Mi trovo in Via della Spiga. Nel fulcro del quadrilatero milanese della moda, della mondanità, del lusso se vogliamo. Ma non sto facendo visita ad una delle maison dell’abbigliamento, bensì sto andando a trovare Michele Subert, proprietario dell’omonima e storica galleria d’arte antiquaria.
Al secondo piano di una palazzina anni ’50 mi aprono le porte i signori Subert. Ci salutiamo, presentiamo e per rompere il ghiaccio mi invitano a seguirli in cucina per bere un caffè con dei cioccolatini. A questo punto mi pongo la domanda se sto varcando la residenza o la “bottega” dei miei ospiti. La mia curiosità viene soddisfatta di lì a poco, infatti mi raccontano dell’idea, ben realizzata, di reinventare il classico spazio espositivo delle gallerie antiquarie proponendo un salotto dove incontrarsi respirando atmosfere d’altri tempi.
Vengo accompagnato a visitare le stanze espositive e sono colpito da almeno quattro elementi, il primo: l’atmosfera di cui ho già detto sopra, ambienti curati, accoglienti, molto bene illuminati. Il secondo: l’allestimento, il salotto si presenta abbastanza minimalista con un paio di raffinatissimi mobili intarsiati, un quadro ottocentesco ed alcuni oggetti. Le ante di armadi realizzati su misurasi -contenenti sculture, maioliche cinquecentesche, antichi strumenti tecnologici- si aprono con un sistema automatizzato. Il terzo: la passione e la sapienza con cui Michele Subert mi racconta i suoi oggetti. Il quarto: il concept dell’attività stessa sottolineato dalla partecipazione attiva e non estemporanea del gallerista che descrive con digressioni storiche, ponendo domande al fruitore, interagendo fattivamente con la persona che è già o forse diventerà suo cliente.
La chiacchierata prosegue nel salotto…
Secondo la sua esperienza e le testimonianze delle precedenti quattro generazioni della sua famiglia, come sono cambiati i gusti e le tendenze del collezionismo che si rivolge alla vostra galleria?
Sono cambiate molte cose, la mia famiglia aveva gallerie antiquarie in città e a Bellagio. I clienti erano musei, importanti collezionisti privati, ma anche la vicina di casa. I gusti e le tendenze erano e sono ancora eterogenee, il filo rosso della nostra attività è sempre stato che il cliente poteva trovare in noi la passione, tutto qui!
Con quale logica organizza gli acquisti per la sua galleria, quanto intuito e quanto su commissione?
Solo intuito, anche se difficilmente compriamo oggetti senza avere individuato un potenziale acquirente.
Quindi è una commistione simbiotica gallerista e cliente.
Interpretiamo il gusto dei clienti fornendo loro degli spunti estetici assolutamente credibili.
Status-cultura, da cosa si fa attrarre maggiormente il collezionista che si rivolge a voi?
Nella maggior parte dei casi registriamo individui che acquistano oggetti che difficilmente condividono con altri. Nel caso dei musei l’appeal è principalmente storico. In entrambi i casi da noi cercano la qualità, lo status è una condizione ricercata più in altri ambiti.
Quali secondo lei ?
Lo stimolo di comprare una scrivania intarsiata da un ebanista non è lo stesso di acquistare un dipinto di un pittore contemporaneo, magari ad un decimo del prezzo di quest’ultimo.
L’eterna diatriba valore-prezzo, dove sta secondo lei l’equilibrio?
Se di equilibrio si parla, penso che il mercato sia la bilancia, che piaccia o no.
Qual è la vendita più importante che ha realizzato?
Vorrei poterle dire il più bel Caravaggio mai ritrovato, ma non posso …
Mi sorride
Cosa la appassiona maggiormente?
Il mio lavoro tutto, ma in particolar modo le fasi di acquisto. Amo identificare il bello, condividerlo con il venditore e farlo mio.
Cosa intende per “condividerlo con il venditore”?
Non compro mai oggetti, dipinti brutti o privi di fascino, per cui vale la pena appassionarsi con il proprietario. Denigrare il prodotto che desideri fortemente è spesso controproducente, meglio condividerne la bellezza, aiuta a fare un buon acquisto!
Avrà quindi emozioni contrastanti durante la vendita.
Capita spesso di staccarsi malvolentieri da un oggetto per il quale si prova una emozione ma è parte fondamentale del lavoro, la gratitudine del cliente mi aiuta.
A quale fiera settoriale parteciperebbe?
Se non comportasse 11 mesi di lavoro l’anno, farei il Tefaf.
Quali programmi per il futuro
Continuare fare il mio lavoro e forse qualche sorpresa, la tengo informata!
La mia attenzione è improvvisamente catturata dalla luce riflessa di un museale Tabernacolo in galleria. Mi faccio raccontare la storia e Subert si appassiona ancora di più, mi dice che probabilmente l’oggetto farà parte del suo corredo funerario. Sorrido e gli chiedo il perché. L’antiquario mi introduce in un’affascinante conversazione legata alle notifiche dei beni culturali in Italia e le conseguenze sul mercato internazionale, vista la vastità di informazioni e l’importanza dell’argomento decidiamo di rivederci per approfondire.
Continua…
Ci salutiamo con i signori Subert ed Anna Orsi (PressArt, anna.orsi@pressart.eu) che ci ha accompagnato in questo salotto delle meraviglie che per lo meno ogni milanese dovrebbe visitare.