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Intervista a Tommaso Salocchi

Tommaso Salocchi è architetto e designer d’interni presso lo studio di famiglia, situato a Milano. Si definisce anche pittore e fotografo, semplicemente un creativo. Ultimamente ha lanciato il progetto Start: personalizza magliette e vestiti con suoi dipinti e spruzzi di colore. Per poi rivenderli naturalmente.

Un altro figlio di papà che si ritrova il lavoro in casa e la strada spianata. Ne abbiamo già ospitati tanti in questa rubrica. Poi ci si lamenta di nepotismo e disoccupazione…
Quella della strada spianata è una bella favola a cui ho smesso di credere da un pezzo.

Tuo papà e tuo fratello progettano case e negozi, ti hanno relegato a fare lampade e tavoli?
Mi trovo bene un po’ relegato. E sono lavori complementari, le case e i negozi vanno poi arredati. No, in realtà ci occupiamo tutti e tre di tutto. Ora stiamo progettando stazioni di servizio. E poi mio padre mi ha insegnato a considerare il famoso cucchiaio alla stregua del grattacielo.

Parliamoci chiaro, a parte il Salone del mobile che è un evento di costume, oggi il design italiano, con la concorrenza spietata di catene  come Ikea e giovani architetti stranieri, ha ancora un senso?
Ha senso per me perché è quello che mi piace fare e perché penso ci sia ancora spazio per innovare e progettare oggetti belli e fuori dalle mode. La concorrenza stimola. I designer stranieri hanno imparato da quelli italiani e ora noi stiamo imparando qualcosa da loro. Ikea ha sgominato un certo mercato di arredamento ‘italiano’ ma ha anche fatto entrare il design in tante case dove prima c’era solo il “trumon” della nonna. Il problema è che in Italia nessuno è stato capace di fare altrettanto e anzi la tendenza è quella dell’autoproduzione e della piccolissima serie.

Il tuo ultimo progetto si chiama “Start” e consiste nel disegnare magliette, ti sembra di aver fatto una bella invenzione e chi è così sprovveduto da comperare questi capi?
Start consiste nel dipingere e spruzzare il colore su magliette o sciarpe che ancora di più interpretano l’idea di portarsi dietro e indossare un dipinto. A chi le vendo? ho tanti parenti, amici, ex fidanzate. Il mondo è pieno di sprovveduti e qualcuno ha buon gusto.

A quanto vendi le magliette?
Le dipingo una per una, sempre diverse e ci vuole tanto tempo per farle. Per cui costano abbastanza

Pure!
Al momento non ne ho più, ma ne sto facendo di nuove. Se hai pazienza a te ne regalo una, ho già in mente come farla..

Anche no, grazie. Dopo il secondo lavaggio si scolorano scommetto
Mi hanno detto che sono rimaste tali e quali dopo un lavaggio a 70°

Per Start tu ti sei ispirato al talento di una tua zia pittrice e ritrattista che nel frattempo si starà rivoltando nella tomba all’idea che suo nipote la imiti così male
Al contrario credo sia orgogliosa e divertita dalla cosa. E poi lei rimane inimitabile.

Pare pure che tu voglia imitare anche Mario Schifano che disegnava stelle, non  ti sembra di essere un po’ presuntuoso?
Non lo imito, è un omaggio a lui e ad altri artisti di quegli anni che amo. Senza dimenticare Man Ray come precursore di tante sperimentazioni. Le mie stelle però nascono dal design di tavoli, vasi e lampadari. Vedo che quest’anno vanno di moda le stelle, vuol dire che ho avuto intuito cominciando a disegnarle qualche anno fa. La collezione di Dolce & Gabbana ne è piena, forse mi hanno imitato loro. Ma poi le stelle chi le ha inventate?

Ti definisci un creativo: architetto, pittore, fotografo e ora anche mezzo stilista e fonte d’ispirazione per Dolce & Gabbana. Si può sapere cosa vuoi fare da grande?
Stilista ancora no, dipingo su delle t-shirt che crea Stefania Loschi, una giovane designer molto brava. Non ho ancora deciso cosa fare da grande, forse continuerò a portare avanti tutte queste cose. Ma magari m’inventerò qualcos’altro.

Hai paura che tuo fratello prima o poi ti cacci dall’azienda di famiglia?
Non credo lo farà, gli servo. Spero non se ne vada lui, serve anche a me.

Già finita?
Si puoi andare
Peccato, mi stavo divertendo.

 

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