Ho sentito opinioni discordanti a proposito della mostra Addio anni 70. Arte a Milano 1969-1980 di Palazzo Reale. A me è piaciuta. Arbasino sul Corriere della Sera ha scritto che era deserta. Ci sono stato tre volte, era sempre affollata. La realtà milanese degli anni Settanta è una realtà che vista con gli occhi di oggi risulta assolutamente complessa. E questa mostra, forse, non vuole essere conclusiva. Per cui quell’addio nel titolo significa anche quello che Aurelio Picca aveva cercato di spiegare nel suo modo mirabile parlando del suo libro “Addio” a Casa Testori nell’occasione della presentazione del volume edito da Bompiani. Solo Gabriella Coronelli aveva un telefono con il registratore acceso. Sarebbe utile adesso per ricordare quelle parole di Picca quando diceva che “addio” lo si dice solo a qualcuno che si desidera rivedere. Cosi, questa mostra ci aiuta a capire una situazione. A entrare facendo dei passi indietro in una storia che probabilmente non è chiusa, tante sono le vicende che ancora ci racconta. E’ una mostra utile per riflettere su cosa di quegli anni abbiamo buttato nella nostra memoria e su quanto invece sia ancora necessario pensare per capire il presente. Milano è stata in quel decennio non facile da chiudere un luogo di incontro di intellettuali di tutta Europa. C’era un’energia creativa progettuale fuori dagli schemi del mercato e, per mille ragioni diverse, molti artisti delle generazioni dei trentenni di oggi possono trovare anche più di un punto di riferimento. Una mostra in cui storia e documentazione fotografica si mescolano creando quell’atmosfera tragica e sperimentale, quasi in bianco e nero, e forse le sale che stonano di più sono appunto quelle colorate. Il percorso si sviluppa in tutte le stanze del piano nobile del palazzo, sala delle Cariatidi compresa e ci fa ricordare, ce n’era bisogno, le potenzialità dell’edificio espositivo più importante di Milano
A random una guida personale in 10 tappe
1 I quadri inediti in bianco e nero di Mimmo Rotella
2 Le foto di Carla Cerati
3 Paesaggio di Giuseppe Spagnulo sul pavimento nelle prime sale
4 La stanza di Luciano Fabbro con l’uovo in omaggio a Aldo Moro
5 I disegni erotici di Testori che, come ha scritto Bonami su Grazia casa, anticipano Kentridge
5 Proletariato giovanile di Gabriele Basilico al Parco Lambro
6 La scultura gialla di Alessandro Mendini appesa al soffitto
7 Il video dei Magazzini dove Lombardi e Tiezzi ballano nella sala di architettura inseguendo un sogno
8 La stanza di Vincenzo Agnetti che anticipa molte bandiere viste qualche anno dopo
9 Verifiche di Ugo Mulas
10 Cani lenti, bellissimo, con le musiche dei Pink Floyd di Franco Vaccari
P.S: Il libro che accompagna l’esposizione, edito da Mousse, è un’antologia di testi introvabili , uno strumento utile per approfondire molti argomenti. Domenica pomeriggio le sale erano piene di gente di tutti i tipi ,molti sguardi curiosi erano un po’ persi , qualche spiegazione anche per me, che almeno la seconda parte degli anni ’70 ho vissuto in filo diretto sarebbe certamente utile .