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Edgardo Ratti e “La pietra filosofale”

Nella straordinaria scena di natura di Vallombrosa, nel verde Malcantone, si apre – tra uve e vigneti – la mostra-bilancio di Edgardo Ratti, l’artista ticinese al centro delle esperienze culturali del secolo scorso, la cui ricerca si affaccia al dibattito artistico del nuovo millennio. L’autunno che colora i filari di vigna e le uve mature è il tempo della mostra organica di un’artista legato da sempre alla natura, al legno, alla pietra, alle acque, alle nevi. Ratti inizia il suo cammino artistico con il disegno e le tele a olio. Le origini veementi della sua produzione artistica – disegni e tele di oltre mezzo secolo che sono l’incipit della mostra di Vallombrosa – si muovono sotto l’influenza, sia pure remota, dei maestri braidensi degli anni di Accademia – in particolare Carpi e Funi – dell’informale e del tonalismo lombardo. Suoi compagni di studi sono, e non è un caso, i pittori Massimo Cavalli e Giuseppe Bolzani – poco più giovane il primo, poco più anziano il secondo. In un breve giro d’anni, l’artista si riscatta dalla pedagogia accade- mica e dalle correnti di pittura a lui contemporanee e inizia un proprio originale, percorso connotato da un rapporto con la realtà che si snoda sotto la spinta di una visione naturalpanteistica. Rappresentazioni di popolo o di paesaggio da cui sprigionano energie primordiali e una drammatica joie de vivre. Mai astratto, salda il suo rapporto con la realtà con il ciclo dei monotipi del 1960-61, e qui evidenzia una sensibilità sociale e forza plastica che lo impongono – tra i primi – sulla scena artistica ticinese. Quando comincia a scolpire – alla fine degli anni Sessanta – Ratti guarda alle sculture delle chiese romaniche che testimoniano religio e identità delle comunità contadine e montanare nelle valli prealpine e guarda alla grande presenza innovativa di Giovanni Genucchi. Queste prime opere lignee volute nella mostra di Vallombrosa, rappresentano uno dei nuclei forti della esposizione e del rapporto diacronico di Ratti con la cultura e le espressioni artistiche del secolo. Genucchi, Patocchi – il silografo delle pievi – Orelli lo scrittore della neve, Plinio Martini del Requiem per zia Domenica, per non parlare del primo Filippini – scrittore dei poveri e vigoroso artista dell’epica valligiana (dei gozzi e dei curvati, delle manze e delle madri) – sono i punti di riferimento di una storia dell’arte del Canton Ticino in cui si inscrive l’esperienza di Ratti. Del Ticino e della Lombardia. Le grandi vetrate per commissione ecclesiale o laica si ergono in parallelo con le ricerche sulla luce che stanno alla base e compulsano di vita le tele e le opere della vicenda artistica antiNovecento degli astrattisti comaschi (Radice, Rho, l’architetto Terragni…). Della sua formazione profonda Ratti scrive “ho imparato per le piazze, per le strade, per i boschi e fra la nostra gente di campagna…”. Nomadico nell’arco stretto di monti e di acque, nomadica la sua arte: dalle sculture in legno a quelle in pietra, alle sculture funzionali, talvolta concettuali; al periodo “nero” dei quadri sul declino e la solitudine della sua gente (il ciclo dei ricoveri e degli anziani), al rapporto costante e rinnovato con la natura, il bosco, le stagioni e la costante – anche nel riverbero delle straordinarie vetrate – dell’acqua. Acqua narra- zione del vivente – e le bolle di Magadino il luogo della sua cosmogonia, lo spazio dei ritorni della sua pittura. In Gioia di vivere (1998) sua opera-segnale, le sagome vitali degli ometti camuni sono insieme movimento ricorrente di onde, rappresentazione della durata del tempo ciclico di natura.

Edgardo Ratti (Agno, 1925)

Una vita di frontiera, figlio come è di una guardia di confine, di spostamenti lungo le serpentina dei contrassegni di Stato che cadenzano la sua infanzia e adolescenza. Una vita autonoma, a confronto con una pluralità di linguaggi ed esperienze artistiche – pittura, disegno, scultura, opere su vetro – guidato dalla stella polare di un’unica ricerca. La sua esistenza e la sua vita artistica si svolgono tutte nell’arco magico di natura e nella terra di mediazione e incontri culturali della “Lombardia elvetica”, attorno al Lago Maggiore, ai piedi delle Alpi. Ginnasio a Bellinzona, scuola di disegno a Friborgo (il Tecnicum), Accademia di Brera a Milano. Si insedia a Vira Gambarogno e insegna al Ginnaso di Bellinzona nelle stesse aule dove è stato allievo di Augusto Sartori, primo mae- stro. Dal 1970 inizia – continuando la pittura – il suo confronto con le materie primarie di Natura, il legno e la pietra. Intellettuale generoso, libero nelle scelte, è consapevole della povertà della condizione culturale del dopoguerra nel Cantone, ma anche delle nuove possibili aperture. Fonda così, nel 1948, il Circolo di cultura del Gambarogno, prima matrice di quelle fondamentali manifestazioni culturali di incontro e scambio internazionale che saranno, dal 1968, le Mostre internazionali di scultura all’aperto di Vira. Esperienza, questa più che trentennale. L’ultima grande mostra di Edgardo Ratti è quella a lui dedicata dalla città di Locarno a Casorella nel 2009. Vive e ha studio a Vira. Continua la sua esperienza artistica con la ricerca applicata al ciclo delle tele cosidette “geo- metriche” alla ricerca della “pietra filosofale”, quella semplicità in natura, parametro e riferimento per una vita sem- plice, per una “pedagogia” dell’esistere, superamento possibile delle crisi del nuovo millennio.

Vallombrosa Arte

È il progetto culturale che anno dopo anno Claudio Tamborini, attento collezionista e imprenditore con la passione per l’arte, sta sviluppando sulle colline di vigneti di Castelrotto. Pittura e scultura. Pittori che scandiscono gli spazi di fabbricato e le sculture che segnano percorsi e visioni nei grandi vigneti. Della sua passione e del progetto d’arte Tamborini scrive: “Le mie acquisizioni sono sempre state dettate dall’istinto. Ho sempre acquistato opere che mi emozionavano anche senza il parere o con il parere contrario di critici d’arte. Nelle mie scelte a prevalere sono sempre stati l’istinto e la figura umana nel contesto di situazioni ed eventi. Ad un certo punto avendo acquisito un certo numero di opere – ed i muri di casa non bastavano più – ho avuto la fortuna di realizzare all’interno della tenuta di Castelrotto – acquistata nel 2002 – un piccolo agriturismo di qualità e ho dedicato le pareti delle camere, delle sale e degli spazi esterni di Vallombrosa alle opere collezionate con l’intenzione di renderle visibili ad amici e clienti. Affinché tutti ne godessero… Dopo LandArt nel 2006 e OpenArt nel 2010 adesso la personale di Edgardo Ratti e altri progetti in corso…”

Edgardo Ratti, La pietra filosofale

opere 1950-2004

mostra a cura di Piero Del Giudice

dal 22 settembre al 22 novembre

aperta al pubblico tutti i giorni

www.rattinvallobrosa.ch

Tenuta Tamborini Castelrotto

Vallombrosa Arte

tel. +41.91.608.18.66; + 41.91.935.75.45

myholiday@vallombrosa.ch

www.tamborini-vini.ch

www.vallombrosa.ch

facebook.com/tamborinivini

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