Ancora problemi sul trasferimento dell’Accademia fuori da Brera, ma alla fine si farà. A meno che non si riesca all’ultimo momento ad optare per una ipotesi più ambiziosa. E cioè ad un progetto che si distingua nel mondo per la sua unicità e davvero possa competere con altre grandi attrazioni mondiali. In questo caso credo che si dovrebbe puntare su Brera come è: quartiere dell’arte, della cultura e degli artisti, pieno di gallerie, antiquari, negozi di strumenti artistici. L’insieme è unico, prezioso e –certamente- da rilanciare. Non esistono al mondo luoghi simili che possono offrire insieme la visita di un museo importante e di un vero quartiere di artisti centrato su una storica Accademia e i suoi giovani, ove si includa anche la Biblioteca Braidense, l’Osservatorio Astronomico e l’Orto Botanico, la cui visita pubblica va pure valorizzata. E’ una diversità che un paese anglosassone non si lascerebbe scappare, preserverebbe, rinnoverebbe, e ne farebbe una perla unica a livello mondiale. Insomma non si tratta di rilanciare la Pinacoteca o l’Accademia, perché la vera attrazione è Brera nel suo insieme. Con i palazzi vicini e disponibili, tra cui Cusani e Citterio, Brera può ingrandirsi in Brera. In modo che i giovani artisti e tutto l’indotto restino in Brera, con un progetto che tenga in conto e rilanci anche le gallerie d’arte e i negozi d’arte storici (che invece cominciano a chiudere e trasferirsi in altri quartieri) e gli eventi artistici anche legati all’Accademia e ai suoi giovani. Brera sarebbe davvero unica e grande, irraggiungibile da altri luoghi nel mondo. L’Italia è leader mondiale per patrimonio artistico e non ha bisogno di copiare quello che fanno all’estero non disponendo delle nostre ricchezze culturali. Possiamo fare molto di più, facendo funzionare e valorizzando ciò che abbiamo già, ma cercando anche di preservarlo. Riuscire, però, dipende anche dalla capacità di dialogo che tra di loro hanno le nostre varie istituzioni, come quelle presenti in Brera, e dalla loro (bassa) apertura verso il mondo esterno. Un difficile problema, oggi, dopo oltre trent’anni di stallo. Eppure, se eliminare dal quartiere una delle istituzioni tra loro contendenti appare una soluzione immediata, lascia però tanta tristezza e amarezza, perché occorre rinunciare al progetto più grande. E il mondo dell’arte viva in Italia ha bisogno di un rilancio di luoghi come questo, se non vogliamo continuare a parlare all’infinito del perché nel paese leader per patrimonio artistico mondiale non esiste un degno mercato dell’arte.