La descrizione dell’aria in Esperimento con l’India di Giorgio Manganelli è talmente perfetta che credo sia impossibile essere più precisi di così :
“La porta dell’aereo si spalanca lentamente; fuori alle cinque del mattino è ancora notte, i soliti riflettori mimano una scena di gangster; ma é l’aria che invadendo l’abitacolo, avvolgendomi mentre scendo la scaletta, mi annuncia che sono altrove. Conosco quest’aria la annuso e mi annusa; é l’aria tropicale, acquosa, morbida, calda di erbe macerate, di animali, di fogne aperte, inasprita da un sapore di orina, di bestie in cattività; é un’aria che mi commuove, mi eccita per la sua qualità disfatta ed ingenua, la sua gravezza generatrice di fungosità, di muffe, di muschio; questa è l’aria dell’India, un’aria sporca e vitale, purulenta e dolciastra, putrefatta e infantile.
Con quest’aria si può giocare, in quest’aria si può morire, comunque è completamente pervasiva, ti conta le dita della mano, ti tocca la nuca, ti accarezza come una lingua di un animale appena uscito dalle selve, più curioso che goloso. Hai l’impressione di immergerti in una palude d’aria, e l’Europa sprofonda alle mie spalle………”