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Dopo 11 anni torna sul mercato il “centesimo mole”

La sentenza del Tribunale di Roma (1278/13) ha decretato ieri che l’azienda Bolaffi, specializzata nel collezionismo numismatico e filatelico, detiene il legittimo possesso e la possibilità di commercializzare le monete con facciale da 1 centesimo coniate dall’Italia per errore con il diametro e l’immagine al dritto della moneta da 2 centesimi, la Mole antonelliana.

Nel 2002 l’azienda torinese aveva infatti annunciato l’acquisizione di sei esemplari dell’errore di conio rinvenuti in alcuni minikit distribuiti da banche e uffici postali nel periodo propedeutico all’introduzione dell’euro. La notizia aveva scatenato un caso mediatico e acceso l’interesse dei collezionisti. Subito dopo però le monete erano state sequestrate dalla GdF per indagini.

Dopo anni di contenzioso con il Museo della Zecca dell’Istituto poligrafico della Zecca di Stato che ne rivendicava il possesso, oggi l’azienda torinese può disporre legittimamente dei cent anomali, a tutti gli effetti tra le più rare monete in euro ora sul mercato, e annuncia la vendita all’asta di un esemplare il prossimo 23 maggio con una base di partenza di 2.500 euro.

Al momento gli esperti stimano un centinaio di monete in circolazione ma è plausibile pensare che dopo questa sentenza altre ne verranno alla luce: gli effetti della sentenza hanno effetto traslativo su tutti gli esemplari esistenti, che cautelativamente all’epoca non erano usciti sul mercato e di cui oggi è invece stata decretata la libera circolazione.

Giulio Filippo Bolaffi, amministratore delegato della Bolaffi S.p.A., dichiara: «Dopo 11 anni siamo tornati al punto di partenza, quindi si può riannunciare la scoperta di una importantissima rarità numismatica, che potrebbe con il tempo diventare quello che per i collezionisti è oggi rappresentato dal mitico “500 Lire Caravelle Bandiere rovesciate” che vale più di 20 mila euro. Il Centesimo Mole è la prima “moneta naturale” coniata in euro e proprio per la sua natura continentale, sarà di sicuro interesse non solo per i collezionisti italiani ma per tutto il mercato europeo».

Dal punto di vista collezionistico questa sentenza rappresenta un importante precedente: da questo momento si liberalizza il commercio dei cosiddetti errori di conio – naturalmente usciti in maniera legittima dalla Zecca come in questo caso – che possono ora essere considerati a tutti gli effetti oggetti da collezione senza possibilità di rivendicazioni.

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