Riflessione al vetriolo
Ecco, ci mancava questa, ma del resto era ineluttabile che prima o poi anche la scultura, disciplina sinora rimasta un poco in ombra e quindi al riparo dalle degenerazioni avanguardiste e post, fosse esteticamente randomizzata nel frullatore della post-storia.
Ce ne da conto Stefano Bucci nel bell’articolo per la Lettura di domenica, correlato da un commento del sempre ficcante Paolo Manazza, mio Esimio Direttore. Ma le brutte notizie, com’è noto, non giungono mai sole. Infatti sempre nello stesso paginone ecco che apprendiamo dalla viva penna di Francesco Vezzoli, enfant gaté e prodige dello star system dell’arte, che è stanco di celebrities. Dopo la sua ultima fatica per la scorsa edizione della Biennale (nanrtra!) di New Orleans dove ha presentato il bronzo Ariadne, una sorta di crasi tra una Musa Inquientante -molto inquietante- e Sofia Loren, ha deciso di chiudere con quel mondo.
L’artista infatti si dice stufo di Dive & Star, di Vanity Fair America (of course) e “minaccia” di volersi ispirare d’ora in avanti alle “statue antiche sui cataloghi d’asta”. Amazing! ben detto, senza ironia, una coerente e non ingenua dichiarazione di estetica perfettamente aderente ai dettami dello shampismo-leninismo imperante. Benvenuti nell’era del Vitello d’oro, dell’idolatria delle immagini.
E allora concedetemi di parafrasare sarcasticamente Funeral Blues:
Chiudete tutti i Musei, isolate tutti i monumenti,
coprite tutte le statue, e tra un rullio smorzato
portate fuori il feretro, si accostino i dolenti,
Incrocino scalpelli e pennelli lassù
e scrivano sul cielo il messaggio Lui, l’Occidente è Morto…
…
Non servon più le stelle: spegnetele anche tutte;
imballate la luna, smontate pure il sole…
Perché ormai più nulla può giovare.
… basta Capri, tutti a Cortina, dai Lallo…
in punta di pennino
il Vostro LdR