The Playboy Collection da Christie's

THE YEAR OF THE RABBIT

christiesplayboy01 — Lotto 19, Tom Wesselmann (1931-2004), Mouth #8, oil and liquitex on linen, 190.5 x 246.4 cm., stima $2,000,000 - $3,000,000

New York, 8 dicembre 2010, Rockefeller Plaza

La casa d’aste Christie’s mette all’asta a New York, martedì 8 dicembre 2010 oggetti dalla collezione Playboy in una vendita speciale intitolata The Year of the Rabbit. All’incanto circa 125 diversi lotti, tra dipinti, stampe originali e fotografie di grandi maestri (Newton, Ritts). Per un totale di 80 foto, molte delle quali sono state pubblicate sulla rivista Playboy.

Tra le opere d’arte: un gouache di Salvador Dali ($100,000 – $150,000 ) che per anni è stato appeso nella camera da letto di Hugh Hefner, con un nudo di donna reclinato. Opera acquistata direttamente dall’artista nel 1966.

Sempre tra i dipinti, ce n’è uno firmato Tom Wesselmann “Mouth No. 8″, stimato 2 – 3 millioni. Commissionato all’artista dall’ Art Director di Playboy, Arthur Paul, che dal 1966 è diventato la sintesi della sua iconica serie Mouth, iniziata da Wesselmann nel 1965.

L’asta comprende anche immagini di personaggi famosi come Charles M Schulz, padre dei Peanuts, il musicista Duke Ellington, il mattatore Lenny Bruce, Charles M Schulz e il comico Dan Aykroyd. Così come le conigliette più o meno famose passate per le pagine patinate della rivista come Pamela Anderson, Jenny McCarthy e la defunta Anna Nicole Smith.

Non mancano i pezzi da novanta come gli scatti di Marilyn Monroe e di Brigitte Bardot giovanissima. Così pure le supermodel dei mitici Novanta: Elle MacPherson e Stephanie Seymour. Oltre alla più recente ‘regina’ del Bourlesque Dita von Teese.

Hefner sosteneva che il suo Playboy aveva aiutato a cambiare lo stile della pubblicità, abbattendo quei muri tra arte e arte di consumo. Prima dell’avvento di Playboy l’arte pubblicitaria era essenzialmente solo realistica come quella di Norman Rockwell. La rivista di Hefner introdusse nell’illustrazone commerciale una nozione più ampia di espressione che andava dall’astratto al semi-astratto, prima presente solo nell’arte alta delle gallerie.