In occasione dell’importante manifestazione filatelica Romaphil 2010 che si inaugura domani 29 ottobre al palazzo dei Congressi di Roma, Piazza John Kennedy 1, e rimarrà aperta fino al 31 ottobre, il nostro collaboratore Stefano Cosenz ha intervistato due personalità del mercato filatelico nazionale e internazionale, Giangiacomo Orlandini, consulente delle note case d’asta filateliche Italphil di Roma e Harmers di Londra, e Giuseppe Vitale, curatore del ben noto catalogo Sassone, per avere un quadro aggiornato del mercato filatelico che qui presentiamo.
Qualità, rarità e un accertato e storico pedigree sono le chiavi vincenti per ogni bene collezionistico atto a vincere ogni crisi finanziaria. Questi parametri valgono per l’arte antica e moderna, per l’arte decorativa, per gli antichi arredi e il design moderno, per i gioielli d’epoca e per l’arte orafa contemporanea della grandi maison, per gli orologi da polso a tiratura limitata, ma anche per le monete e i francobolli di prestigio, tutti oggetti che non solo recano “piacere collezionistico” agli appassionati, ma rappresentano nel medio – lungo termine un patrimonio che supera l’inflazione e può rappresentare un “investimento” di tutto rispetto.
È bene che questi concetti siano ben compresi da ogni collezionista filatelico ed è per questo che si è voluto esaminare il tema in termini tecnici e finanziari, grazie all’intervento di autorevoli esperti, in questo particolare momento non solo di crisi generale ma in particolare per la filatelia ove il collezionista è confuso da “campane a morto” che vorrebbero ridimensionare le quotazioni dei cataloghi.
Quanto sopra esposto è ben dimostrato dalle attuali leggi di mercato che valgono d’altronde per qualsiasi bene collezionistico: come ben sanno gli esperti delle importanti case d’asta, come Christie’s e Sotheby’s, le quali trovano molta difficoltà a reperire opere d’arte di pregio dalle quali i possessori ben difficilmente si vogliono separare, ugualmente i possessori di “pregiati” francobolli e buste “di grande qualità” raramente li cedono sul mercato. La recente vendita all’asta da parte Italphil della collezione “Gioele” è stata una rara occasione: francobolli rari di eccezionale qualità di interesse del collezionismo nazionale appartenente a un collezionista recentemente deceduto e che gli eredi hanno preferito alienare hanno registrato un 90% di venduto e con realizzi che si attestano intorno al 30-40% di sconto sulle quotazioni del catalogo Sassone. L’asta “Gioele” dimostra come il mercato dei “buoni” francobolli di “buona e ottima qualità” non conoscono crisi. È bene quindi – torniamo a ripetere – che il collezionista sappia discernere e valutare le notizie mediatiche che arrivano sull’argomento.
Innanzitutto la filatelia, rispetto a chi colleziona altri beni, segue una specifica regola, ben diversa da chi intraprende una collezione di opere d’arte: ha come obiettivo la “completezza” che, nel caso di raccolte tradizionali, è fatta di francobolli rari, buoni e comuni, francobolli che seguono differenti leggi di mercato, in particolare nel settore “dopoguerra”. Il francobollo comune rimarrà comune e pertanto non sarà mai oggetto d’investimento. Ne deve essere cosciente soprattutto chi, durante fiere ed esposizioni, o presso gli uffici postali filatelici, si mette in fila per l’acquisto di quartine, fogli e FDC di novità tirate in milioni di esemplari. È solo lì per piacere collezionistico e vale da chiedersi come questo piacere non possa esaurirsi nel possesso di “un solo esemplare” e di “un solo foglietto” per mantenere completa la propria raccolta. L’eccesso di materiale acquistato serve solo a riempire le casse delle Poste il cui solo obiettivo è di annunciare il raggiungimento di obiettivi di fatturato, non certo di promuovere la filatelia che invece ha bisogno di francobolli “belli” e di “contenuta tiratura”, rapidamente esauribili soprattutto per uso postale. Sta di fatto che chi ha collezionato solo francobolli moderni con basso impegno finanziario è stato il primo, in questo momento di crisi, a riversarli sul mercato, il che ha ulteriormente avvilito il mercato stesso. Quanto sopra porta oggi a consigliare fortemente chi deve intraprendere una raccolta – soprattutto moderna – che comprende francobolli comuni e di facile reperibilità, di acquistare in blocco all’asta collezioni già formate a prezzi assolutamente vantaggiosi, ben al di sotto del valore minimo di catalogo e perfino del valore facciale, nelle quali selezionare poi gli esemplari adatti alla propria collezione (rivendendo il resto) e successivamente di arricchirla con le buone e rare emissioni acquistate al giusto prezzo presso il commerciante di fiducia o all’asta.
D’altronde la collezione della Repubblica italiana è un indicatore del mercato del settore moderno. Nell’asta Gioele è stata venduta per 5.250 euro una raccolta tipo con servizi e foglietti, ma ad un’attenta analisi si notava che il 300 e il 1000 lire Pacchi Postali con filigrana ruota, nonché altre buone serie della stessa, presentavano una centratura standard, certamente “non ottima”. Inoltre la raccolta era priva dei foglietti dei Diciottenni, del raro foglietto Charlie Chaplin, del raro libretto della Giornata della Filatelia 1992 con dentellatura 14, appartenente alla prima tiratura (pur essendo un esemplare tipo è mancante in quasi tutte le raccolte) e gli assai rari minifogli Alti valori 1978-87, i quali per il loro alto valore facciale non sono stati tesaurizzati a livello collezionistico. Come ha dichiarato Giangiacomo Orlandini, consulente di Italphil e di Harmers, “il collezionista è diventato più esigente in fatto di centratura e di qualità anche per il settore moderno; i cataloghi hanno fatto bene a non ribassare le quotazioni perché gli oggetti al top di qualità sono sempre richiesti”. Esempi: un Cavallino Pacchi ruota di ottima qualità e centratura è assai difficilmente reperibile, come lo è pure una serie Risorgimento del 1948 con gomma freschissima senza punti neri. “La flessione si è avuta invece per il materiale di qualità normale; è difficile”, prosegue Orlandini, “che un cliente porti raccolte complete della Repubblica di qualità ottima. Questo concetto vale anche per le serie chiave della Città del vaticano come Provvisoria e Giuridico, difficilissime a trovarle perfettamente centrate e con gomma freschissima”.
D’altronde Orlandini, che è anche uno dei principali esperti di filatelia internazionale, precisa che questa flessione si è registrata in tutta Europa. Anzi l’Italia ha retto bene rispetto alla Francia, Spagna e Germania. La stessa Posta aerea italiana ha goduto un’ottima performance nel corso dell’ultimo decennio e i realizzi oggi sono doppi rispetto ai realizzi ottenuti nelle aste Italphil del 2000. E nelle aste internazionali di Londra e New York si comincia ad alienare le buone serie italiane a collezionisti stranieri. “Se si confrontano i realizzi di francobolli rari ottenuti nelle aste di 10-20 anni fa presso Italphil e quelli attuali”, prosegue Orlandini “si potrà notare come il collezionista ci abbia sempre guadagnato”.
Intervista a Giuseppe Vitale, curatore del catalogo Sassone
In occasione dell’uscita dei nuovi cataloghi Sassone, lo scrivente ha raccolto dal suo curatore Giuseppe Vitale un’intervista atta a dimostrare come le quotazioni attuali siano conformi alla situazione aggiornata del mercato: “occorre sapere leggere il catalogo”, tiene a precisare Vitale. È un’intervista che vuole fornire pure preziosi suggerimenti per le case d’asta e per il commercio al dettaglio.
Vediamo quindi per i diversi settori d’interesse nazionale la posizione di Giuseppe Vitale che, oltre a essere curatore del catalogo, rimane anche uno dei mercanti italiani più qualificati, grazie al suo importante stock di francobolli d’interesse nazionale, a misurare la temperatura del mercato.
Antichi Stati italiani. Vitale prende in esempio un importante esemplare del Governo Provvisorio di Toscana, il valore da 80 cent carminio del 1860, non dentellato, allo stato di usato. Sul catalogo Sassone 2010 è quotato 2.000 euro: se prendiamo un esemplare con margini ampi, fresco di colore e con annullo leggero, può essere reperibile sul mercato al dettaglio con uno sconto del 15 – 20% sulla quotazione piena di catalogo, ovvero con quel margine di sconto che è “usanza” del commerciante applicare “da sempre” ai propri clienti. Nel corso degli anni l’acquirente si renderà conto che i suoi soldi sono stati ben spesi (lo stesso esemplare, della stessa qualità, nel 1990 valeva poco più di 460 euro). Però se lo stesso esemplare si ritrova in una collezione che il collezionista o gli eredi vogliono disperdere all’asta, molto probabilmente verrà proposto con una base di partenza di 500 euro. Questo non significa che la sua quotazione sia scesa, ma piuttosto, come è abitudine in tutte le case d’asta del mondo, in qualsiasi settore, si tende ad offrirlo ad una base bassa per garantirne la vendita e per “dinamicizzare” le offerte in sala: se l’esemplare è bello, raro ed ambito da molti contendenti, senz’altro l’aggiudicazione ci sarà e sarà lusinghiera.
Sul mercato comunque possono trovarsi esemplari dello stesso francobollo con diverse quotazioni al dettaglio, anche di 50 euro, dipende dalla freschezza del colore, dall’ampiezza dei margini, dalla nitidezza dell’annullo. Per tutti questi esemplari il perito rilascia lo stesso certificato che attesta che l’esemplare è “originale e perfetto”, ovvero intende che non ci sono né riparazioni né buchi, ma di questa perfezione ve ne sono vari gradi, ognuno con la propria quotazione. È per questo che il catalogo va letto bene.
I francobolli allo stato di nuovo degli Antichi Stati italiani, con quotazione di catalogo sopra i 2 / 3 mila euro, sono veramente difficili da trovare. È già difficile reperire un esemplare del 2 grana di Napoli della I tavola, quotato sul Sassone 750 euro, fresco di colore e con piena gomma, ovvero con gomma omogenea su tutto il francobollo. La gomma applicata al retro degli esemplari degli antichi Stati era rudimentale, pertanto parte della gomma non attecchiva, formava dei “viottoli” riscontrabili molto spesso, una caratteristica negativa che penalizza la quotazione del francobollo di un buon 50%.
Ne deriva la necessità di acquistare l’esemplare presso un serio professionista che sappiaevidenziare con precisione il grado di qualità: un tempo, ricorda Vitale, i vecchi certificati rilasciati da Raybaudi e da Oliva riportavano il grado di qualità. Vitale preannuncia che la Sassone ha in programma di rilasciare certificati che precisano il grado di qualità secondo quanto evidenziato dal proprio catalogo.
Regno d’Italia. Nella determinazione della qualità del francobollo, entra qui in gioco la dentellatura che deve essere intatta: la mancanza di un dentello fa perdere all’esemplare il 90% del suo valore. La dentellatura fa inoltre evidenziare un altro parametro al quale i collezionisti di oggi sono estremamente attenti, la centratura. Giuseppe Vitale fornisce un esempio rappresentato dal numero uno del Regno, il 10 cent dentellato bistro giallastro del 1862 allo stato di nuovo e con gomma integra: l’esemplare con ottima centratura vale 27.000 euro, ma se è privo di un dentello la quotazione scende a 3.000 euro, l’esemplare con gomma integra e centratura standard vale 18.000 euro, ma se è privo di un dentello la quotazione scende a 2.000 euro e risulta invendibile. Mentre i primi numeri di Vittorio Emanuele II hanno goduto nella nuova edizione del catalogo qualche ritocco in su, il settore di Vittorio Emanuele III, comprese le lunghe serie commemorative – negli ultimi quattro anni – è rimasto invariato. Vitale è sicuro che nei prossimi anni il settore riprenderà a crescere.
Repubblica. Quasi tutto fermo. In questi mesi di crisi finanziaria molti collezionisti che avevano potuto investire solo sulla Repubblica, per bisogno di liquidità hanno ceduto la loro raccolta ed i commercianti bene o male hanno assorbito il materiale offerto. Anche per questo settore che rimane il più popolare e rappresentativo della nostra storia moderna Giuseppe Vitale è fiducioso che il mercato possa ripartire presto. Comunque (aggiunge lo scrivente) un contributo essenziale è atteso dalle autorità postali che devono ridurre drasticamente le tirature, far sì che gran parte di queste ridotte tirature possano essere disperse per uso postale (basta rendere disponibili a tutti i rivenditori di marche postali solo e unicamente i commemorativi e non i francobolli di posta ordinaria che hanno una funzione solo di riserva in mancanza dei primi) ed esigere dal Poligrafico di Stato la bellezza iconografica delle novità che quasi sempre, purtroppo, sono rappresentate da immagini affrettate e banali.
Colonie e Occupazioni italiane. Molte serie sono state ritoccate al rialzo. Sul mercato – precisa Vitale – non c’è nulla e il settore, sempre consigliato da Vitale per le sue tirature assai limitate, negli ultimi cinque anni ha raddoppiato le proprie quotazioni. Ci sono collezionisti anche in Libia che raccolgono le nostre colonie, i nuovi commercianti non hanno stock, quel poco che c’è è in possesso ai vecchi commercianti e ai collezionisti.
Vaticano e San Marino. Settori stazionari con poche eccezioni rappresentate dai fo foglietti sanmarinesi Lavoratori 1948, Paesaggi 1949 e Bandiera 1951 in costante aumento in ogni edizione del catalogo.
Non può reggere il discorso di abbassare i prezzi di catalogo. Innanzitutto perché è abitudine rilasciare sempre uno sconto da quando ancora non erano nate le aste filateliche in Italia e le collezioni erano in blocco rilevate dai commercianti che le disperdevano al dettaglio con uno sconto al massimo del 20%. Oggi i commercianti non investono più nell’acquisto in blocco di collezioni e accumulo di stock, perché la maggior parte dei collezionisti si rivolge alle case d’asta ove è possibile, in determinati condizioni e in assenza di contendenti, ottenere uno sconto maggiore, e si rivolge ai commercianti solo quando una determinata voce non è reperibile all’asta. Lo stesso Vitale, noto per il suo vasto assortimento, continua a rilasciare uno sconto del 20% a chi cerca una determinata serie, e quando nel suo stock una voce è carente, l’acquista a metà catalogo. Ne deriva che le quotazioni Sassone non sono alte, è cambiato invece il modo di acquistare i francobolli.
Un altro aspetto critico del mercato, evidenziato da Vitale, è rappresentato dai listini in generale. Ce ne sono molti, spesso riportano serie pregiate a prezzi bassi (come ad esempio una serie Democratica della Repubblica a soli 400 euro). Succede che – una volta vendute quelle pochissime serie a disposizione (se non una sola) – non ne hanno più disponibili, ma hanno creato ugualmente una confusione tra i collezionisti lasciando una traccia negativa su quelle voce: la deontologia professionale dovrebbe suggerire a chi stila un listino di assicurarsi che delle voci elencate la disponibilità non debba essere di un’unità ma almeno di 10 / 20 serie.
Rapporti ed equilibri tra commercio al dettaglio e case d’asta. È precisa e personale opinione di Giuseppe Vitale che debba esserci una separazione di ruoli tra i commercianti al dettaglio e le case d’asta. Per evitare che serie medie (tipo Radiodiffusione e Repubblica Romana del settore Repubblica) vengano vendute singolarmente all’incanto a prezzi non in armonia col mercato al dettaglio, questa tipologia di francobolli dovrebbe essere dettagliata solo dai commercianti, una forza che purtroppo si sta decimando. “Il commerciante è colui che fa nascere il collezionista con la sua esperienza e i suoi consigli” sostiene Vitale, “e purtroppo è una figura che sta diventando sempre più rara. Nel 1980 c’erano a Milano circa 50 negozianti di francobolli, ora se ne contano solo una ventina”.
Per i grandi acquisti insomma si va all’asta, come si va al supermercato per le grosse spese, mentre lasciamo alla “bottega antiquariale” il compito di affascinare chi entra e guidarlo verso il collezionismo.
Filatelia antiquariale: un problema spinoso
“Si ha anche poca conoscenza della rarità di certi antichi francobolli allo stato di nuovo e di assoluta genuinità e freschezza, in quanto continua a sussistere un problema spinoso che turba il mercato”, sottolinea Giangiacomo Orlandini, che affronta ogni giorno questo problema all’atto di esaminare i lotti proposti per la vendita nelle aste romane. Parliamo degli “esemplari rigommati” corredati perfino da un certificato peritale che li attesta “con gomma originale”. Sono esemplari che vanno trattati come “senza gomma” con il loro specifico prezzo, e la loro diffusione confonde sulla “reale reperibilità della specifica emissione sul mercato” i commercianti, i collezionisti e gli stessi curatori dei cataloghi. Lo stesso Orlandini suggerisce di rivolgersi negli acquisti a seri commercianti e a richiedere sempre certificati fotografici rilasciati da periti professionisti e specializzati in quello specifico settore. “Purtroppo alcuni periti continuano a dichiararsi esperti a 360°, invece che limitarsi ad un’area ben specifica, firmando certificati per qualsiasi tipo di francobollo. I risultati di questo comportamento continuano a rimanere all’ordine del giorno: oltre ai francobolli rigommati passati per “esemplari con gomma integra”, bisogna fare i conti con “francobolli stranieri con sovrastampa falsa” certificati come “originali”, francobolli delle colonie inglesi, dai quali erano stati cancellati gli annulli fiscali o la sovrastampa “saggio”, dichiarati “originali”, o ugualmente francobolli delle colonie inglesi rigommati e passati per “originali nuovi con gomma”, lettere di francobolli classici italiani truccate con la sostituzione di uno o più esemplari e attestate “originali””.
Un passo indietro già auspicato da Orlandini da parte di chi è disponibile ancora oggi a firmare tutto non è stato fatto e le conseguenze sul mercato non hanno tardato a manifestarsi. La necessità di specializzarsi in un ristretto settore e di rifornirsi di adeguati confronti, ovvero di francobolli realmente originali, è un atto indispensabile per il bene del collezionismo.
Rarità “ancora sottoquotate”
È ormai un dato di fatto che il collezionismo filatelico colto e attento sta dirigendo la propria attenzione a tutti qui lotti proposti all’asta (soprattutto affrancature) che per la loro rarità, interesse storico – postale rappresentano un vantaggioso affare. Tutte le raccolte sono potenzialmente interessanti, non ci sono settori di serie B. Spetta all’appassionato di dare valore aggiunto alla sua raccolta grazie a un profondo studio del settore e grazie alla sua prontezza a cogliere le varie opportunità offerte dalle aste. Anzi, come ha evidenziato Giangiacomo Orlandini, quando appare sul mercato una ben determinata raccolta, d’incanto compaiono molti appassionati in quel determinato settore, sia antico che moderno. Si conferma ad esempio la ricerca di rare e belle lettere di Sicilia e di esemplari dalle rare tonalità di colore per collezionisti che vogliono specializzare la propria raccolta, mentre sono stati ottenuti buoni risultati delle recente asta “Gioele” per gli “errori” moderni italiani (di stampa e di colore), settore ormai ambito nella filatelia internazionale.
Dove si potranno trovare le maggiori opportunità di rivalutazione e quindi di investimento?
In ambito nazionale, innanzitutto nel settore degli annullamenti degli antichi Stati italianiche, fatta eccezione di quelli del Lombardo Veneto, sono negletti e sotto quotati. È un campo vastissimo, ancora trascurato, è necessario comunque trovare materiale di qualità e di pagare, per questa qualità, il “giusto” prezzo. Intanto sussiste una certa confusione per i primi numeri del Regno. Non è vero che questi non si vendono, precisa Orlandini, anzi si vendono benissimo se sono “belli di centratura e con gomma originale”. Purtroppo il mercato è invaso da materiale che non ha quest’ultimo requisito e semmai è accompagnato da un certificato peritale che ne attesta impropriamente l’originalità della gomma: questo materiale è comunque collezionabile e vendibile, ma vale sulla base dei “senza gomma”. Il collezionista deve perciò rivolgersi a commercianti e case d’asta serie e competenti che dichiarino chiaramente lo stato reale del pezzo e non si difendano dietro un certificato che non dice come stanno le cose. Anche nel vastissimo settore delle ex Colonie italiane e degli Uffici Italiani all’Estero si possono costruire raccolte interessanti, anche con modeste risorse finanziarie e impegnando bene il proprio denaro. Per esempio ci sono cataloghi d’asta delle case tedesche e francesi voluminosi come elenchi telefonici dedicati solo agli annullamenti delle rispettive colonie. In Italia invece non viene pubblicato nulla di simile, raramente si vede qualcosa: è materiale che costa poco ed in molti casi è introvabile, appena esce qualcosa è immediatamente assorbito. In quanto alle rarità classiche dello stesso settore, certamente costano migliaia di euro, ma niente a che vedere con certe quotazioni di francobolli nuovi del Regno ormai trattati a decine di migliaia di euro.
In ambito internazionale, si suggerisce sempre l’immenso settore della Posta Aerea (primi voli, Zeppelin, annulli, ecc), perché non è speculabile (perché non ci sono le quantità sufficienti per questo genere di manovre), mentre il materiale comune è comune e costa per tale. Ci sono cataloghi specializzati che possono dare informazioni attendibili da tutti i punti di vista. Ognuno può seguire il campo che vuole e svilupparlo come meglio crede. A conferma di tutto questo i prezzi stanno reggendo bene alla crisi, e continuano ad apparire sempre nuovi collezionisti.
Il settore “più giovane” sul mercato, anche se più antico anagraficamente, è quello dellaprefilatelia, ovvero dei documenti postali cartacei risalenti all’epoca in cui il francobollo non era stato ancora adottato. In particolare sono ricercati gli antichi documenti appartenenti al periodo che va dal Trecento al Seicento, le cosiddette “destinazioni” e le missive indirizzate all’estero o provenienti dall’estero. Nella raccolta “Gioele” è stata venduta per 6.500 euro, contro una base di soli 2.500, la collezione di filografia “La parola scritta” composta da 12 lettere o testi a partire dal 1160: la raccolta inizia con “Le omelie sul Vangelo” di San Gregorio Magno sui dogmi della fede su pergamena e comprende anche l’annullo inglese “Bishop” e la lettera del Doge di Venezia, Loredan con scritta “Cito” sul frontespizio. Già due anni fa la Harmers aveva disperso a Londra la raccolta di Paul M. Zatulove di 4000 anni di storia della comunicazione scritta che, a partire da una tavoletta sumera in caratteri cuneiformi del 2032 a.C., ripercorreva lo sviluppo del trasporto postale e di conseguenza della civiltà umana fino alla conquista dello spazio (la prima corrispondenza su papiri e pergamene, gli antichi sigilli ed annulli, l’introduzione del francobollo, i primi trasporti via terra su cammello e su cavallo, per acqua a cominciare da canoe e battelli a vapore, per aria a cominciare dalle mongolfiere, dai dirigibili e dai piccioni viaggiatori). La prefilatelia è uno degli esempi più eclatanti di quanto affermato in questa brochure, per anni è stata negletta e trascurata dopo la scomparsa di grandissimi collezionisti internazionali. Negli ultimi due / tre anni ha conosciuto una popolarità imprevista e sorprendente, merito si di pubblicazioni specializzate nel settore, ma anche grazie all’intelligenza dei nuovi collezionisti che hanno trovato un campo molto vasto da esplorare. Il materiale non è stato speculato, quello che è raro e interessante è raro veramente e non può essere oggetto di speculazione. Il settore può avere ed avrà degli incrementi, e questo non dipenderà solo dalla comparsa di nuovi collezionisti né da manovre speculative che, in diversi settori, hanno portato anche nei cataloghi prezzi in molti casi assurdi senza nessuna logica di assorbimento collezionistico. Certamente anche i commercianti dovranno studiare, documentarsi se vorranno essere attivi: non mancano le pubblicazioni, non mancano mostre intelligenti dove potranno documentarsi. In genere il collezionista non pretende che il commerciante sappia tutto, ma almeno qualcosa, poi sarà lui a diventare molto più esperto, e questa attitudine sarà premiata anche dal punto di vista finanziario.