Giovedì 22 novembre dalle 19 alle 21.00 alla BRAND NEW GALLERY di Via Farini 32 si terrà il vernissage delle mostre The old lansquenet is laughing at us di ANGEL OTERO e ABELOW SCHMABELOW di JOSHUA ABELOW.
Rinomato per l’utilizzo anticonvenzionale di materiali tradizionali, Otero trae ispirazione ma nel contempo gioca con la storia dell’arte. Non è interessato alla narrazione: l’esperienza diventa un pretesto per la costruzione dell’opera, un semplice strumento della creazione che potrebbe avere come punto di partenza un qualsiasi altro oggetto.
Influenzato dalla gestualità caratteristica dell’espressionismo astratto, con un riferimento al barocco spagnolo, Otero è affascinato dalla materia e dai processi di produzione. L’artista ha messo a punto la sua tecnica attuale partendo dagli scarti dell’atelier e raschiando grumi di pittura dalle vecchie tele per creare nuove composizioni.
Il suo metodo parte dall’applicazione inversa di strati di vernice su di una lastra di vetro; una volta asciutto, questo agglomerato pittorico viene raschiato dalla superficie al fine di ottenere una “oil skin”, una pellicola materica da riposizionare su una nuova tela. L’artista si mette volutamente in disparte per lasciare spazio ad una procedura aleatoria che sfrutta al massimo la potenzialità dei materiali. Si tratta di un processo lento e meditativo, tradotto in un’esplosione di colori che mette in risalto l’andamento sinuoso dei drappeggi formati dall’accumulo di vernice.
Negli USA è considerato il nuovo Basquiat.
Il lavoro di Abelow è un’esplorazione disciplinata del senso della vita. In bilico tra il figurativo a l’astratto, le sue opere sono un esercizio autobiografico critico e referenziale filtrato attraverso l’ironia. La sua produzione coniuga la pittura e il disegno, vissuti come due discipline distinte, eppure strettamente correlate. Attraverso il colore e la rigida composizione geometrica, l’artista mette a punto un processo di autocostrizione. Le sue piccole tele, apparentemente spontanee, nascondono una costruzione metodica che segue delle regole schematiche, riguardanti le possibili combinazioni di colore, appuntate da Abelow su di un taccuino e poi riportate sul retro del dipinto. Questa impostazione diventa il punto di partenza imprescindibile per le sue opere, portate a termine lentamente in più passaggi scanditi da attese.
In antitesi a questa pratica rigorosa, l’autore si scatena attraverso i suoi disegni, da cui traspaiono semplicità e immediatezza. Sminuendo il ruolo dell’artista-genio, Abelow realizza scarabocchi impazziti di getto senza mai staccare la matita dal foglio. Dai suoi schizzi emerge un senso di libertà come si può intuire dal tono caustico delle rappresentazioni in cui spesso compare un personaggio beffardo e autobiografico.