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Bob, lascia perdere…

Bob Dylan

Bob Dylan pittore non ci è piaciuto. Inutile girarci attorno. Ieri sera, 4 Febbraio 2013, si è tenuta l’inaugurazione della prima personale italiana di questo grande artista. E con la parola artista ci teniamo a precisare che intendiamo il Dylan cantante, che generazioni e generazioni hanno adorato nel vero senso della parola. Le sue canzoni sono odierne ancora oggi e ascoltate dai giovani come se fossero state appena composte. Dylan come grande cantautore del ventesimo secolo. Il menestrello, il racconta storie più bravo al mondo.

Tutto questo per dire, però, che se gli stessi quadri esposti a Palazzo Reale dal 5 Febbraio al 10 marzo 2013 fossero stati dipinti da un giovane artista sconosciuto, nessuno gli avrebbe dato importanza, anzi, molto probabilmente avrebbe ricevuto anche degli insulti. Ma se il nome non fosse stato “Bob Dylan”, infatti, questo evento non si sarebbe mai tenuto. Una vergogna insomma. Un’inaugurazione triste e desolata. Perché questa mostra? Oltretutto a ingresso gratuito. Perché proprio in una sede prestigiosa come Palazzo Reale? Siamo entrati nelle sale un po’ prevenuti, lo ammettiamo, ma stanza dopo stanza lo sconforto è aumentato anziché diminuire. Il finale, poi, con i paesaggi dipinti dal cantante, è stato quasi ributtante. Non vedevamo l’ora di uscire. E così abbiamo fatto.

Cartoline prive di ogni sensazione, piatte, tanto quanto i ritratti, incapaci di generare ogni tipo di emozione, riflessione e men che meno contemplazione. Solo in qualche quadro figurativo (degno delle più mediocri illustrazioni) abbiamo potuto riscontrare dei particolari che ci hanno fatto ricordare vagamente il significato della parola pittura. Ma talmente infinitesimali da far risultare la mostra comunque imbarazzante. E non avremmo mai pensato di associare queste parole a un grande come Dylan. Non gli bastava cantare, comporre musica? Se uno scopre un talento, perché si deve sforzare a cercare altri orizzonti? Perché siccome è Dylan nessuno si è permesso di dirgli che come pittore è un incapace. L’età gioca brutti scherzi, soprattutto se ci si rende conto che più in alto di così non si poteva arrivare, che la morte è più vicina e che non si ha più nulla da perdere. Ritirarsi dalle scene poi, per questi cantanti, è quasi impossibile. Giù dal palco si sentono nessuno, una nullità anche se magari hanno cambiato la storia della musica. Preferiscono ridicolizzarsi pur di restare sotto i riflettori.

Il titolo dell’evento è “New Orleans”. Immagini di una città pre-uragano. Istantanee di vita degli anni ’40 e ’50 che però non trasmettono niente. Ma perché non fare una collettiva di arte contemporanea di giovani artisti? Di emergenti? Perché non puntare sulla qualità? Si è trattato di una marchetta? A chi? Il testo critico è stato scritto da Francesco Bonami. Sarebbe stato bello poterlo incontrare per chiedergli spiegazioni ma non c’era. Così come Boeri, che si è intravisto alle ore 19,00 poi più niente. Dileguato. Forse per la vergogna. Una caduta di stile per Milano e per il Sindaco stesso che si rifarà certamente con altre mostre in programma nei prossimi mesi, per fortuna di tutto rispetto. (Leggi il nostro articolo sulle mostre in programma a Milano per il 2013 cliccando qui). Attendiamo fiduciosi e proveremo a fare finta che questa mostra non ci sia mai stata. Anche se sarà difficile dimenticare. Molto più facile scordarsi le cose belle piuttosto che quelle orribili… Purtroppo.

“Bob Dylan non è solo il “poeta della canzone” che tutti conoscono, ma è anche, da sempre, un artista visivo. A Palazzo Reale, prima assoluta in Italia, saranno esposti 22 dipinti della serie “New Orleans” realizzati recentemente dall’artista. Liberamente ispirati ad alcune fotografie, i dipinti in mostra alternano soggetti isolati a scene corali dove i personaggi vivono una tensione profonda, definendo un’atmosfera sospesa. L’ambientazione della nuova serie di dipinti dylaniani è la città di New Orleans, non quella di oggi, sopravvissuta alla devastante alluvione, ma quella impregnata della decadente eleganza degli anni ’40 e ’50. Il tempo si percepisce come rallentato e a questa sensazione contribuiscono i colori, applicati sulla tela in uno stile quasi cinematografico dove lo sguardo, come la lente di una cinepresa, prende la forma della registrazione piuttosto che del ricordo. Anche le emozioni sembrano intrappolate, in attesa di essere liberate dall’occhio dell’osservatore. La mostra è un’opportunità unica in Europa per scoprire Dylan come artista visivo dopo la sua prima personale del 2007 al Kunstsammlungen di Chemnitz, dove ha presentato acquarelli e gouaches frutto del suo diario di viaggio, e la mostra al National Museum a Copenhagen nel 2010, che ha ospitato la serie di dipinti intitolata “The Brazil”.”

Testo a cura di Francesco Bonami

 

Palazzo Reale
piazza Duomo, 12 Milano
Lunedì dalle 14.30 alle 19.30
Martedì, Mercoledì, Venerdì e Domenica dalle 9.30 alle 19.30
Giovedì e Sabato dalle 9.30 alle 22.30
Ultimo ingresso mezz’ora prima della chiusura.
Ingresso libero

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2 Commenti

  • Infatti, stiamo parlando di un musicista. Allora perché una mostra addirittura a Palazzo Reale?? E lo stesso vale per la mostra che è stata fatta, sempre a Palazzo Reale, di Dario Fo, un grande, sicuramente, ma come pittore un bel po’ meno, concordi? Allora perché una sede così prestigiosa per due non pittori? Espongono a Palazzo Reale? Allora noi li valutiamo come pittori…

    Dejanira Bada

  • Le opere di un Musicista non possono essere valutate come quelle di un Pittore. Dylan è stato un Musicista che ha dipinto alcuni quadri. Dalle foto la tecnica dell’olio su tela la sapeva usare come tutti i pittori di questo mondo. Come P.Klee sapeva suonare benissimo il clarinetto. Mi vengono in mente i quadri della scuola Romana degli ani 30 40, quindi realismo, scuola molto forte in America e in tutto il mondo.Il voto non è un voto ad un pittore ma ad un musicista.

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