Edizioni Gabriele Mazzotta e A&P Editing invitano alla visita in compagnia dell’artista alla mostra Grazia Varisco Se… al Museo della Permanente di Milano in via Turati 34 giovedì 11 ottobre ore 18.00.
La rassegna è stata pensata in diretta collaborazione con l’artista, a cominciare dall’organizzazione degli spazi espositivi. L’ambiente stesso ha infatti determinato l’allestimento, che ha un andamento ad un tempo cronologico e tematico. Dallo scalone di ingresso e da quello di uscita dalla mostra, lo spettatore può osservare opere della maturità di Grazia Varisco (Gnomoni, Oh!), che dinamizzano
lo spazio con le loro strutture lineari scattanti.
All’ingresso della mostra, la grande scultura Gnom-One-Two-Three-Four divide l’intero ambiente in due parti: a destra di chi entra, una serie di lavori recenti giocati sul rapporto (trasgredito) fra cornice e superficie, dove di quest’ultima viene negata perfino l’integrità (i Quadri Comunicanti e le Risonanze). A sinistra invece si apre la parte più fedele alla cronologia della ricerca della Varisco.
Dopo le prime opere di sapore informale, lo spettatore è invitato a partecipare attivamente alla configurazione delle Tavole Magnetiche della fine degli anni cinquanta: alcune di queste sono a disposizione di chiunque voglia spostare a piacimento gli elementi colorati applicati con calamite ai piani metallici. Un ampio spazio è ovviamente dedicato agli Schemi Luminosi Variabili dell’epoca
cinetica, forse le opere più famose di Grazia Varisco, insieme ai Reticoli Frangibili e ai Mercuriali che sono giustamente esposti anch’essi in buon numero.
Una grande parete è dedicata alle Extrapagine, sospese fra bi-dimensione e sviluppo plastico, che risalgono alla fine degli anni settanta, mentre la rassegna prosegue con una stringata selezione dai cicli più recenti dell’artista: le maquettes per i monumentali Duetti, poi i colori primari di Tri- Angolo, il rosso di Sollevo/Sollievo e il nero di Disarticolazione e Fraktur, fino ai Double Face, di cui uno dalla collezione della Permanente, e i Silenzi. Insieme a questi, gli scattanti Spazi Potenziali dei primi anni settanta testimoniano nella voluta incongruenza cronologica, l’ininterrotta tensione mentale che attraversa tutta opera di Grazia Varisco.