E’ arrivato il giorno della verità per l’Autoritratto dei misteri, il capolavoro di Leonardo da Vinci da tempo gravemente malato. Oggi l’Istituto Centrale per il Restauro darà in una conferenza stampa il verdetto finale sul futuro di una delle opere più amate e conosciute al mondo, il volto di un uomo ormai anziano dalla barba bianca e fluente entrato così tanto nella nostra cultura da essere stato caricato a bordo del Curiosity della Nasa per rappresentarci nel volo verso Marte.
La conferenza stampa ha un titolo del tutto privo di enfasi, «Diagnostica, conservazione e tutela. I disegni di Leonardo». In realtà sarà il momento in cui si farà il punto sulle analisi eseguite sul disegno e sugli interventi da realizzare per evitare che si perda più di quanto già non si sia perso.
C’è il massimo riserbo, gli esperti diranno soltanto oggi che cosa accadrà. Le ipotesi sono diverse, a questo punto. La prima è la più negativa e anche la più probabile, vale a dire il divieto di esporre di nuovo al pubblico l’Autoritratto per un numero tale di anni da far considerare quelli che hanno potuto vederlo nei due mesi di esposizione alla Reggia di Venaria Reale una specie fortunata e ristretta, destinata a non veder ripetere il miracolo per evitare l’accelerazione di un processo di degrado che sembra inarrestabile. La seconda ipotesi prevede una soluzione in extremis per accontentare il desiderio del mondo intero di vederlo di nuovo esposto e per permettere alla Biblioteca Reale di Torino dove è custodito di organizzare ancora brevi e superprotetti eventi a cui il direttore regionale per i Beni culturali del Piemonte, Mario Turetta, non ha mai fatto mistero di tenere. Senza mai muoversi da Torino, però, perché l’Autoritratto non può sopportare ulteriori spostamenti dopo il viaggio all’Istituto Centrale per il Restauro di Roma per farsi esaminare.
Questa seconda ipotesi tuttavia annovera molti contrari fra gli esperti che hanno avuto modo di vedere il male nascosto sotto il volto del genio rinascimentale. Non a caso, dalle parole usate dai tecnici sembra scomparso il «restauro» per accontentarsi di una meno invasiva «pulitura», unico intervento possibile probabilmente nelle condizioni in cui si trova l’opera. (Fonte: La Stampa.it. Per leggere la notizia clica qui)