Lébedev, Man Ray, Vladímir Maiakovski, Henri Matisse, Alexander Ródchenko e Henri
de Toulouse-Lautrec figurano tra i 91 autori rappresentati nella mostra El cartel europeo 1888-1938 (il manifesto europeo 1888-1938) presentata dal Museo Picasso di Malaga.
Le 175 opere riunite per l’occasione offrono un percorso nel periodo più creativo della storia del manifesto in Europa, un periodo di cinquant’anni in cui si situano le origini della pubblicità.
La mostra, curata da Carlos Pérez, raduna opere provenienti da musei e collezioni privata di europa e Stati Uniti. La sezione italiana è affidata a Luigi Cavadini, autore anche del testo in catalogo dal titolo “La pubblicità italiana agli inizi del XX secolo e la “ricostruzione futurista”.
La rassegna offre un avvicinamento alla storia del manifesto europeo – come segnala José Lebrero
Stals, direttore artistico del Museo Picasso – “attraverso opere, città e autori di tutta Europa, in un itinerario che parte dal momento in cui si cominciarono a compiere i grandi viaggi fino alla fine degli anni ’30 del ‘900”
Mezzo secolo affidato alla speranza di un mondo migliore, basato su nuove progressi sociali e su invenzioni che sembrano annunciare il XX secolo.
La mostra si concentra su un momento particolarmente significativo per il manifesto pubblicitario: gli inizi, negli ultimi anni del XIX secolo, con Jules Chéret e Henri de Toulouse-Lautrec, come protagonisti, le prime campagne pubblicitarie (Michelin con il disegnatore O’Galop e Anis del Mono con Ramon Casas), il tempo tra le due guerre, quando presero piede le avanguardie; così come una sezione dedicata apertamente all’avanguardia e all’arte pubblicitaria di quei momento in cui si pongono le basi del manifesto moderno. Tra i 175 manifesti raccolti – di 91 autori – il visitatore potrà trovare i manifesti più significativi decennio per decennio, essenziali per un approccio rigoroso, a quello che oggi è chiamiamo manifesto pubblicitario.
Inizi e sviluppi
Anche se le origini sono confuse e complesse, il manifesto in quanto tale compare nella Parigi di Napoleone III, una città nuova ricostruita con edifici alti e ampi viali. Sulle pareti di questa nuova città irrompono le nuove stampe di Jules Chéret e Henri de Toulouse-Lautrec, che, come scrive lo storico John Barnicoat, costituiscono una forma d’arte nuova e vitale. Esse rappresentano un nuovo versante dell’arte, che contribuisce, in buona parte, a gettare le basi della pubblicità di oggi.
Gli inizi sono quindi strettamente legati alla pittura, che si avvale della grande capacità di riproduzione delle immagini in grandi dimenzioni, assecondata dai progressi nelle tecniche litografiche che, con l’introduzione sistematica del colore, contribuirono a diffondernee l’uso. Così, dal 1890, molti artisti, seguendo l’esempio di Chéret e Toulouse-Lautrec, lavorarono alla realizzazione di manifesti.
Con impegno cercarono di andare oltre le modalità pittoriche apprese durante gli anni di formazione accademica, orgogliosi di poter presentare le proprie opere direttamente al pubblico
al di fuori di gallerie e musei, luoghi tradizionali dedicati all’arte.
Durante il periodo tra le due guerre, il manifesto si è evoluto per raggiungere un grande sviluppo, quasi sempre al servizio della pubblicità e delle idee politiche. Furono decenni in cui, dietro una maschera di frivolezza, si cercò di nascondere le contraddizioni sociali, economiche e politiche che scossero la scena internazionale.
In questo contesto, si segnalarono autori come Cassandre (Adolphe Mouron), Paul Colin, Jean Carlu e Otto Baumberger. Trovarono inoltre evidenza anche proposte apertamente di avanguardia, direttamente derivanti da movimenti, come il costruttivismo, il futurismo e il surrealismo, o le formule compositive create nel Bauhaus, che hanno segnato lo sviluppo della nuova arte in questi anni.
Creatori come Vladimir Lebedev, Alexander Rodchenko, Gustav Klucis, Man Ray, Fortunato Depero approfittarono delle possibilità concesse dai manifesti per diffondere la loro opera. Convinti, inoltre, che la pubblicità fosse uno strumento educativo prezioso per superare la diffusa resistenza popolare a nuove idee o a prodotti fatti a macchina.
Prende vita così quello che è definito come il manifesto moderno, portatore di un nuovo linguaggio, che , come descriverebbe Cassandre “”Non è né pittura né scenografia, ma qualcosa di diverso, anche se usa spesso le strutture che offrono uno e l’altro. ”
Il manifesto, comunque, si è sempre direttamente correlato con l’arte del suo tempo, assimilando volta per volta le innovazioni della pittura della scultura e dell’architettura.
La mostra è stata curata da Carlos Perez, uno specialista nel campo. I manifesti selezionati provengono da collesioni e musei che conservano le più rinomate collezioni internazionali, tra cui la Collezione Merrill C. Berman e il Museum of Modern Art (MoMA), entrambi di New York, la Bibliothèque nationale de France a Parigi, il Museo delle Arti Decorative di Praga, il Museo Poster in Wilanów di Varsavia, il Museum für Gestaltung Zürich, la Biblioteca Nazionale Széchenyi di Budapest, la Civica Raccolta delle Stampe Achille Bertarelli di Milano e la Heritage Collection Michelin, l’Instituto Valenciano de Arte Moderno (IVAM) di Valencia, il Museo Nazionale Centro de Arte Reina Sofia (MNCARS) di Madrid e il Museo delle Belle Arti di Bilbao.
Nella sezione italiana, curata da Luigi Cavadini, figurano manifesti firmati da Aleardo Villa, Giovanni Maria Mataloni, Adolfo Hohenstein, Marcello Dudovich, Leopoldo Metlicovich, Leonetto Cappiello, Fortunato Depero, Plinio Codognato, SEPO (Severo Pozzati), Filippo Tommaso Marinetti, Giacomo Balla e Gino Boccasile.
Pubblicazione
In occasione della mostra, il MPM ha pubblicato una doppia edizione, in spagnolo e Inglese, che comprende oltre al saggio del curatore Carlos Perez, testi di Anne-Marie Sauvage, curatore della
Dipartimento Stampe e Fotografia della Bibliothèque nationale de France, di Aymeric
Perroy, capo della Maritime et Patrimoine Portuaire di Le Havre (Francia), di Luigi Cavadini,
direttore del Museo d’Arte Contemporanea Lissone (Italia), di Dara Kiese d i The Graduate Center City University of New York, e di Katalin Bakos, curatore della Biblioteca Nazionale Széchényi Budapest.
In questa pubblicazione sono riprodotte e debitamente documentate tutte le opere raccolte dalla mostra.
EL CARTEL EUROPEO 1888-1938
IL MANIFESTO EUROPEO 1888-1938
MUSEO PICASSO MÁLAGA
Date: 18 giugno – 16 settembre 2012
Ingresso : 4,5 € mostra / 9 € mostra + collezione del museo
Pubblicazioni: catalogo
www.museopicassomalaga.org