E’ lite tra il critico d’arte Vittorio Sgarbi e l’artista russo Michail Misha Dolgopov, autore di una scultura osé che rappresenta una fellatio (con forti allusioni a Berlusconi). Visitando l’allestimento delle mostre di Spoleto Arte a Palazzo Racani Arroni, Sgarbi, curatore dell’evento, ha visto l’opera (di cui non era stato avvertito) e in conferenza stampa ha scatenato il putiferio: “E’ una provocazione – commenta risentito Vittorio Sgarbi in una nota dell’ufficio stampa – di cui, nonostante i miei principi, non sono stato avvertito e non ho visto preventivamente la documentazione fotografica. Ho disposto pertanto di coprirla. Ho apprezzato molto il lavoro di Elisabetta Rizzuto che ha curato l’allestimento insieme al consorzio “Spoleto Nuova”, ma non posso tollerare che si facciano simili affronti senza esserne informato”.
Michail Misha Dolgopov pretende adesso un chiarimento da Sgarbi, in caso contrario ha annunciato che abbandonerà la rassegna. “Non sarò certo io a scandalizzarmi di una fellatio – osserva Sgarbi – ma ho ritenuto che non fosse praticabile altra strada che quella di coprire la statua per impedirne la visione”.
La lite con lo scultore russo si aggiunge alla polemica con il Festival dei Due Mondi con il quale il critico d’arte ha rotto il rapporto di collaborazione dopo avere scoperto che i finanziamenti vincolati alla realizzazione delle mostre da lui curate sono stati dirottati su altri settori. Adesso Sgarbi commenta: “Vorrei evitare finimondi”.
L’ARTISTA – Dolgopolov nasce a Leningrado. Eredita la passione per l’arte dal padre pittore. Le sue opere sono intimamente legate alle sue esperienze di vita e ai numerosi viaggi. Lavora inizialmente a Londra e a Roma, poi in tutta Europa, oltre che in Russia, la sua terra.
Singolare e originale il suo modo di lavorare i materiali, nella scelta dei quali presta sempre massima cura e attenzione. Filtra con l’immaginazione il vissuto personale, traducendolo, nella concretezza plastica, con sculture e con bassorilievi, in cui sono inscritte le proporzioni della classicità e dove si percepisce la lezione dei maestri sovietici. Conferisce così alle sue opere un potere simbolico, che si pone oltre la materialità e l’atto conoscitivo di ordine razionale. (Fonte: Affariitaliani.it)