Classe 1954, milanese, l’architetto Giulio Cappellini dirige l’azienda di famiglia, che ha dato nome al marchio, fondata nel 1946 ed entrata nel gruppo Poltrona Frau nel 2003. Assistente di Giò Ponti ai tempi universitari e talent scout di giovani promesse internazionali, ha portato allo scoperto in Italia artisti come Tom Dixon e Jasper Morrison. La sua celebre Poltrona Proust è stata concepita da Alessandro Mendini.
Un altro figlio di papà che si è trovato il lavoro in casa e ha guadagnato subito il successo….
Non esattamente. Essere figli di papà non sempre è facile e io temo che i miei figli non seguiranno le mie orme. La mia grande fortuna non è stata fare di cognome Cappellini, ma avere avuto dei genitori che mi hanno lasciato libertà d’azione.
Consideri che quella della nostra famiglia era una piccola azienda di arredi e io l’ho traghettata verso il design internazionale. Quindi si può dire che ho lavorato e innovato, anche se all’inizio pensavo di poter cambiare tutto in sei mesi, poi mi sono accorto che non era possibile in tempi così brevi.
Lavorato e innovato, ma che avrebbe fatto di così eccezionale, rispetto a tanti suoi colleghi?
Ho girato per il mondo alla ricerca di giovani talenti e li ho fatti conoscere in Italia, quando in pochi lo facevano.
Ha mai preso degli abbagli, scambiando per talenti dei profili mediocri?
Abbagli no, però ho instaurato collaborazioni che hanno funzionato meglio e altre peggio. Queste ultime sono legate soprattutto al mondo della moda. Per esempio ho realizzato con Paul Smith e altri stilisti delle collezioni che hanno avuto poco seguito nel mio mercato di riferimento.
Esterofilo e non curante della creatività italiana
Esterofilo si, lo ammetto, lo sono sempre stato. E’ anche vero che in Italia, dagli anni Ottanta al 2000, abbiamo registrato un vuoto di nuove proposte di designer, dopo la stagione d’oro dei nostri grandi architetti, iniziata negli anni Cinquanta e protrattasi per tre decenni. Oggi, comunque, sto scoprendo una generazione di giovanissimi architetti italiani veramente in gamba. Ho notato lo stesso fenomeno in Nord Europa.
Dica la verità: se non ci fosse stata Poltrona Frau a rilevarvi, oggi sareste un marchio sconosciuto
Poltrona Frau ha determinato la nostra fortuna sui mercati internazionali, fornendoci sinergie produttive, distributive e commerciali. Ciò che è il nostro design però non ha nulla a che vedere con la casa madre. Bisogna tenere ben distinta l’immagine del brand Cappellini da quella di Poltrona Frau. Sono comunque orgoglioso di far parte di un’azienda quotata in Borsa: lavorare per investitori che non conosciamo responsabilizza e determina l’adozione di un comportamento etico.
Lei si sente un archistar e si atteggia come tale….sbaglio?
Sbaglia di gran lunga. Io non mi stanco mai di ripetere che nella prossima vita – se ce ne sarà una – vorrò fare l’agente dei designer. Anche se ogni tanto disegno qualcosa, non mi considero così estroso come un Jasper Morrison. Sono molto più bravo come talent scout e anticipatore di tendenze che come architetto. Riesco a predire mode e fenomeni di costume, questo lo devo riconoscere.
I prezzi così alti dei mobili Cappellini non sono oggi uno schiaffo alla povertà, in tempi di crisi?
Vendiamo degli arredi con prezzi di fascia alta, ma la gran parte della nostra offerta si rivolge a una clientela giovane. E’ per questo che proponiamo anche soluzioni accessibili a tutti.
Sarebbe interessante sapere cosa intende per accessibile
Una sedia o una poltrona a 300 euro, per esempio. Oggi c’è grande libertà di scelta e abbinamento, con l’accostamento del lussuoso all’economico. Molte donne indossano un vestito di Zara con una borsa di Prada, lo stesso avviene nelle case: mobili Ikea accanto a pezzi di Cappellini. Se poi questi ultimi possono essere alla portata di tutti, meglio ancora.
Mi risulta però che vendete soprattutto in Cina, dove i nuovi ricchi non badano a spese, anzi cercano soprattutto prezzi alti
La Cina è un mercato estremamente importante per noi. Le nuove generazioni di cinesi che amano viaggiare hanno una particolare predilezione per il Made in Italy. E’ vero che acquistano prodotti di fascia alta, per un discorso di status symbol, ma sono anche attratti dalla qualità e dallo stile italiano.
Made in Italy che voi però tradite producendo in Oriente….
Non produciamo in Oriente. Per ora disponiamo in Cina di un’unità per l’assemblaggio, in funzione del mercato locale. In futuro non è escluso che porteremo dei reparti produttivi in Asia. Del resto, sul posto dove si opera è indispensabile possedere presidi di logistica.
Lei insegna in varie università anche all’estero, lo fa per passione o soltanto per immagine?
Stare a contatto con i giovani è la mia grande passione. Ho notato che, rispetto al passato, i ragazzi oggi sono attenti e curiosi. Ogni volta che tengo una lezione allo Ied o in qualche università straniera mi riempiono di domande. Mi è successo recentemente in Polonia.
E lei sa rispondere?
Il più delle volte si. Cerco di trasmettere loro la mia esperienza nel settore del design e consiglio sempre a tutti di lavorare non soltanto con la testa, ma anche con il cuore.
Deluso che i suoi figli forse non seguiranno la sua strada?
No, lascerò loro piena libertà di scelta. Del resto, da quando siamo entrati in Poltrona Frau, non siamo più un gruppo a conduzione familiare.