazione dello stesso soggetto presente nella collezione di Brera. La Galleria Borghese di Roma ha inaugurato lo scorso 1° ottobre una grande mostra dedicata a due “geni maledetti” messi a confronto, Michelangelo Merisi versus Francis Bacon (2 ottobre 2009 – 24 gennaio 2010).
Ora è la volta di Padova che celebra il pittore lombardo non in maniera diretta, ma attraverso uno dei suoi più grandi conoscitori, Roberto Longhi. Caravaggio non è il protagonista dell’esposizione nelle sale dei Musei Civici. È presente con una sola opera proveniente dalla Fondazione Longhi (“Fanciullo morso dal ramarro”) ed è affiancato da altri celebri maestri, come risulta chiaramente dal titolo: “Caravaggio, Lotto, Ribera”. Del grande ritrattista veneziano, Lorenzo Lotto, e dell’illustre spagnolo, Ribera, sono presenti due opere ciascuno. È sul sottotitolo che si deve concentrare l’attenzione: “Quattro secoli di capolavori dalla Fondazione Longhi a Padova”. Questo è il punto focale della mostra ospitata presso i Musei Civici agli Eremitani (dal 19 novembre 2009 al 28 marzo 2010): l’esposizione si propone di concentrarsi sulle varie tappe dell’avventura collezionistica di Roberto Longhi, critico d’arte, studioso, professore universitario e prolifico scrittore. Noto per alcuni testi fondamentali della storia dell’arte, come l’ “Officina Ferrarese” (1934), la celebre monografia su Piero della Francesca (1927) o la dispensa a uso degli studenti “Breve ma veridica storia della pittura italiana” (licei Tasso e Visconti di Roma, 1913-14), fu anche ideatore di memorabili mostre come quella di Milano sul Caravaggio e i caravaggeschi del 1951, alla quale seguì l’anno successivo il volume monografico sul maestro lombardo. La sua tesi di laurea fu proprio sul Caravaggio. La mostra di Milano, a Palazzo Reale, nel 1951 fu la prima grande esposizione dedicata a questo artista prima che divenisse un’ “icona irrinunciabile”1 e di conseguenza prestato malvolentieri.
Diverso è l’appuntamento padovano: non una celebrazione di Caravaggio ma una riflessione sulla collezione privata di Longhi, che lui stesso preferiva chiamare “raccolta”. Una cinquantina di opere, prestate dalla loro sede fiorentina, sono state scelte e disposte secondo un criterio cronologico atto ad evidenziare le preferenze dello studioso e vengono idealmente messe a confronto con quelle presenti nei Musei Civici. L’esposizione copre un arco temporale molto ampio: la collezione prende avvio dal Duecento e dal Trecento, con esempi della pittura bolognese di Vitale da Bologna e Simone dei Crocifissi; il Cinquecento è rappresentato appieno da Dosso Dossi e da Lorenzo Lotto. Ma il nucleo centrale della collezione è costituito dalla pittura del Seicento, impreziosita dal “Fanciullo morso dal ramarro” di Caravaggio e altre opere di numerosi caravaggeschi italiani e stranieri, come Orazio Borgianni, Carlo Saraceni e Mattia Preti. Proporre questa esposizione nella città di Padova ha come intento quello di presentare un ragionamento critico su una collezione che sia radicata con il territorio e non di creare una “mostra-evento”. Non c’è rischio, per così dire, di finire “fuori tema” perché questa città e il territorio veneto hanno avuto un ruolo importante negli studi del Longhi. Lo storico non si concentra sul rinascimento fiorentino e senese, anzi ne nega il primato dando, per primo, una dignità propria alla pittura veneta, a differenza dei suoi contemporanei che la relegavano a un’arte di provincia e non paragonabile al quella di Firenze e Siena. Ecco dunque il filo conduttore della mostra che ci presenta una collezione il cui nucleo principale è il Seicento inteso dal Longhi come la preparazione alla pittura moderna.
È interessante conoscere uno storico dell’arte della portata del Longhi non tanto attraverso i suoi scritti, quanto attraverso la sua collezione, indubbiamente pensata “per tutti” e non esclusivamente per un piacere intimo e privato. La raccolta, fortunatamente non andata dispersa dopo la morte del suo creatore, non è fine a se stessa, ma per volere dello storico è stata resa pubblica, attraverso la creazione di una Fondazione che la gestisce insieme a un patrimonio ugualmente ricco e importante, quello librario e la fototeca. La Fondazione Longhi è nata nel 1971 (un anno dopo la sua morte) per “vantaggio delle giovani generazioni”, come si legge nelle sue ultime volontà. La sede è la villa “Il Tasso” dove lo storico visse.
Oltre ai tre grandi citati nel titolo, la mostra padovana ci presenta altri capolavori di pittori che operarono in un lasso di tempo molto ampio che abbraccia quattro secoli. Forse si tratta di nomi meno “mediatici” dei tre presentati a caratteri cubitali nel titolo, ma degni di nota. Interessante anche il catalogo con testi critici di Mina Gregori (la curatrice) e Davide Banzato. È possibile affiancare alla mostra, la visita alla Cappella degli Scrovegni, affrescata da Giotto tra il 1303 e il 1305.
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L’esposizione si propone di ricostruire le tappe dell’affascinante avventura collezionistica di Roberto Longhi (1890-1970), una delle personalità più importanti della storiografia artistica italiana del Novecento.
I dipinti sono stati scelti seguendo un criterio cronologico che evidenzia le preferenze e gli interessi di Longhi e posti in un confronto ideale con le collezioni dei Musei Civici agli Eremitani.
Il percorso espositivo prende avvio dal Duecento; grande rilievo occupano gli esempi della pittura bolognese del Trecento, mentre gli scambi culturali fra i maggiori centri artistici italiani tra Quattro e Cinquecento sono testimoniati da un significativo gruppo di maestri come Dosso Dossi, Lorenzo Lotto e Lambert Sustris. Il nucleo più emozionante è costituito da pitture del Seicento, fra le quali spiccano il celebre Fanciullo morso dal ramarro del Caravaggio e le tele di Ribera, del Borgianni, del Valentin e di Mattia Preti.
La mostra si terrà dal 19 novembre 2009 al 28 marzo 2010 nelle Sale per esposizioni temporanee della sede dei Musei Civici agli Eremitani di Padova, in un percorso che desidera ricreare la suggestiva atmosfera della Villa “Il Tasso” e i dibattiti critici che hanno animato la storia dell’arte italiana a partire dal secondo decennio del Novecento.
Accompagna la mostra il catalogo con schede e saggi, nell’ordine, di Mina Gregori, Davide Banzato, Maria Cristina Bandera e Bruno Toscano, pubblicato da 24 ORE Motta Cultura – Gruppo 24 ORE con marchio Federico Motta Editore.
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Informazioni utili:
A cura di Mina Gregori, con la collaborazione di Maria Cristina Bandera; direzione Davide Banzato
Musei Civici agli Eremitani, Padova
19 novembre 2009 – 28 marzo 2010
Orari: tutti i giorni dalle ore 9,00 alle ore 19,00 chiuso tutti i lunedì non festivi, Natale, S. Stefano, e 1 gennaio.
Info e prenotazioni: www.caravaggiolottoribera.it
Tel. 049 2010102 – Fax. 049 2010104
Ingresso: intero 8 €, ridotti 6 €, ridotto speciale 4 €
Catalogo: 24 ORE Motta Cultura, con marchio Federico Motta Editore
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