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Siena – I Notturni dell’Opera

Pinturicchio, Allegoria del Monte della Sapienza. Siena, pavimento del Duomo

Il 20 ottobre 2012, prima della “copertura” del Pavimento, il Complesso monumentale del Duomo di Siena presenterà l’evento ad Sapientiamla seconda edizione dei Notturni dell’Opera con un’apertura serale straordinaria dalle 21.00 alle 24.00 della Cattedrale. Durante la serata, le guide di Siena faranno parlare le tarsie del Pavimento con i loro commenti. I visitatori saranno accompagnati dai loro “timonieri” in un percorso verso la Sapienza suggerito dai saggi, dalle profetesse, dai filosofi del mondo antico, dai protagonisti delle storie del Vecchio e del Nuovo Testamento: «La Sapienza è radiosa e indefettibile, / facilmente è contemplata da chi l’ama / e trovata da chiunque la ricerca» (dal libro della Sapienza 6,12-21).

 

Pinturicchio, Allegoria del Monte della Sapienza. Siena, pavimento del Duomo

 

Il suggestivo “viaggio” si conclude nella Libreria Piccolomini, detta anche della “Sapienza”, ove sarà affrontato il tema della serata tra testo e immagine, fede e bellezza.  Il pavimento a commessi marmorei, è “il più bello…, grande e magnifico… che mai fusse stato fatto”, secondo la nota definizione di Giorgio Vasari. Abitualmente infatti, il prezioso tappeto marmoreo è coperto da lastre di faesite per proteggerlo dal calpestio dei visitatori, più di un milione ogni anno, e dei numerosi fedeli che ogni giorno accedono al sacro tempio per la preghiera.

Grazie alla scopertura è possibile ammirare anche le tarsie nell’esagono sotto la cupola, lo spazio vicino all’altare, i riquadri del transetto per uno spettacolo unico, in cui i visitatori vengono guidati all’interno di un percorso che permette anche la visita straordinaria intorno all’abside, con la visione delle tarsie lignee di Fra Giovanni da Verona e gli affreschi di Domenico Beccafumi. 

Il pavimento del Duomo è frutto di un complesso programma che si è realizzato attraverso i secoli, a partire dal Trecento fino all’Ottocento. I cartoni preparatori per le cinquantasei tarsie furono forniti da importanti artisti, quasi tutti “senesi”, fra cui personaggi di spicco quali il Sassetta, Domenico di Bartolo, Matteo di Giovanni, Domenico Beccafumi, ma non mancano pittori di altra provenienza come ad esempio l’umbro Pinturicchio, autore, nel 1505, del celebre riquadro con il Monte della Sapienza, ove è possibile ammirare l’eterno contrasto tra la Fortuna e la Virtù.

La tecnica utilizzata per trasferire l’idea dei vari artisti sul pavimento è quella del commesso marmoreo e del graffito. Si iniziò in modo semplice, per poi raggiungere gradatamente una perfezione sorprendente: le prime tarsie furono tratteggiate sopra lastre di marmo bianco con solchi eseguiti con lo scalpello e il trapano, riempiti di stucco nero. Questa tecnica è chiamata “graffito”. Poi si aggiunsero marmi colorati accostati assieme come in una tarsia lignea: questa tecnica è chiamata commesso marmoreo.

Nelle tre navate l’itinerario si snoda attraverso temi relativi all’antichità classica e pagana: la Lupa che allatta Romolo e Remo, l’egiziano Ermete Trismegisto, il fondatore della sapienza umana, le dieci Sibille che davano i loro responsi oracolari in varie parti del mondo, i filosofi da Socrate, a Cratete, da Aristotele a Seneca, che hanno rifiutato la ricchezza e i piaceri della terra per meglio conoscere la profondità dell’animo umano nei suoi rapporti con la divinità.

Nel transetto e nel coro si narra invece la storia del popolo ebraico, le vicende della salvezza compiuta e realizzata dalla figura del Cristo, costantemente evocato e mai rappresentato nel pavimento, ma presente sull’altare, verso cui converge l’itinerario artistico e religioso. I soggetti sono tratti dal Vecchio Testamento, tranne la Strage degli Innocenti di Matteo di Giovanni. La terribile scena, che si svolge sotto gli occhi dello spettatore, si affida al racconto del Vangelo di san Matteo.

Nell’esagono sotto la cupola (Storie di Elia e Acab), ma anche in altri riquadri vicini all’altare (Mosè fa scaturire l’acqua dalla rocciaStorie di Mosè sul Sinai) lavora il pittore manierista Domenico Beccafumi, che a tal punto perfezionerà la rigida tecnica del commesso marmoreo, utilizzando gradazioni diverse, da ottenere risultati di luci e ombre, assimilabili al chiaro-scuro del disegno.

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