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LA TIMIDEZZA INGLESE

A Londra il mercato dell’arte ha fornito dei responsi precisi in merito alle tendenze in corso. I quindici giorni di aste con le Evening e le Day sale di questo giugno 2010 hanno evidenziato alcuni termini in maniera chiarissima. Innanzitutto la ripresa delle contrattazioni. Impressionisti e moderni nel 2009 avevano venduto per 92,6 milioni di pounds nelle aste serali e giornaliere da Christie’s e Sotheby’s. Quest’anno il totale è stato di 296,9 milioni. Oltre il triplo. Per la Contemporary Art, le Evening e Day Sale hanno raccolto 112 milioni. Mentre nel 2009 il totale era stato di 62,6 milioni. Dunque, apparentemente, i classici hanno ingranato una marcia più forte dei contemporanei. Ma –appunto- sono in apparenza. Le due Evening di Impressionist and Modern (specie quella da Christie’s) avevano un’attesa di risultati migliore della raccolta. In sala -chi c’era- ha potuto tastare con mano un atteggiamento particolarmente guardingo dei buyers e art advisor milionari. Tant’è che l’unsold del Claude Monet dipinto nel 1906 (“Nympheas”) da Christie’s ha stupito tutti. Non se lo aspettava nessuno. Ma anche il record di Edouard Manet da Sotheby’s in realtà è stato fiacco e strappato per i capelli grazie a una sola offerta arrivata all’ultimo istante (sembra che l’abbia acquistato Larry Gagosian per 22,4 milioni £ contro una stima di 20-30 milioni). Discorso simile per il Picasso del periodo blu (1903) offerto da Christie’s. se ne parlava sin da gennaio. E quando a maggio il Picasso a New York ha strappato il nuovo record assoluto per un quadro all’asta (106 milioni e rotti di dollari) tutti gli operatori ovviamente avevano rivolto il loro pensiero a questo capolavoro in arrivo a Londra. Presentato con una stima di 30-40 milioni di sterline, qualcuno aveva addirittura azzardato l’ipotesi che potesse persino gareggiare per un nuovo record. Ma ancora una volta i ricchi compratori hanno tarpato le ali all’entusiasmo. E il dipinto –che aveva subito delle vicissitudini legali perché un avvocato tedesco si era opposto nel 2009 alla sua vendita dicendo che era passato dalle mani dei nazisti- finalmente all’asta ha di gran lunga deluso. Il suo prezzo finale, diritti compresi, è stato di 34,7 milioni di pounds. Il che significa che il presso del martello (l’hammer price senza i diritti) è stato praticamente in linea con il minimo della stima. Si potrebbe continuare di questo passo. Se osservate in trasparenza tutti i risultati delle Evening che abbiamo pubblicato sia per gli Impressionist and Modern (clicca qui) che per la Contemporary Art (clicca qui) noterete che quasi tutte le opere sono state aggiudicate al minimo o poco oltre la stima più bassa. A parte poche eccezioni. In sintesi è la  prudenza il responso per le due settimane di aste londinesi dedicate agli autori moderni e contemporanei. Il pubblico è in crescita. L’attenzione e gli acquisti pure. Ma di colpo nelle sale è apparso il gelido fantasma della timidezza. Il collega corrispondente del “Guardian” ha scritto che nonostante le cene private e gli incontri organizzati delle auction houses con i super-compratori qualcosa secondo gli analisti non è andato completamente a buon fine. E lui, con l’arguta intelligenza e la tipica ironia anglosassone, ha scritto: “forse semplicemente questi ricchi appassionati e investitori hanno voluto rimarcare che tutti i loro soldi li hanno accumulati seguendo un antico ma ancor valido principio. Quello di spendere il meno possibile per acquistare qualsiasi cosa”. Very british ma niente male. Proprio perché i soldi spesi nell’arte seguono un principio etico diverso da quelli investiti nella finanza, direi che il ritorno a sentimenti e comportamenti realistici e di buon senso non potranno che giovare. A tutti.

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