Alienante. Divertente. Due parole forse in contraddizione tra loro ma che invece racchiudono benissimo le sensazioni scaturite dal restare di fronte -per più di un’ora- all’installazione di Carsten Nicolai, artista tedesco, musicista e personaggio di spicco nel mondo dell’arte contemporanea per la sua ricerca tra musica elettronica e immagini. L’Hangar Bicocca stupisce ancora, con un’inaugurazione molto particolare. 50 metri di installazione audiovisiva dal titolo “Unidisplay”. Un’opera nuova dell’artista in questione che ha attirato numerosi curiosi all’evento. Sempre a cura di Chiara Bertola e Andrea Lissoni, l’installazione consiste in una parete display audiovisiva delimitata agli angoli da due muri di specchi. Le immagini che vengono proiettate scorrono sullo schermo e grazie al riflesso sembrano ripetersi all’infinito. Nicolai proietta forme astratte in continua mutazione elaborate con software che attribuiscono segni e colori alla scomposizione del suono. Più difficile da spiegare che da vedere. Giochi di illusione ottica in bianco e nero, per farla breve, che coinvolgono il pubblico a livello sensoriale creando una sorta di ipnosi di massa. Un’opera complessa di estremo fascino dalla quale non si riescono a staccare gli occhi e che permette di perdere la concezione del tempo. Un viaggio interiore che addirittura ha il potere di far fermare i pensieri dell’individuo. Una lobotomia generale non invasiva e sana che cancella ogni possibilità di ragionamento, il tutto avvolti da suoni, effetti di sfarfallio e forme in movimento capaci di far fermare una folla di persone di fronte ad uno schermo senza neanche dire una parola. Mai vista così tanta gente in grado di prestare attenzione ad un’opera per così tanto tempo.
Siamo nel 2012 e questa è arte. Non c’è pittura, non c’è scultura, non c’è fotografia. Qui siamo al cospetto del futuro. Anche il rock è morto e l’avvenire della musica giace nella culla austera della musica elettronica. Nicolai è un tedesco che a Berlino ha trovato la vera avanguardia, sia nell’arte che nella musica. Una città con uno sguardo sempre proiettato verso quello che sarà e non quello che è stato, forse anche grazie al fatto di avere un passato pesante e davvero da dimenticare. Fatto sta che a Carsten ha visto giusto e ha visto lontano e ha iniziato a farlo proprio negli anni ’90 con l’avvento della cultura digitale. Infiniti i suoi progetti in ambito artistico e musicale come la sua etichetta “noton, un vero archivio del suono e del non suono che insieme alle etichette Kompakt di Colonia e Mille Plateaux di Francoforte contribuiscono in modo determinante alla ricerca sonora e musicale che va oltre la “intelligent dance music”, la musica elettronica “colta” che comunque deriva dalla dance. La sua è una ricerca scientifica che punta sul cercare, in modo coerente e rigoroso, i meccanismi della rappresentazione, sulle modalità e i limiti della percezione visiva e sonora e soprattutto sulle potenzialità dell’arte in relazione agli spazi e al pubblico. Non a caso la mostra si è tenuta in un luogo come l’Hangar Bicocca.
Oggi le tecnologie avanzate sono un po’ alla portata di tutti e possiamo tutti goderne e usufruirne. Qui non c’è spazio per i nostalgici di un tempo che fu e di tutti coloro che rimpiangono gli anni passati prima dell’avvento di internet e della tecnologia. Qui lo sguardo arriva lontano e si può già quasi immaginare il teletrasporto, l’uomo che va ad abitare in altri pianeti nell’universo, le navicelle spaziali, i robot. Un futuro forse neanche così lontano che Nicolai ci mostra soltanto in piccola parte donandoci almeno la possibilità di sognare e fantasticare. Che poi quello che verrà possa diventare un mondo migliore questo è ancora tutto da vedere. Tra duecento anni sì, saranno concessi rimpianti, ma tutti quelli che avrebbero potuto averne saranno già morti e il mondo del futuro sembrerà l’unico mondo possibile, dove l’Iphone 5 sarà un pezzo di antiquariato.