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Un capolavoro ritrovato: il Martirio di San Lorenzo del Tiziano‏

l Martirio di San Lorenzo della chiesa dei Gesuiti a Venezia, capolavoro di Tiziano, è stato “adottato” dalla Banca d’Alba che lo ha affidato per il restauro al laboratorio di Nicola Restauri di Aramengo, nell’Astigiano.

Per importanza dell’opera (tra le fondamentali nella produzione del maestro veneto), per le dimensioni (la pala misura quasi 5 metri d’altezza) e per la complessità d’intervento, si tratta di uno degli interventi di restauro tra i più complessi e importanti in corso attualmente in Italia su pale d’altare di epoca rinascimentale.

La scelta della Banca d’Alba di farsi carico del recupero dell’imponente tela è un omaggio al Santo raffigurato, Lorenzo, patrono d’Alba.

Il Martirio di San Lorenzo è giunto nel laboratorio di Aramengo nel settembre del 2011, dopo che l’opera è stata esposta per qualche tempo nella sede della Banca d’Alba, nel cuore del capoluogo delle Langhe, così com’era. Parallelamente all’esposizione, gli esperti del Laboratorio, in accordo con i tecnici della Soprintendenza veneziana, hanno messo a punto gli ultimi dettagli del protocollo di intervento.

Le successive analisi, condotte in laboratorio, hanno documentato quanto già appariva evidente: i notevoli problemi conservativi dell’opera di Tiziano. Che la pala fosse in stato di sofferenza era ben noto. Già durante l’Ottocento si era rivelato necessario ricorrere a pesanti restauri, ripetuti poi nei decenni successivi. Oggi il dipinto mostra vistose alterazioni di colore in corrispondenza delle vecchie integrazioni, numerose macchie, ingiallimenti, ossidazioni, colature e prosciughi, tanto da rendere quasi impossibile percepire la straordinaria bellezza e originalità del capolavoro del Vecellio.

Il Martirio di San Lorenzo è stato dipinto tra il 1546 e il 1559, da un artista ormai già celebre in tutta Europa. E’ un dipinto che rappresenta una svolta nella pittura del Tiziano, per l’impostazione e per la scelta cromatica, lontanissime dai capolavori dei decenni precedenti, e per l’iconografia. Qui la pala d’altare non è più nitida e serena composizione, ma scena convulsa, drammatica, spettrale in cui nulla conserva contorni precisi e tutto è mosso, sgranato, incerto.

Il Santo vi è raffigurato disteso sulla graticola, in attesa di subire il martirio, avvenuto a Roma nell’anno 258, il 10 agosto appunto.
Il fuoco avvampa sotto il corpo vivo di Lorenzo, attizzato da un uomo ripreso di spalle. Intorno a lui, i carnefici e alle loro spalle un tempio in stile corinzio e l’effigie di una divinità pagana. Il tutto nel buio di una notte appena rischiarata dalle fiamme sotto la graticola e da un torcia innalzata forse dai carnefici.
La scelta di una rappresentazione notturna consente al maestro di scardinare, attraverso sciabolate di luce, l’ordine prospettico, accendendo fiammate di colore in un vortice visivo in cui brucia ogni certezza del classicismo.

In questi mesi il magnifico capolavoro è stato minuziosamente studiato dall’occhio degli esperti, da quello dei microscopi e degli apparecchi a raggi ultravioletti, radiografato. Tutta questa mole di documentazione ha consentito, oltre che di capire non pochi segreti della genesi e delle vicende del capolavoro tizianesco, di definire una precisa strategia di intervento, passo passo concordata tra la Direzione dei lavori, affidata a Claudia Cremonini della Soprintendenza di Venezia, affiancata dalla restauratrice Gloria Tranquilli, coadiuvate da una equipe tecnica.

Gli interventi di restauro, completamente documentati, sono in dirittura d’arrivo e Il Martirio di San Lorenzo, ritrovata la freschezza e la naturalezza delle forme e dei volumi, le pennellate guizzanti originali, si conferma tra i vertici assoluti della pittura del Cinquecento.

«L’intervento sostenuto da Banca d’Alba è veramente encomiabile – commenta il Prof. Lionello Puppi, docente emerito dell’Università Cà Foscari di Venezia, massimo esperto del Tiziano – perché ha consentito di poter recuperare un capolavoro in condizioni di conservazione disastrose e che senza questo intervento avrebbe corso il rischio di diventare illeggibile. Si tratta di uno dei capolavori assoluti del Vecellio e al tempo stesso una visione pittorica notturna tra le più impressionanti al mondo. Per la fine dell’anno uscirà anche un volume monografico che racconterà la storia del dipinto fino all’avventura straordinaria di questo restauro, che consegna un’opera importantissima agli studiosi e agli amanti dell’arte, che altrimenti sarebbe andata perduta».

Il capolavoro restaurato, inserito in una mostra documentativa della sua storia, delle sue vicende e del restauro, nonché di una presentazione del suo autore, sarà esposto ad Alba, presso Palazzo Banca d’Alba, anch’esso da poco restaurato.

Qui si potrà ammirare dal 28 maggio alla fine dell’anno corrente.
«Per la nostra città – afferma il Presidente di Banca d’Alba, Felice Cerruti – si tratta di un evento eccezionale. Alba, già celebre per le sue specialità enogastronomiche (tartufo e vino su tutte) e per il suo paesaggio, potrà così, con l’esposizione di un grande capolavoro restaurato e “ritrovato”, accrescere il patrimonio culturale della zona, già di per sé molto ricco. Siamo orgogliosi di permettere a tutti i nostri Soci ed al nostro territorio di visitare un’opera che normalmente si può ammirare solo nei principali circuiti artistici mondiali. È un omaggio che Banca d’Alba intende fare alla città, alle Langhe e al Roero, oltre che a tutta la cultura italiana».

Orari di apertura al pubblico (a partire da lunedì 28 maggio, fino a fine anno):
lunedì, giovedì e venerdì: 15-18.30; sabato e domenica: 10,30-12,30 e 15-19

Per informazioni: tel. 0173/362958 – cell. 335/6394015 – mail: eventi@wellcomonline.com
Per prenotazione visite guidate: 0173/363480 – mail: itinera@piemonteitinera.net

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