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Cattelan è un fallito. Figuriamoci gli altri

Non abbiamo più dimensione oltre a quella dell’immagine, non abbiamo più immagine se non quella del riflesso. Condizionato. Esasperato. Egopass.

Gli artisti contemporanei non sono che contemporanei a se stessi perché non frequentano più il trapassato se non quando il trapassato è remoto e disciolto nell’acido pittorico di un presente che non diventa mai futuro ma specchio del ragno di una tela in cui si intrecciano non paure e rimorsi, ma ombre e dubbi di un mercato non più passionale ma contabile.

I nostri artisti sono dei Cattelan falliti, dei Cattelan format(o) tinello. Il Che: è un’altra cosa. Cattelan è un brillante fallito di successo: i suoi epigoni non hanno nemmeno capito che il successo di Cattelan è aver compreso che il successo è soltanto il participio passato del verbo succedere. Così sono trapassati: ma non dall’idea della morte dell’arte, ma dall’idea della vita di una idea. Ideal standard che vivono nella mente formalizzata dove non scorre più nemmeno colore. Tra le ombre di se stessi, inutili vuote proiezioni, hanno perso anche il timore della propria ombra. L’ombra non esiste più: esiste il riflesso. Mediatico, catodico, familiare, amicale. Al sangue nelle vene, abbiamo sostituito il plasma alle pareti. Monito( r)

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8 Commenti

  • Cattelan non ha epigoni.. è lui stesso un epigono! Un fallito di successo, non posso che essere d’accordo!

  • Gentile Cristina, studiare viene dal latino studere: nella prima eccezione significa “ingegnarsi di”, nella seconda “interessarsi di”.
    Io preferisco per natura e indole pindarica la seconda.
    Quanto al compiacimento non fa parte della mia indole e dei miei obiettivi: piuttosto che scrivere non credi sarebbe più semplice darsi all’onanismo? Meglio la maieutica. E suscitare delle risposte e delle opinioni pur diverse dalle mie e’ obiettivo non facile. Soprattutto di questi tempi (im) mediati.

    • Caro Gian Paolo, non intendevo assolutamente inceppare gli ingranaggi di uno studioso del latino (che sempre ha e avrà il mio rispetto), ma l’aver liquidato il Cattelan in così poche righe e con così poche argomentazioni come artista consapevolmente votato al fallimento giusto per dare una (ennesima) dimostrazione del perverso sistema dell’arte contemporanea, ovvero della fine del XX secolo, per me (e forse solo per me, a quanto pare) indica due possibilità: a) non aver capito del tutto Cattelan (e, quindi, i suoi eventuali epigoni, ammesso che esistano e, se si sostiene che esistono, sarebbe bene conoscerne le identità, attendo quindi ulteriori informazioni da Lei) e non mostrare di interessarsene; b) trastullarsi in un gioco (im)mediato che ha poco a che fare con la maieutica ma intende suscitare piuttosto qualche facile adesione acritica al proprio calembour (va così di moda dare addosso al nostro più conosciuto artista internazionale…) o di reazione un poco più meditata al Suo commento.
      E’ più interessante, a mio parere, cercare di capire perché Cattelan, anche se proprio non lo si sopporta, è comunque importante non solo in Italia ma anche e soprattutto all’estero (e non trattasi solo della trita favola del “mercato che tutto crea e tutto distrugge”, perché il lavoro del nostro ha ormai da tempo lasciato in ombra anche l’aspetto più spudoratamente economico) che livellare la sua parabola con poche frasi a effetto, metafore del livello medio (?) della nostra arte.
      In quanto all’invito all’onanismo (pratica sana, e financo intelligente, soprattutto in fase adolescenziale o in momenti della vita di particolare attività emotiva, ma che, chissà perché, è invito frequente da parte di chi non ha da replicare a tono con colpo di penna, e viene preferito al meno raffinato ma paritetico “vai a zappare la terra” – che implica, tutavia, quantomeno una maggior abilità pratica) lo lascio volentieri, ma solo in questo caso, a chi dimostra poco con la logica e molto con i giochi di parola.

      P.S. “Studére” indica qualcosa di più che “interesse” nei confronti di qualcosa (intellettuale o pratica), è “applicazione verso ciò che si intende perseguire attraverso la conoscenza (intellettuale o pratica)”.

      P.P.S. Pindaro avrebbe volentieri e con convinzione cantato di Cattelan, e con le migliori armi del suo immaginifico arco.

  • Santiddio, forse ho letto malamente. Ma il Cattelan è qualcosa di più di quello che è impostato qui sopra. Spero di condividerne una piccola parte presuntiva dall’estero nei prossimi giorni e su queste righe (in altro blog). Cosicché non si dica – per me che non ho mai amato davvero l’artista, ma che ne rispetto l’intenzione (cosa che nessuno gli attribuisce, se non pochi) – che fu meteora. Io mi compiaccio tanto di quel che scrivo, ma qui siamo oltre il compiacimento, temo. Il pindarico, poi, è solo di Pindaro. Studiare, please.

  • condivido lorenzo. veramente, geniale. il succo della question è che la gente sino ad ora si è occupata d’arte solo per diventare famosa. in qualche caso ci è pure riuscita.. l’arte è altrove…!

  • Caro Giacomo, su tutto Ti ringrazio per il commento.
    Non sono Bergonzoni e non credo che fuori dall’oralità Bergonzoni abbia la stessa potenza del Bergonzoni attore.
    Comunque non è un mio modello: non sono un cabarettista della parola, ma cerco di rendere musicalmente ascoltabili dei concetti altrimenti piuttosto complessi da spiegare.
    Io non amo la forma, preferisco la sostanza…
    Per il resto, in realtà, non è un insulto a Cattelan.
    Come non posso criticare Fabio Volo: se raggiungi milioni di persone non sei certo un cretino.

    @Lorenzo: Ti ringrazio. Non so se sia geniale, sono soltanto voli pindarici 🙂

  • Caro Serino,

    Bergonzoni lascialo fare a Bergonzoni…
    L’arte italiana al momento sta vivendo un momento di stanca? Passi,
    ma di grazia lascia stare Cattelan. Te prego.

    Care cose.

    Giacomo

  • Geniale!!:-)

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