“Una mostra come questa a De Nittis non è mai stata dedicata”. Federico Bano, forte dell’elenco dei capolavori che i prestatori internazionali hanno già garantito, lo può affermare senza timori di smentita. Il numero, ma soprattutto la qualità delle opere già assicurate alla mostra sono tali da farla considerare come la più importante che mai sia stata dedicata al De Nittis.
L’esposizione voluta dalla Fondazione Bano e che aprirà la stagione espositiva 2013 di Palazzo Zabarella, prende avvio da quanto emerso dalla grande celebrazione che all’artista ha recentemente dedicato il Petit Palais, per andare oltre. Approfondendo finalmente in modo esaustivo la figura di quello che a pieno titolo si annovera tra gli artisti europei di maggior rilievo di tutto l’Ottocento.
A consentire queste ulteriori prospettive di ricerca e di riflessione intorno a De Nittis concorre anche il recupero di opere dell’artista non presenti nella imponente mostra parigina, alcune delle quali ignote anche alla critica.
La mostra promossa da Fondazione Bano è curata da Emanuela Angiuli e da Fernando Mazzocca.
Con la sua arte e il suo fascino tutto italiano Giuseppe De Nittis affascinò la Parigi delle Esposizioni Universali. A quella del 1878, l’ultima prima della sua prematura scomparsa, era presente con ben 11 opere, segno dell’enorme considerazione di cui godeva.
Si confrontava, alla pari, con Degas e Monet e gli Impressionisti sapendo cogliere il meglio delle loro novità ma interpretandole con gusto e sensibilità del tutto originali. L’italien era amato dalla critica e le sue tele ambite dal grande collezionismo internazionale. Sposato con una brillante francese, Léontine, la sua casa parigina era il punto di incontro di artisti, intellettuali e dell’alta società. Un artista di successo, quindi, in una città, Parigi, che in questi decenni era la vera capitale culturale e artistica del mondo.
Il suo era un successo veramente meritato e duramente conquistato. Nato a Barletta, presto orfano di entrambi i genitori, viene cresciuto dai nonni, insieme ai fratelli. La sua immediata vocazione per l’arte è osteggiata dai parenti che la considerano una perdita di tempo. Caparbio, riesce comunque ad andare a Scuola di pittura a Napoli, poi si sposta a Firenze dove fa proprie le novità dei Macchiaioli. Poi, a 21 anni, va a Parigi dove “incontra fortuna e amore” e qui rimane, salvo qualche importante soggiorno a Londra di cui ci ha lasciato vedute bellissime, sino alla morte ad appena 38 anni.
E’ un artista italiano e allo stesso tempo internazionale. Sa far proprie le novità della pittura macchiaiola e poi degli amici impressionisti ma anche gli influssi dell’arte giapponese, metabolizzando il tutto alla luce della sua particolare sensibilità.
Non c’è tema che egli non tratti, dal paesaggio, alle scene di interno, ai ritratti di uomini ma soprattutto di belle donne, in questo è avvicinabile a Boldini, altro protagonista italiano della scena parigina.
Per questa mostra sono state selezionate e ottenute le opere veramente fondamentali dell’artista, provenienti dalla Pinacoteca “Giuseppe De Nittis” di Barletta (cui furono lasciate dalla vedova), come dai grandi musei francesi o da esclusive collezioni private. Di questi dipinti, molti di grande formato e rari, alcuni vengono esposti adesso per la prima volta.
Raccontano un mondo e una società in veloce cambiamento, colte con tecnica raffinata e profondità psicologica. Sono vedute, dipinte en plein air, come facevano gli Impressionisti, sulla loro Senna ma anche sulle falde del Vesuvio e lungo il Tamigi. Poi la vita frenetica dei boulevards, i divertimenti e il tempo libero nei grandi parchi, il vitalismo che si respirava nelle corse dei cavalli e negli altri luoghi della mondanità, poi la vita dei salotti à la page, primo fra tutti quello della Principessa Matilde.
Sono la fragranza, la vitalità, l’intensità di un’epoca quelle che De Nittis fa rivivere, mirabilmente, sulle pareti di Palazzo Zabarella.
Grazie ad una mostra che, più di ogni altra precedente, rende giustizia alla grandezza dell’artista, un pittore che incanta e seduce coniugando i nuovi fermenti europei alla grandezza della tradizione italiana. Che fa una pittura capace di trasmettere emozione, vitalità, gusto, sia che si tratti di ritratti, di scene d’interno che di paesaggi urbani o bucolici.