La verità, si sa, non sta mai da una parte sola. Così come i numeri, che possono essere letti in diversi modi. Chi l’ha detto che due più due fa sempre quattro? È questa la filastrocca che accompagna da mesi le vicende del museo Maxxi di Roma, commissariato lo scorso maggio dal ministero dei Beni e delle attività culturali perché impossibilitato a chiudere il bilancio preventivo del 2012.
All’epoca dei fatti, Pio Baldi, ex presidente della fondazione, sosteneva a gran voce che la mancata approvazione del bilancio fosse riconducibile – solo ed esclusivamente – alla drastica riduzione dei finanziamenti ministeriali che, nell’arco di tre anni, sono crollati di 5 milioni di euro, passando dai 7 del 2009 ai 2 del 2012. A fronte di ciò impossibile sarebbe stato per il museo – che riusciva con la propria attività a coprire i soli costi interni e di gestione –proclamare certezze economiche.
Dall’altra sponda, invece, il Mibac, nella persona del ministro Lorenzo Ornaghi, ha sempre giocato sulla difensiva incolpando Baldi e la propria squadra di non esser riuscito a portare avanti una sana e fruttuosa politica di guadagno.
Oggi, a distanza di cinque mesi, la commissaria straordinaria del Mibac, Antonia Pasqua Recchia – che alla domanda su dove risieda la verità, taglia corto e afferma: «Noi dal ministero abbiamo operato solo per il bene di un museo che è insieme centro di raccolta e diffusione dell’arte contemporanea, non ci interessano le verità degli altri, noi conosciamo la nostra» –, ha messo nero su bianco il frutto del suo lavoro. E allora ecco che, finalmente, il Maxxi approva il bilancio del 2012.
I ricavi saranno di 8.561.962,00 euro a fronte di quelli previsti da Baldi che ammontavano a 5.517.274,00 euro. I costi saranno di 8.560.551,42 euro e non più 8.310.000, con un guadagno che finirà nel fondo di riserva di 1.410,58 euro. Si alza il contributo del ministero che aumenta di un milione, arrivando a 3.066.424,00 euro. Entrano nuovi soggetti, privati e pubblici, per complessivi 2.373.288,00 euro che sosterranno l’attività del Maxxi ricevendone, però, qualcosa in cambio, come l’affitto di alcune sale per eventi o promozioni culturali.
Da Terna a Fendi, da Telecom Italia a Zegna, da Eni al Gioco del Lotto. Ognuno di loro metterà sul piatto della bilancia qualcosa e ne riceverà qualcos’altro. Insomma, nessuna beneficenza. Tra i soggetti istituzionali entra, invece, la Regione Calabria con 100mila euro, la Camera di Commercio di Roma, il Comune (con 50mila euro) la Regione Basilicata, e il Miur – il ministero della Pubblica istruzione – che concede 80mila euro ricevendo in cambio una serie di laboratori didattici legati principalmente al settore architettura del museo. A questi si aggiunge, poi, anche il contributo della Festa del cinema di Roma che occuperà l’auditorium del Maxxi con alcune proiezioni durante la settimana del festival in programma dal 9 al 17 novembre.
Il personale è stato salvato, tutti coloro che lavoravano con la passata gestione hanno conservato il proprio posto di lavoro. «Abbiamo solo regolarizzato i contratti a progetto portandoli tutti in scadenza al 31 dicembre 2012», ha dichiarato la Recchia.
Per quanto riguarda invece un altro punto dolente, e cioè l’afflusso dei visitatori, crollato secondo il Mibac durante la gestione di Pio Baldi, la Recchia ha evidenziato una lente, ma pur presente ripresa. «Da maggio a ottobre i visitatori sono stati 80mila, 13mila solo in occasione dell’ottava giornata del Contemporaneo». E per quanto riguarda la stagione espositiva? Il Maxxi calendarizza tre grandi mostre per l’autunno: L’Italia di Le Corbusier – in scena dal 18 ottobre -, William Kentridge dal 17 novembre e a dicembre le gigantesche sculture di Jeff Koons animeranno, grazie al contributo di Fendi, la piazza e le sale del museo.
Il ministro Lorenzo Ornaghi riceverà a fine mese la relazione dettagliata della commissaria e a quel punto si deciderà il nuovo presidente della fondazione Maxxi e il relativo Cda. Allo stato attuale è evidente la ripresa del museo disegnato da Zaha Hadid, per quanto riguarda, invece, “le verità” sottese a questa ingegnosa questione culturale non è dato sapere con esattezza – dopo ben cinque mesi – se il commissariamento sia riconducibile a Baldi o al ministero, oppure a entrambi. Questioni di “lana caprina”, azzarderebbe qualcuno. Eppure una verità dovrà pur esserci e sarebbe cosa responsabile farla conoscere.