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L’età del Rame: Ötzi era “bresciano”?‏

Ötzi l’uomo venuto dal ghiaccio sarà il “testimonial” della grande mostra sull’Età del Rame che il Museo Diocesano di Brescia ospiterà dal 26 gennaio al 15 maggio del prossimo anno. A promuoverla, in collaborazione con le diverse Soprintendenze, il Museo Diocesano e la Fondazione CAB, è un apposito Comitato organizzatore affiancato da un qualificatissimo comitato scientifico presieduto da Raffaele C. De Marinis.
Naturalmente la celebre mummia non potrà essere spostata dalla sua “tomba” di acciaio e cristallo nel Museo che le è stato dedicato a Bolzano.
Qui le speciali macchine ne garantiscono la conservazione, mantenendo il corpo del guerriero ad una temperatura costante di meno sette gradi e ad un livello controllato di umidità e in ambiente sterile. Spostarla è inammissibile perché ne potrebbe risultare compromessa la conservazione.
Per la grande mostra bresciana, al Museo Diocesano giungerà una copia perfetta di Ötzi, accompagnata dall’intero importantissimo corredo che è stato rinvenuto sul Similaun insieme alla mummia dell’antico guerriero. Si tratta di copie ma non vengono esclusi nemmeno alcuni originali. L’attenzione del Comitato Scientifico che lavora alla Mostra, si appunta soprattutto su questi materiali. Il corredo di Ötzi (ascia in rame, cuspidi di freccia, pugnale in selce) mostra infatti importanti analogie con i materiali coevi rinvenuti nel bresciano, nella grande necropoli di Remedello. Ciò pone suggestivi interrogativi sulle origini del guerriero o quantomeno sull’origine dei materiali di cui era equipaggiato. Sullo sfondo la suggestiva, e indimostrabile, ipotesi che Ötzi fosse “bresciano”, ovvero provenisse o avesse iniziato il suo viaggio proprio dall’alta vallata del Chiese e, risalendo il corso d’acqua sia giunto alla aree alte (il corpo è stato rinvenuto a 3200 metri d’altezza) in cui verrà ucciso.
Nel catalogo della grande mostra verrà fatto il punto su quanto, a vent’anni dal fortunato ritrovamento, è emerso dagli infiniti esami che sono stati effettuati sulla mummia e sull’imponente corredo di Ötzi.
Numerosi studiosi che si sono occupati di queste complesse indagini ne hanno anticipato alcune risultanze in un recente articolo pubblicato dalla testata di settore “Archeologia Viva”.
Da questo ampio servizio si scopre che oggi su Ötzi si sa davvero molto.
Certo non si saprà mai chi l’ha assassinato intorno al 3120 avanti Cristo, circa 5 mila anni fa, quindi. Si sa però con certezza che la sua morte fu causata da una freccia, che lo colpì alle spalle. Il dardo recise l’arteria succlavia provocando la morte. Ötzi aveva tra i 40 e i 50 anni e non versava in perfette condizioni di salute. Era un molto probabile candidato all’infarto com’è dimostrato dalla presenza di aterosclerosi. Era anche affetto da una artrosi alla colonna vertebrale e al ginocchio. Era inoltre allergico al latte e a suoi derivati e le zecche gli avevano trasmesso la birellosi. Nemmeno la sua dentatura stava proprio benissimo, colpita com’era da paratondosi. Insomma un uomo certo forte ma non in perfetta forma, che si alimentava, stando al suo ultimo pasto, a carne e verdure, con abbondanza.
Le tecniche degne dei telefilm americani messe in atto dagli esperti hanno consentito di ricostruire le fattezze di Ötzi: occhi marrone, una barba ed un pizzetto sale e pepe. Un uomo maturo e forte. Aspetto curioso, tra i tanti emersi, i tatuaggi: sulla schiena ma anche in altre parti del corpo. Ne era pieno: ne sono stati rilevati almeno 50. Che fosse di moda anche allora il tatoo? E’ più verosimile che questi tatuaggi, più che funzioni estetiche, avessero funzioni terapeutiche. A difenderlo dal freddo, “vesti” e copricapo di pelle d’orso e di capretto, con scarpe in pelle d’orso imbottite di fine fieno per garantire calore ai piedi. In caso di pioggia poteva contare persino su un ombrello in graticcio.
Ma ad interessare maggiormente gli esperti mobiliti per la grande esposizione del 2013 sono soprattutto gli attrezzi. E tra essi (davvero un corredo ricco), l’ascia. L’arma era dotata di una lama in rame collegata con pece e legacci ad un manico di legno di tasso. Il pugnale invece era in selce con impugnatura di frassino, il tutto custodito in un fodero di legno. E sono soprattutto questi materiali a interessare gli esperti impegnati a Brescia, proprio perché del tutto simili ad altri, coevi, rinvenuti a Remedello, appunto nell’alto bresciano. Unica fucina per tutti? O Ötzi era appunto un “bresciano” ante litteram. La risposta, forse, in mostra.

L’età del Rame. La pianura padana e le Alpi al tempo di Ötzi. Brescia, Museo Diocesano (via Gasparo da Salò 13), 26 gennaio – 15 maggio 2013. Orario: 9 /12, 15/ 18, mercoledì chiuso. Ingresso: intero euro 5, ridotti euro 2,50. Scolaresche ingresso gratuito.

Informazioni e prenotazioni: Museo Diocesano tel 030-40233, fax 030-3751064; segreteria.etadelrame@gmail.com

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