Verrà inaugurata sabato 23 giugno la nuova esposizione proposta dal CIAC Centro Italiano Arte Contemporanea di Foligno: dedicata a Vincenzo Agnetti, rimarrà aperta per tutta l’estate fino al 9 settembre.
Singolare protagonista outsider dell’arte italiana degli anni Sessanta-Settanta, Agnetti è considerato uno dei massimi esponenti dell’arte concettuale internazionale, oltre ad esserne stato maestro e precursore in Italia.
La sua attività fu prolifica e multiforme: artista visivo, poeta e scrittore, ha realizzato dal 1967 al 1981 – anno della sua improvvisa morte – dipinti, sculture, azioni e scritti, spesso dedicati all’opera di artisti amici, come Manzoni e Castellani. L’orbita comune era quella della rivista d’arte e della galleria Azimuth, della casa editrice di Vanni Scheiwiller, che Agnetti amplia con i suoi numerosi viaggi: dalla Norvegia al Qatar, sostando per lunghi periodi a New York e in Sud America, dove fa esperienza nel campo dell’automazione elettronica, indispensabile per la realizzazione delle sue macchine visionarie.
La mostra al CIAC di Foligno, curata da Italo Tomassoni e Bruno Corà, presenta circa cinquanta opere emblematiche del percorso di Agnetti: capolavori affascinanti come la Macchina drogata, l’Apocalisse, il Libro dimenticato a memoria, gli Assiomi i Feltri, le Photo-Graffie.
Le opere e i documenti esposti restituiscono un quadro completo della sua attività, e mostrano come egli sia riuscito a produrre “luoghi vivi dell’immaginario” – scrive Bruno Corà nel suo testo per il catalogo della mostra – e come “in tutta l’azione poetica di Agnetti il vuoto, il silenzio e l’oblio siano sempre latenti… Dimenticare, perdere, cancellare sono infiniti coniugati alle forme di volta in volta da lui concepite. E sono tutti predicati della memoria e del tempo, attore primario della drammaturgia agnettiana”.