L’URLO DEI RECORD
Edvard Munch, The $cream, 1895
Classifica opere d’arte battute all’asta (aggiornata a giugno 2012)
1. Edvard Munch, “The Scream” (2012) – 119,9 milioni di dollari
2. Pablo Picasso, “Nude, Green Leaves and Bust” (2010) – 106,5 milioni di dollari
3. Alberto Giacometti, “L’Jomme qui Marche I” (2010) – 104,3 milioni di dollari
4. Pablo Picasso, “Garcon à la pipe” (2004) – 104,2 milioni di dollari
5. Pablo Picasso, “Dora Maar au Chat” (2006) – 95,2 milioni di dollari
6. Gustav Klimt, “Portrait of Adele Bloch-Bauer II” (2006) – 87,9 milioni di dollari
7. Mark Rothko, “Orange, red, yellow” (2012) – 86,9 milioni di dollari
8. Francis Bacon, “Triptych in Three Parts” (2008) – 86,3 milioni di dollari
9. Vincent Van Gogh, “Portrait du Doctor Gachet” (1990) – 82,5 milioni di dollari
10. Claude Monet, “Le Bassin aux Nymphéas” (2008) – 80,5 miliorni di dollari
Dal nostro inviato a New York, Luca Zuccala. Un dolce maggio dal sapore irrequieto. Questa notte, mercoledì 2 maggio 2012, è appena passato all’asta di “Impressionist & Modern Art” di Sotheby’s New York, l’iconico Urlo di Munch. Una delle quattro versioni del capolavoro è stata aggiudicata a 119,9 milioni di dollari (91 milioni di euro). Si tratta dell’ultima rimasta in mani ad un privato e ha battuto il record precedente di “Nude, Green Leaves and Bust” di Pablo Picasso venduto nel 2010 a 106,5 milioni di dollari. Chapeau Edvard.
Proviamo a entrare all’interno della vertigine claustrofobica del quadro, seguendo i saggi e le chiavi consegnatici da Sotheby’s in questi caldi giorni statunitensi. Attualissimo a dispetto dei suoi quasi 120 anni, l’Urlo di Munch ha lasciato attonito il mondo intero, ancora una volta. A colpi di offerte che crescevano di dieci milioni di euro al minuto l’angoscia esistenziale dell’icona arricchiva l’esistenza del proprietario, quel Petter Olsen, figlio di Thomas Olsen storico mecenate dell’artista norvegese. In 12 minuti si è battuto ogni record, anche se qualche cosiddetto bookmaker sperava in qualcosa di più. Alla faccia della crisi e del Vecchio Continente. Mentre nel cuore della primavera di Manhattan si infrangeva il muro dei top price di sempre, all’interno del rettangolo di tela urlante si spezzava Nordstrand, un quartiere di Oslo. Saturo di angoscia, mentre, ora, nel 2012, in silenzio sente l’eccitazione estatica della sala che scroscia. Gridolini e non grida. Munch è il cantore dell’ipocrisia delle relazioni umane: un’umanità che soffre e un’altra che non riesce o non vuole sentire le urla di dolore. Qua, è un suono forse ipocrita, là fu un più vero “Skrik“, un grido straziante e un “Der Schrei der Natur” come volle in tedesco chiamarlo Munch. Qua oramai tarda notte…
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“Camminavo lungo la strada con due amici quando il sole tramontò,
il cielo si tinse all’improvviso di rosso sangue.
Mi fermai, mi appoggiai stanco morto ad una palizzata.
Sul fiordo nero-azzurro e sulla città c’erano sangue e lingue di fuoco.
I miei amici continuavano a camminare e io tremavo ancora di paura…
e sentivo che un grande urlo infinito pervadeva la natura.”
Tre opere di Andy Warhol (1928-1987) ispirate a “L’Urlo” di Munch