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Sono sempre stato pazzo per Soutine

La stanza di Chaïm Soutine è la stanza più sorprendente alla mostra della collezione Netter  a Palazzo Reale di Milano, dove si possono vedere tra gli altri alcuni capolavori del periodo bianco di Maurice Utrillo e altri memorabili  e super  famosi ritratti di Modigliani.

Domenica mattina le sale erano stracolme di visitatori,  tutti con l’audioguida (è compresa nel prezzo di 11 eurini del biglietto di ingresso), dove la voce di Corrado Augias spiega la storia. Lentamente questo pubblico appassionato si aggirava per le sale, quando una signora al mio fianco -di fronte al quadro della scala rossa di Cagnes, evidentemente storta – dice alla sua amica : “qui deve aver bevuto un po’ troppo……”  e leggendo la spiegazione appesa alla parete della stanza, intrisa di retorica commovente, capisco che la signora poteva avere anche la sua ragione per dirlo.

L’eccesso di romanticismo nella vicenda, certamente per  molti  versi drammatica, ha imprigionato la lettura dell’opera di Soutine. Avverto la necessità di inserire il suo percorso in un’altra faccenda. Il suo ritmo cosmico è di gran lunga più grandioso dei suoi compagni di strada, tutto quello che può sembrare la rappresentazione di un mondo privato rientra in questo vortice visionario.

In realtà Soutine,  proprio in questo  suo modo intimo di rappresentare il mondo, risulta un ponte unico tra  Rembrandt  e de Kooning,  tra tradizione e futuro,  quindi tra una rilettura e una rivisitazione ad esempio nei grandi Buoi scuoiati o nella famosa Donna ai bordi della Senna  di Rembrandt e di Courbet  e un anticipo di tante cose che succederanno dopo di lui che in forma embrionale sembrano  essere  già  contenute nei  centimetri quadrati delle sue opere. Qualche anno fa una mostra intitolata The impact of Chaim Soutine presso la sede di Colonia della Galerie Gmurzynska poneva l’attenzione proprio su questo problema, cioè accostava Soutine a Bacon, a de Kooning, a Pollock e a Dubuffet cercando dei parallelismi alcune volte sorprendenti e dimostrando appunto come in quei frammenti di materia vibrante e di formidabile qualità fosse in qualche modo contenuto molto più futuro di quanto non ci appare nella mostra di Milano.

Del resto spesso gli artisti ci aiutano e ci insegnano qualcosa anche quando parlano. Infatti de Kooning aveva dichiarato: “ Sono sempre stato pazzo per Soutine,  per tutte le sue pitture.  Forse è stata l’esuberanza della pittura . Egli elabora una superficie che sembra un tessuto di materia, come una sostanza. C’è una specie di trasfigurazione, una certa carnosità nelle sue opere ……”

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