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Il Carapace svelato, apre la cantina-scultura

Artisti, vignaioli e banchieri. Tutti assieme al riparo del Carapace, l’ultima e maggiore opera dello scultore Arnaldo Pomodoro, visitabile da oggi a Bevagna, in Umbria, tra i filari di Sagrantino della Tenuta Castelbuono. E’ la prima scultura al mondo trasformata in cantina. Un lavoro di otto anni voluto dal grande vecchio del vino italiano Gino Lunelli, il trentino delle Cantine Ferrari, e affidato all’altro grande vecchio dell’arte italiana, Pomodoro. “Più una vernice che una inaugurazione”, l’ha definita lo scultore.L’opera è stordente e affascinante, più ancora di quanto già si poteva intuire qualche mese fa quando venne presentata alla Triennale di Milano. Il guscio color rame sale dalla terra come una collina, ha lacerazioni e percorsi che fanno pensare ad una antica astronave dimenticata da qualche civiltà sconosciuta. Pomodoro ha disegnato tutto, il rosso bancone circolare per la degustazione, persino il lavandino azzurro e tondeggiante che avvolge i bagni. E ovviamente la bottaia rarefatta e la scala elicoidale che sembra portare il banco di degustazione verso il cielo.

La terza generazione dei Lunelli, i cugini Matteo, Marcello, Alessandro e Camilla, ha fatto gli onori di casa, tra i 200 ospiti invitati al pranzo: c’erano il banchiere Alessandro Profumo, il farmacologo Silvio Garattini, i Gaja, i Lungarotti i Frescobaldi e Francesco Zonin del mondo del vino. Poi la presidente dell’Umbria Catiuscia Marini, il critico Vittorio Sgarbi, il presentatore Massimo Giletti, Andrea Vianello di “Agorà” e il padre custode di Assisi Giuseppe Piemontese.

“Una tempesta di emozioni conclude questo cantiere che, con metodo rinascimentale, è stato condotto per anni dal maestro con gli artigiani che eseguivano le sue idee – ha spiegato Marcello Lunelli – il nostro contributo all’Italia che vuole farcela usando buon gusto e bellezza e non furberie e mediocrità”.

“Ho visto questo posto e due giorni dopo avevo già deciso di puntare sul simbolo della longevità e della stabilità, un elemento di raccordo tra cielo e suolo”, ha raccontato Pomodoro. Accanto alla cantina un’enorme dardo piantato sulla terra, che “rappresenta l’attività dell’uomo e il legame con la terra”.

Ed ora, chiusa la “vernice” per il “tempio rotondo al dio Bacco”, come l’ha definito il critico Gillo Dorfles, per i Lunelli inizia l’ennesima sfida: portare nel mondo i vini del Carapace: il Montefalco Rosso (Sangiovese, Sagrantino, Cabernet e Merlot dai 40 ettari della Tenuta Castelbuono) e soprattutto il Montefalco Sagrantino, cento per cento Sagrantino, equilibrato e possente. Longevo come una tartaruga.

(Le visite: da martedì alla domenica prenotando allo 0742 361670)

(Fonte: Corriere della sera)

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