Così deve aver pensato Giovanni Minoli, presidente del museo di Rivoli, scegliendo appunto ben due direttori: l’uno Andrea Bellini, soi disant esperto di mercato e già direttore di Artissima e l’altro Jens Hoffmann, dal 2007 alla direzione del Wattis Institute presso il California College for Arts di San Francisco, divenuto famoso per la “Sesta Biennale dei Carabi” organizzata con l’immancabile Maurizio Cattelan, un vero inno al fancazzismo international, non dovendo i trendyssimi artisti invitati produrre nessuna opera se non la loro augusta presenza. Vera operazione concettuale, funestata però dall’ira Divina che scaraventò sull’isola un tifone di proporzioni bibliche.
Bon, due is meglio che one, come nelle barzellette sui carabinieri, uno legge l’altro scrive.
Ma, si sa, il diavolo fa le pentole ma non i coperchi sicché, a poche ore dalle imprudentemente annunciate nomine, Hoffmann si ringamba e rinuncia e la paraculissima trovata lottizzatrice del presidente di accontentare tutti duplicando le cariche, tanto paga pantalone (120.000 euro lordi all’anno a curatore), naufraga miseramente.
Segue inevitabile bufera ed accese dichiarazioni dello stesso Minoli che lamenta lo scorretto comportamento di Hoffmann che avrebbe giocato su due tavoli, rilanciando così la sua trattativa con il Wattis. A tuttora sono ignote le motivazioni della rinuncia, mancando in proposito una dichiarazione ufficiale dell’interessato. Fioriscono le ipotesi, le più disparate. Vedremo.
Naturalmente al varco apertosi con la defezione del candidato global si è immediamente posto rimedio soddisfacendo le bramosie dell’assessore, questa volta al Comune, desideroso di rilanciare la presa dell’Arte Povera sul museo che, dopo l’uscita della zarina Ida Giannelli, aveva visto affievolirsi la sua grifagna morsa sull’istituzione. Et voilà comparire la candidatura immediatamente convertita in nomina di nientepopodimenoché Beatrice Merz, figlia di cotanti artisti e presidente dell’omonima fondazione.
Brindisi con Asti spumante e gianduiotti (local), tutti felici e orgogliosi (sic) della rapidità con la quale si è posto rimedio alla difficile crisi, “trasformando anzi un piccolo fallimento in un grande successo!”
Alla faccia di tutte le menate sul global e sul local, la solita noia mortale e la medesima triste messinscena della piccola politica che non riesce a formulare sintesi nemmeno fra appartenenti alla stessa famiglia politica, dando vita all’ennesima pessima figura.
ECCO, GUARDATE QUA’… http://www.youtube.com/watch?v=Vm4mr4CZXK4
il Vostro LdR