Sabato 15 settembre, ore 21,15
Il suono e lo spazio
concerto a cura di Alessandro Solbiati
musiche di L. Berio, A. Solbiati,
K. Stockhausen
Interpreti:
Laura Catrani, soprano;
Selene Framarin, clarinetto;
Emanuela Piemonti, pianoforte
Domenica 16 settembre, ore 21,15
Volger di secolo, al ‘900
concerto a cura di Paolo Gilardi
musiche di Liszt, Rachmaninov,
Turina, De Falla, Ravel , Debussy
Pianisti:
Lorenzo Tomasini,
Firmina Adorno, Lara Cribioli
della Civica Scuola di Musica di Milano
Il 1° settembre Villa Tre Tetti riapre i battenti per ospitare la seconda fase della mostra Scolpire la luce, dove musiche e arti si trovano ancora più strettamente intrecciate. Il legame polisemico tra suoni, luoghi e sculture si è fatto più esplicito e intenso da quando mu-sicisti come Markus Stockhausen hanno suonato tromba e flicorno nelle notti dei Tre tetti e da quando compositori come Alessandro Solbiati hanno eletto il luogo delle luminose come teatro di concerti e rappresentazioni musicali. Da qui la serata del 15 settembre – Il suono e lo spazio – durante la quale, dice il curatore Solbiati, “saranno coinvolti gli spazi del parco, le sculture e il pubblico stesso in un gioco che, ben al di là di un semplice concerto, diven-terà a tratti teatro e danza”. Torna invece alle radici del XX secolo la serata del 16 settembre – Volger di secolo, verso il ‘900 – curata da Paolo Gilardi, che accompagnerà il pubblico “dalle atmosfere sentimentali di fine ‘800 al simbolismo astratto del primo ‘900”.
Ma i Tre Tetti si aprono anche agli apporti della cultura locale, ospitando, nella serata dell’8 settembre, Renato Ornaghi, con le sue rielaborazioni in dialetto brianzolo di alcuni temi caratteristici dei Rolling Stones.
Un fitto programma di appuntamenti accompagna dunque la chiusura di questa mostra che, nella doppia sede di Villa Tre Tetti e di Villa Greppi di Monticello B.za, ha già riscosso grande successo nel primo mese di apertura: oltre mille visitatori in sole 15 serate. Ciò attesta in tut-ta evidenza l’adesione emozionale di pubblico, artisti e critici e l’efficacia comunicativa del lin-guaggio polisemico con cui Giorgio Riva mette in corrispondenza armonica pittura, scultura, architettura, informatica e musica.
Il complesso di Sculture luminose che l’autore ha inserito sui terrazzi, nel giardino e nei bo-schi di Villa Tre Tetti è cosi intimamente legato alla natura circostante, alle quinte architetto-niche e agli scorci che si aprono sul panorama, da risultare in sé un’opera d’assieme dentro la quale i visitatori camminano modulando il passo sul ritmo di autentiche emozioni estetiche: vista e udito, spazio e tempo, luci e buio notturno si intrecciano in sintonia globale con i suoni musicali che nascono dal bosco per poi muoversi tra le sculture in contrappunto con le loro sagome.
Come scrive nel catalogo Flaminio Gualdoni, che ha curato la mostra, “Riva opera come un antico artifex, con padronanza diretta, personale di strumenti e processi”, il che è “ga-ranzia primaria della condizione d’inventare, di trascendere il saputo verso i territori inesplorati”. Riesce così a implicare “la percezione fisica tutta del fruitore, una sorta di pienezza sensoriale imparentata senza arroganze con la suggestione e la memoria del-l’opera d’arte totale”.
Edi Minguzzi vi richiama invece le “radici del linguaggio polisemico” dell’autore e le principali tappe del suo percorso artistico. E lo fa molto acutamente alla luce delle interpretazioni dei critici e degli storici dell’arte che si sono interessati alla sua opera: Marisa Dalai Emiliani, Vittorio Fagone, Floriano De Santis, Alberico Sala, Paolo Vagheggi, per non citare che i più noti.
Giorgio Antonio Riva nasce a Milano nel 1933. Nel ‘53 conclude gli studi classici e nel ‘59 si laurea in archi-tettura al Politecnico di Milano, dove diventa assistente di Ernesto N. Rogers. Seguono anni dedicati a studi inter-disciplinari e a progetti di architettura, ma anche a intense ricerche di pittura e scultura che sfoceranno nei Fo-glio-plasma, bassorilievi colorati dalle molteplici fisionomie. Nell’88, in polemica con le teorie linguistiche di R. Barthes, pubblica il romanzo-saggio Chiamami oriente! E’ del ’92 il primo approccio con il linguaggio digitale, ma già nella personale del ‘96 al Museo milanese della Permanente un’intera sezione è dedicata alla pittura elettro-nica. Le Info-grafie, stampe numerate tratte da matrici informatiche, sono esposte per la prima volta nel ‘98 nel-le mostre di Madrid e Siviglia. Nel ‘99 presenta a Brera il Cd-Rom Dedicato a Piero, ricostruzione cromatica e geometrico-prospettica del Polittico agostiniano di Piero della Francesca, realizzata su incarico del Museo Poldi Pezzoli. Tra il 2000 e il 2002 escono i Cd Info-plasma, Sei lezioni politecniche e Al di là dell’opposizione bina-ria, nei quali presenta dieci “file metamorfici” e una selezione di lezioni tratte dal corso che tiene presso il Poli-tecnico di Milano. E’ del 2005 Confini?, mostra delle prime Luminose. Nel 2009 viene pubblicata A quattro ma-ni, l’opera video-acustica composta assieme a Francesco Rampichini.
Un tratto saliente: Giorgio Riva non fa commercio dei suoi dipinti e delle sue sculture.
Villa Tre Tetti, via Belvedere 38, Sirtori (LC) Parco di Montevecchia
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