Entrare alla Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea a Roma e sentirsi dire: “Ci dispiace, ma la parte dove si trova l’arte dell’ottocento è chiusa al pubblico per mancanza di personale.” “Ah, molto bene. E la parte dove si trova l’arte moderna?” “Quella è aperta, ma solo per un’ora, dalle 15,30 alle 16,30. Stesso motivo.” E siamo stati anche fortunati. Siamo arrivati alla GNAM alle 15,40. Senza parole. Eppure in Italia tutto è possibile, anche fare queste figure assurde -per non dire altro- di fronte ai turisti che arrivano dall’estero per visitare l’eterna e i suoi musei o dinnanzi a dei semplici compatrioti che magari avrebbero voluto passare una giornata o un pomeriggio soltanto tra le meraviglie di questa galleria. Inutile sprecare infinite parole su quanto la cultura in Italia venga messa all’ultimo gradino di una scala di valori dove è stata invertita la rilevanza di ciò che è veramente importante per un paese. Almeno siamo riusciti a visitare la parte dedicata all’arte moderna e godere, per esempio, dello splendore de “Le tre età della donna” di Gustav Klimt. Anche se con un occhio sempre puntato sull’orologio. Perché questa galleria pullula di capolavori. Van Gogh, Boldini, l’illuminante sole di Pellizza da Volpedo, solo per citarne alcuni. Niente da fare. Tempo scaduto. E’ già ora di andare.
Fino a qui tutto bene -si fa per dire- se non fosse che, arrivati al MAXXI di Roma, ci rendiamo immediatamente conto della bellezza e della maestosità del progetto dall’archistar Zaha Hadid. Ma la collezione del museo? Tutto qui? I giornalisti pagano il ridotto -per i quali di solito i musei sono gratis- forse perché, se non chiedessero i soldi anche anche a noi, questa fantastica struttura fallirebbe ancora prima. Non si possono permettere di far entrare gratis nessuno. Tutti i soldi sono stati spesi per l’involucro, che dovrebbe contenere una collezione di arte contemporanea da fare invidia alla Tate, data la struttura. Invece no. Le acquisizioni sono mirate, perché bisogna tenere bene presente il budget a disposizione (quasi nullo ormai). Ma ecco spuntare un’opera di Anish Kapoor inquietante e maestosa come sempre -chissà che non la stiano pagando ancora a rate. E poi foto, installazioni. Un luogo comunque perfetto per accogliere l’arte contemporanea, che molto spesso non propone soltanto quadri, ma oggetti di grande formato. Mostre temporanee al piano terra. Tanto spazio inutilizzato. Troppo spazio. A farla da padrone sono le mura, i finestroni, le scale, la luce di questo imponente luogo che non valorizza le opere esposte, ma quasi lo annulla. I soldi sono finiti. Ed erano finiti ancora prima di terminare i lavori per l’opera, tanto da dover far aggiungere altri dieci milioni di euro di finanziamenti per far sì che il progetto non venisse abbandonato a se stesso -come tanti altri progetti nel nostro paese. Ecco spiegata una collezione a nostro parere scarna composta da artisti non certo di spicco del panorama contemporaneo italiano e internazionale. Senza offesa.
Vittorio Sgarbi definì il MAXXI “un mausoleo per la Hadid” e “un cesso costato 160 milioni di euro”. Ma si sa, il critico d’arte in questione non usa mai mezzi termini.
Il museo, quest’anno, è anche stato commissariato. Indovinate un po’? Per mancanza di soldi. I bilanci non quadrano e non si può andare avanti così. Anche perché le nostre istituzioni non ricevono finanziamenti dallo stato. Basti pensare che il Macba di Barcellona riceve il 75% di contributi pubblici. Il Reina Sofia l’80%. Il Metropolitan riceve ben 11 milioni di dollari dal comune di New York e la Tate Modern 54 milioni di Sterline. Tanto per essere chiari.
Non si riesce a fare tesoro delle ricchezze di Roma e dei suoi monumenti storici, figuriamoci pensare alla GNAM o al MAXXI (che razza di sigle poi). E non siamo finiti in altre gallerie o musei della capitale. Quasi non osiamo immaginare cosa avremmo potuto trovare e constatare. Roma culla dell’arte? Sì, ma solo Avanti Cristo.