Nel 2001 l’artista americana aveva presentato a Milano i suoi meravigliosi e oramai famosi disegni su carte nepalesi e alcune sculture in bronzo; nel 2004 si era concentrata principalmente sulla produzione grafica, tecnica che ha da sempre contraddistinto la sua carriera artistica e, ora, presenta le sue fotografie, aspetto
altrettanto importante del suo percorso artistico e ancora poco esplorato.
La ricerca fotografica, così come il disegno e la scultura, gioca un ruolo centrale nello sviluppo dell’estetica dell’artista newyorchese. Istantanee, come taglienti schegge, costruiscono una narrazione iconografica ricca di riferimenti fiabeschi e carichi di femminilità. Smith, utilizzando la camera, disegna una dimensione concettuale di spazio e corpo incastonata in un luogo onirico e infantile. Il suo lavoro tenta di ricondurre la femminilità all’origine del mondo, indagando la figura femminile nei suoi contesti storici, sociali, affettivi e sessuali.
Un’indagine che parte dalle sculture provocatorie degli anni ’80 sino alle figure fiabesche dell’ultima produzione, estendendo i suoi confini in un’analisi più ampia, immersa nella natura e nel mondo animale. Un’intensa ricerca, anche tecnica, che va dal bronzo alla carta, dal gesso alla porcellana, che fa di questa artista uno dei personaggi più significativi dell’arte occidentale contemporanea. Le prime istantanee risalgono agli anni ’80; negli anni ’90 la fotografia influenza notevolmente il suo lavoro come testimoniano le mostre al Carnegie Museum of Art di Pittsburgh e al Center of Photography di New York. Gran parte della produzione artistica di Kiki Smith è legata alla fotografia.
La sperimentazione nella stampa comprende l’uso di fotocopie, litografie, stampe analogiche tradizionali e acquaforte. Smith è particolarmente attratta dall’interpretazione fotografica delle sue sculture e rivela, con piccoli frammenti del suo ambiente immaginario, una nuova veste delle sue opere, a volte fratturando, distorcendo e riassemblandone la connotazione estetica.
Le immagini fotografiche evocano le fiabe di tradizione nordica e porzioni di un surreale mondo domestico. Lo sguardo intimo della scultura di Kiki Smith prende vita attraverso il mezzo fotografico, dialogando con elementi naturali e bucolici. Alcuni lavori giocano con l’idea di collage, tessere di un irregolare mosaico dell’inconscio. In mostra anche una selezione di libri d’artista e un importante lavoro su pietra lavica che unisce sia la dimensione del disegno che quella del collage già presente in mostra nelle composizione fotografiche .
Kiki Smith (Germania, 1954) vive e lavora a New York. Numerosi e prestigiosi musei le hanno dedicato importanti retrospettive tra cui: the Museum of Modern Art , New York; il Walker Art Center a Minneapolis; La Fondazione Querini Stampalia a Venezia; Kunstmuseum a Krefeld; la Fundació Joan Miró di Barcelona e la Henry Art Gallery di Seattle. I suoi lavori sono nelle collezioni dei più imporntanti musei del mondo tra cui Il Centre Pompidou di Parigi.
La galleria Raffaella Cortese, in contemporanea all mostra di Kiki Smith, è lieta di presentare nel nuovo spazio di Stradella 1 la personale della fotografa ceca Jitka Hanzlovà.
I suoi lavori fotografici ruotano intorno a serie differenti nelle quali l’artista riflette la propria vita personale, offre una visione di specifici luoghi, esamina come alcune tematiche vengono tradizionalmente rappresentate in arte. Tutto questo nella retrospettiva alla Fondazione Mapfre di Madrid.
In mostra fotografie della serie There is Something I Don’t Know in cui ritratti di uomini e donne rivelano un desiderio di riscoperta del ritrattismo quattrocentesco. ll ritratto è un genere che ha accompagnato la storia delle arti figurative fin dalle origini e che riveste un ruolo centrale nella produzione artistica contemporanea e in particolare nella fotografia. Nel catturare l’essenza di una persona attraverso la raffigurazione dell’apparenza l’Hanzlovà da vita a una serie di ritratti ispirandosi al ritrattismo di Leonardo da Vinci. Alcune fotografie della serie sono scattate all’interno del Palazzo Melzi d’Eril presso Vaprio D’Adda luogo in cui Leonardo per un tempo visse e lavorò.
L’artista usa la fotografia come se fosse una variante della tecnica pittorica, in quanto costruisce la scena dell’immagine con estrema accuratezza e rigore formale, non lasciando nulla al caso o all’improvvisazione. Gli sfondi regrediscono in una sfocatura simile a quella che si può ottenere con la pittura e i soggetti risaltano in una nitida messa a fuoco che sottolinea le sfumature del loro mondo interiore. Non c’è però un intento narrativo, bensì descrittivo che studia le relazioni tra le persone e lo spazio circostante.
L’artista sviluppa un nuovo modo di rappresentazione in cui i suoi modelli ritratti frontalmente o di profilo hanno un chiaro rimando alla pittura rinascimentale attraverso la tecnica fotografica e l’esplicito schieramento dei tradizionali schemi leonardeschi da vita a ritratti fotografici di unica e irripetibile dimensione della forma umana.
Jitka Hanzlová è nata nel 1958 a Nachod (Repubblica Ceca) dove ritorna periodicamente ogni estate. Nel 1985 si trasferisce ad Essen, in Germania, qui scopre nella fotografia una forma di espressione semplice e diretta. Vincitrice nel 2003 del Grand Prix Award – Project Grant di Arles e nel 2007 del premio Paris Photo, l’artista conta numerose mostre in tutto il mondo. Tra le personali, quelle al Museum Wolfgang di Essen, allo Stedelijk Museum di Amsterdam, al Fotomuseum di Winthertur, al Kunstverein di Francoforte e nel 2012 alla Fondazione Mapfre di Madrid con una importante retrospettiva. La Galleria aveva presentato i suoi lavori nel 2000 con la sua prima personale in Italia a seguire nel 2006 con la famosa serie Forest.