Riflessione al vetriolo
Sull’Iphone continuano ad arrivare notizie seriamente preoccupanti circa lo stato di salute dell’economia mondiale e nel Bel Paese la confusione regna sovrana. Qui invece, nel fortino di Art Basel, tutto questo casino non si avverte per nulla e si scivola leggeri da uno stand all’altro trasportati da un flusso intenso, ma non oppressivo, di pubblico, il più chic, ricco e competente che possiate immaginare. La fiera, per quel che il vostro rubricante ha potuto sinora vedere, è bellissima: stand stellari e prezzi inarrivabili accentuano la sgradevole sensazione che l’accelerazione impressa alle quotazioni dal mix in corso di mondializzazione e finanziarizzazione estrema ci sospinga sempre più ai margini del big game.
Qui costa tutto un botto, prendete la forbice alta di qualsiasi top price d’asta e moltiplicatelo per due, tre ed anche più, secondo la formula di Basel per Altezza, et volà, una flautata ed educata vocina vi sparererà una cifra da lasciarvi storditi. E’ il mercato bellezza! E’ la domanda che determina l’offerta, e qui la domanda è robusta.
Eccoci risospinti dunque nei confini di un’Italietta che credevamo di esserci lasciati alle spalle e che, con l’asprezza della crisi e soprattutto con l’ottusità di normative che, ai fini della determinazione del reddito, ci costringono a rendicontare financo i centilitri di minzione prodotta, si ripresenta come un convitato di pietra a chiederci il conto. Qui neanche l’euro ci salva (ammesso che qualcuno ci creda), il cambio è quasi alla pari, e un caffé costa quattro o cinque franchi. Bentornati in serie C.
Qui Basel. Fine prima puntata.
in punta di pennino
il Vostro LdR