Giovedì 29 novembre la Fondazione Marconi ospitare nei suoi spazi lo Studio Marconi ’65 con la mostra Multipli d’artista. Giorgio Marconi racconta di essersi occupato di edizioni d’artista fin dall’inizio della sua attività, a metà degli anni Sessanta. Quelli sono gli anni della Pop Art quando il concetto di unicità dell’opera d’arte, già messo in discussione precedentemente da Duchamp, Man Ray e i dadaisti, viene superato. Gli artisti cominciano quindi a creare diverse edizioni moltiplicate per un crescente interesse verso questo nuovo modo di fare arte, sia a livello culturale che commerciale: si cerca di ampliare il pubblico dei collezionisti moltiplicando l’oggetto e, di conseguenza, riducendone il prezzo.
Le edizioni diventano allora una componente importante dellʼespressione artistica perché permettono numerose possibilità di sperimentazione di materiali e l’invenzione di inedite soluzioni formali, ma soprattutto favoriscono una maggior diffusione delle idee, in anni in cui il bisogno di comunicare è molto forte.
La mostra, allestita nei due spazi di via Tadino, alla Fondazione Marconi e allo Studio Marconi ’65, documenta la trasformazione dello status dell’opera d’arte da oggetto unico a molteplice attraverso multipli di artisti che hanno lavorato con lo Studio Marconi. Sono esposte, tra le altre, le Cravatte (1967) realizzate in celluloide da Enrico Baj, nei cui multipli emerge ancora più forte il suo interesse artigiano nei confronti della materia, i suoi personaggi in plastica, la Maternità (1974) in meccano e L’uovo di Saffo (1999) una scatola di legno contenente un uovo di struzzo modificato e cinque frammenti poetici di Saffo liberamente trascritti da Alda Merini. Poi diversi multipli in legno di Mario Ceroli e Joe Tilson, i casellari e la Boite à malice (1980) di Lucio Del Pezzo, edizioni di Richard Hamilton come Guggenheim (1970), Cage (1972) di Bruno Di Bello, Sistema (1976) di Gianfranco Pardi, multipli in alluminio di Arnaldo Pomodoro. Ed ancora Louise Nevelson, a proposito della quale Giorgio Marconi racconta di essere stato lui a convincere l’artista americana a realizzare dei multipli perché lei non era d’accordo (aveva paura del prezzo basso) ma nel 1973 realizzarono Night Blossom e due anni dopo Winter Chord entrambi tirati in 100 esemplari ed esposti in mostra.
Poi la rosa impacchetata (1968) di Christo, multipli di Alik Cavaliere, di Hsiao Chin, i Papaveri (1988) di Gilardi, alcune serigrafie di Pistoletto, il multiplo in bronzo Passaggi segreti di Giuseppe Maraniello e il poema scritto a quattro mani e illustrato da Mimmo Paladino e Nanni Balestrini, contenuto in una valigia.
Per Man Ray “un’opera unica nasce da un desiderio, tutte le riproduzioni di un’originale invece da una necessità”. Infatti fu la forte richiesta di mercato e soprattutto la non reperibilità pratica delle sue opere a spingere l’artista a realizzare copie dei suoi oggetti unici: in mostra Indestructible Object e Indicateur, quegli oggetti che come scrisse l’artista stesso: “erano pensati per divertire, disorientare, infastidire, o far riflettere, e non per destare ammirazione”.
Dice Giorgio Marconi: “in questo momento di crisi economica il multiplo per il suo prezzo accessibile favorisce il collezionismo, senza spaventarlo come i prezzi milionari degli artisti dell’alta finanza. Quindi un’arte di qualità e accessibile”.
Fondazione Marconi Arte Moderna e Contemporanea
Via Tadino 15, 20124 Milano
T. 02 29419232 – F. 02 29417278
info@fondazionemarconi.org
www.fondazionemarconi.org
Inaugurazione: 29 novembre 2012 ore 18,30
Dal 30 novembre 2012 al 5 gennaio 2013
Da martedì a sabato: ore 10-13 e 15-19
Ingresso gratuito