È deflagrata la guerra di “liberazione” della Libia. La Coalizione dei Volenterosi bombarda allegramente le postazioni dei governativi, peraltro spesso indistinguibili sia dai ribelli (e dai governativi stessi, non sapendo bene chi siano e cosa vogliano i ribelli) che dai civili, mah!
Tranquilli, non sono impazzito e non mi impanco a stratega de noantri, a Kissinger della Bovisa.
Però una piccola riflessioncina permettetemela, facendo perno su alcune considerazioni inerenti al petit monde artistico, che necessariamente andrò brutalmente a sintetizzare.
E’ tra la fine degli anni 50 e l’inizio dei fab sexteen che avviene la radicale mutazione con l’irrompere sulla scena delle masse, protagoniste delle moderne democrazie, che decretano la fine della cultura come fino ad allora intesa e inaugurano l’evo della Comunicazione, vero vitello d’oro della nostra era. Le ultime e raffinate creazioni artistiche sono appunto l’evoluzione di una crasi tra i cascami di un post duchampismo ibridato su le geniali intuizioni wharoliane, declinazioni di un evoluto linguaggio che vede nella Comunicazione le ragioni della propria esistenza.
Così, molto sui generis… Ora, che c’entra tutto ciò con aguera? C’entra, eccome, a mio avviso. Ho la sgradevole e netta sensazione che le decisioni prese dai nostri governanti planetari non siano assunte sulla base di un fredda ed attenta analisi, anche cinica, di strategici interessi sia economici che geopolitici, con le relative assunzioni di responsabilità derivanti da una lucida percezione della posta in gioco. No, mi pare piuttosto che tutto ciò avvenga seguendo un copione scritto dagli spin doctor, dai pubblicitari della politica, ansiosi di inviare messaggi che si rifrangano caleidoscopicamente nel gioco dei mille specchi che rimandano l’immagine dei rispettivi commitenti, ansiosi di posizionarsi e rappresentarsi sul palcoscenico della grande mise en scène, come profeticamente annunciato da Guy Debord nel lontano ‘67. Messaggi propalati da stuoli di di giornalisti embedeed del luogocomunismo, eccitati all’idea che le rivolte dei Beduini del deserto piuttosto che delle masse di diseredati dell’alto Nilo, fomentate non si sa da chi, siano spontanee ribellioni di studenti di Berkley, popolo di internet, utenti della RETE!
Ecco, cari artisti, altro che Biennale e Moma, qui avete dei concorrenti straordinari con a disposizione sterminate platee, rivali imbattibili nel rappresentare comunicativamente l’insipienza tutta del nostro naufragato occidente, mentre là fuori la terra ed il mare tremano riportandoci alla nostra piccolezza di pulci scrollate dal manto di un cane, piuttosto che storditi spettatori di rivolgimenti epocali alle porte di casa nostra. Auguri… e tutti a Tripoli !
in punta di pennino