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La geniale misoginia di Georg Baselitz

“Le donne non sanno dipingere molto bene, è un dato di fatto. Lo comprovano test di mercato, la prova del valore. Ci sono eccezioni, certo, come Agnes Martin o Paula Modersohn-Becker. Ma nessuna è Picasso, Modigliani o Gauguin. Nonostante le studentesse siano la maggioranza che frequenta le Accademie di Belle Arti”. Queste le dichiarazioni dell’artista Georg Baselitz  che hanno fatto indignare il mondo femminile e non solo. Queste parole sono state estratte da un’intervista a Der Spiegel che ha deciso di omaggiare il pittore che ha da poco compiuto 75 anni. Un grande artista, altamente riconoscibile grazie alle sue immagini capovolte e uno dei pittori viventi più apprezzati e amati nel mondo dell”arte contemporanea. Ma il suo giudizio sull’arte delle donne non è piaciuto. A nessuno.

La notizia ci ha spinto a fare una riflessione però. Baselitz ha dichiarato nell’intervista che ci sono delle artiste donna abbastanza brave, come Helen Frankenthaler, Cecily Brown e Rosemarie Trockel, ma nessuna, secondo lui, è diventata davvero famosa.

Nell’antichità solo donne come Sofonisba Anguissola e Artemisia Gentileschi erano riuscite a ricavarsi un posto nel mondo dell’arte che è stato per secoli dominato soltanto dagli uomini, ma c’era un motivo ben preciso.  Dal ‘500 al ‘600 le donne non poterono studiare ed erano costrette a dipingere solo determinati soggetti come nature morte, paesaggi o al massimo fare qualche ritratto. Questo purtroppo ha contribuito a far sì che le pittrici non sviluppassero una tecnica professionale come quella dei colleghi maschi. Le pittrici del rinascimento che potevano dedicarsi alla loro passione erano soltanto quelle di buona famiglia, coloro che avevano il permesso dei padri di seguire delle lezioni come allieve presso pittori già affermati. Dovevano essere accompagnate ovunque e alcune di loro cominciarono anche a vestirsi da uomini, come la Bonheur, per essere più comode nel dipingere ma soprattutto per avvicinarsi al sesso maschile, per essere più apprezzate.

Oppeneihm sosteneva che i problemi tra uomini e donne sarebbero cominciati perché il sesso maschile ha sempre rifiutato la propria parte femminile dentro di sé e che gli uomini quindi proiettando e vedendo nelle donne reali questo loro lato, le hanno sempre viste inferiori, da evitare e da esorcizzare per scacciare in realtà una parte di loro stessi considerata debole. Chissà cosa direbbe Baselitz al riguardo. Resta il fatto che l’artista ha continuato l’intervista -cercando di rimediare alle dichiarazioni precedenti- dicendo che “gli artisti maschi sfiorano spesso l’idiozia, mentre è importante per una donna non esserlo, se possibile, anche per il loro essere madri. Le donne sono più eccezionali nel campo della scienza”. Una frase alquanto ruffiana… Baselitz ha anche parlato della performer Marina Abramovic, definendola talentuosa ma anche “un “accessorio” inutile per la pittura, perché si tratta di una seduzione in grado di arrivare solo con l’interpretazione: nulla a che vedere con il “mestiere fisico” dell’arte, possibile per secoli solo agli uomini”. Insomma, definire la mentalità dell’artista in questione un po’ retrograda è dire poco. Il suo concetto di arte al femminile è rimasta davvero all’età rinascimentale. Ma siamo sicuri che non abbia proprio tutti i torti? Quante donne siamo in grado di citare veramente famose e talentuose nel mondo della pittura e che hanno lasciato un segno nella storia dell’arte? Quali nomi ci vengono in mente da equiparare ad artisti come Picasso, Modigliani o Gauguin? Non stiamo attaccando l’opinione di Baselitz soltanto perché antifemminista, ma a prescindere dalle sue reali motivazioni? Forse è giunto il momento, nel ventunesimo secolo, di imparare a guardare un’opera indipendentemente dalla sessualità di provenienza.

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